Una
mistica che porta alla trasformazione
Porsi
davanti al mistero Dio, rendersi disponibili alla relazione,
accogliere il suo amore, porta necessariamente all’impegno per la
causa degli oppressi.
“Senz’altro
la mistica della passione può facilmente tramutarsi in una
giustificazione della sofferenza, la mistica della croce può
celebrare come virtù la rassegnazione al destino e sfociare in una
malinconica apatia. Soffrire con il Crocifisso può anche condurre
alla commiserazione di sé. In questi casi però la fede si dissocia
dal Cristo sofferente, in quanto vede in lui soltanto uno dei modelli
che rischiarano la nostra via dolorosa e lo comprende solo come
esempio di rassegnazione, utile per insegnarci a sopportare un
destino estraneo. Qui la sofferenza non viene ad assumere un
significato particolare per l’integrazione del proprio soffrire.
Non produce cambiamento alcuno, né nella sofferenza né nelle
persone che soffrono.
La chiesa ha gravemente abusato della teologia
della croce e della mistica della sofferenza, soddisfacendo così gli
interessi di coloro che furono la causa di tante pene”.