lunedì 9 marzo 2020

UNA MISTICA, NON IL MISTICISMO

Una mistica che porta alla trasformazione

Porsi davanti al mistero Dio, rendersi disponibili alla relazione, accogliere il suo amore, porta necessariamente all’impegno per la causa degli oppressi.

Senz’altro la mistica della passione può facilmente tramutarsi in una giustificazione della sofferenza, la mistica della croce può celebrare come virtù la rassegnazione al destino e sfociare in una malinconica apatia. Soffrire con il Crocifisso può anche condurre alla commiserazione di sé. In questi casi però la fede si dissocia dal Cristo sofferente, in quanto vede in lui soltanto uno dei modelli che rischiarano la nostra via dolorosa e lo comprende solo come esempio di rassegnazione, utile per insegnarci a sopportare un destino estraneo. Qui la sofferenza non viene ad assumere un significato particolare per l’integrazione del proprio soffrire. Non produce cambiamento alcuno, né nella sofferenza né nelle persone che soffrono. 
La chiesa ha gravemente abusato della teologia della croce e della mistica della sofferenza, soddisfacendo così gli interessi di coloro che furono la causa di tante pene”.
Jurgen Moltmann