Voci di donne
Le testimonianze delle giovani musulmane: liberarsi delle barriere è possibile.

"La mia vicina di letto mi chiede gentilmente: 'Ho il cellulare scarico, potresti puntare la sveglia alle 7 che dovrei alzarmi per pregare?'. Lei è cristiana, io musulmana con il velo e così abbiamo superato tutte le barriere. Il mattino dopo sono stata io a svegliarla 'Stefi, svegliati! È ora di pregare!'. In quel momento ho compreso che il rispetto delle diversità religiose è possibile e ho imparato a conoscere le persone mostrando più pazienza", racconta Noura, una delle giovani partecipanti della Summer School 2019.
Oltre a Noura, anche altre ragazze incontrate durante queste intense giornate sottolineano più volte di sentirsi accettate "nonostante il velo". Asimmetria è la prima parola che viene in mente a un primo sguardo sui quaranta giovani, uomini e donne, cristiani e musulmani, che si muovono nello spazio della Scuola di Pace di Monte Sole. Infatti alle persone di fede musulmana, in Italia, non sono riconosciuti una serie di diritti, per diverse cause tra cui la mancata intesa con lo Stato, al cui raggiungimento diverse associazioni islamiche del territorio stanno lavorando da anni. Questo articolo tuttavia si focalizza solo sui partecipanti di fede islamica della Summer School e si propone di aprire uno spazio di riflessione sulle loro difficoltà e i loro bisogni, al fine di promuovere un nuovo modo di concepire l`altro e relazionarsi a lui. Ma chi sono i musulmani della Summer School? Sono per lo più giovani donne e giovani uomini nati da famiglie provenienti dal Nord Africa, in particolare Marocco, e in minor misura Egitto. Sono le cosiddette "seconde generazioni", espressione controversa perché, come osserva Ikram. "noi siamo la prima generazione di musulmani nata e cresciuta in Italia. Purtroppo, però, non siamo ancora riconosciuti Come italiani. Molti di noi non hanno ottenuto la cittadinanza, per esempio". Al di là delle questioni di natura giuridica, la mancanza di riconoscimento e accettazione riguarda la loro vita quotidiana. "Siamo sempre considerati stranieri, a volte le persone si stupiscono del nostro italiano perfetto" continua Ikram, che qualche anno fa ha deciso di indossare il velo, in arabo hijab.
Le "hijabi o muhajabat", come amano chiamarsi alcune di loro, raccontano di essere abituate agli sguardi ostili, alle domande invadenti, a scherni ed esclusione sociale e trovano a Monte Sole uno spazio non avverso, dove le persone domandano per il sincero desiderio di arricchirsi. Hanno imparato da bambine a rispondere a domande complesse, a gestire gli sguardi di sospetto e di diffidenza di insegnanti e compagni di classe. Diverse sono le strategie adottate per non essere schiacciate dal giudizio altrui, per creare spazi di comprensione dell'altro. I giovani uomini musulmani hanno l'occasione di approfondire i particolari problemi che le loro sorelle della stessa fede affrontano, in un mondo in cui la parità di genere non è ancora pienamente sviluppata. In un clima disteso in cui si sono sollevate questioni delicate e controverse, trovano un naturale spazio di approfondimento e dibattito, arricchito da chi vive problematiche simili in un altro quadro religioso.
"Questi quattro giorni hanno avuto come protagonisti noi, ragazzi e ragazze di una generazione che combatte quotidianamente a denti stretti contro ogni tipo di etichette e pregiudizi ed è stata una full immersion in un clima che si basava su principi in cui credo: la tolleranza, il dialogo e soprattutto l'ascolto" racconta Miriam, italiana, di madre tunisina e padre marocchino. I giovani della Summer School sono brillanti, curiosi, già impegnati sul territorio in varie attività di promozione di dialogo e di cittadinanza attiva.
VISIONI
Guardarsi negli occhi, abbracciarsi, scambiarsi racconti, riflessioni tra paure e speranze ci fa comprendere che i confini sono parole che usiamo per semplificare il mondo, ma che nella vita reale a volte creano barriere. Alla Summer School si mettono prepotentemente in discussione le convinzioni, la propria visione del mondo per scoprire un modo nuovo di relazionarci tra noi. Si comprende che liberarsi delle barriere è possibile. Si scopre una forma di pregiudizio che accumuna sia cristiani che musulmani, quella verso coloro che si rendono conto del proprio bisogno spirituale, che vivono la vita aspirando all'assoluto e cercando dentro di sé il senso profondo di ogni respiro. Si dice che siamo musulmani e cristiani, che apparteniamo a due differenti comunità che siamo soliti immaginare come dei recinti. Alla Summer School i recinti si aprono e le rispettive religioni sono vissute come dei diversi linguaggi spirituali, comprensibili senza troppo sforzo. La Summer School ha dato la possibilità di approfondire la conoscenza della propria fede e di aggiungere un tassello alla Costruzione di una maggiore consapevolezza spirituale. "È stata un`occasione per chiarire diversi concetti della mia religione a persone pronte ad ascoltare, a capire, a mettersi in gioco. Cosa purtroppo rara nella vita di routine nella quale diamo per assunte troppe cose, come l'instabilità. Una soluzione a questa instabilità può essere incontrare ciò che consideriamo distante anche se vicino, diverso anche se non lo è. Quella che ho vissuto la considero una soluzione perché ci propone una via di uscita, una porta aperta che deve continuare a essere tale. Ma una porta aperta permette il passaggio verso qualcosa, quindi un progredire verso il futuro e gli strumenti per combattere alcune di queste instabilità me li ha forniti la Summer School. Mangiare insieme, vivere insieme, imparare insieme e soprattutto pregare insieme ci ha permesso di abbattere tutte le barriere e ci ha donato la consapevolezza di essere in grado di fare di più, di meglio nelle nostre vite per combattere i pregiudizi, l'odio e la diffidenza" continua ancora Miriam.
I musulmani e le musulmane hanno avuto la possibilità di comprendere quanto sia importante il sostegno e la solidarietà dei cristiani. "Credo che le religioni dovrebbero spogliarsi dalle troppe definizioni e sovrastrutture e recuperare con umiltà il senso del mistero, dell`amore e della vita e, partendo da lì, cercare Dio, non per definirlo ma per viverlo nell`amore tra sorelle e fratelli credenti e non" commenta Miriam C ., di fede cristiana.
Per i musulmani e le musulmane, che vivono nella condizione di minoranza, di cui nei media si parla spesso in modo superficiale e fuorviante, non è così semplice. In primis, perché nei media l'islam, come religione, culto e mezzo per unirsi al divino, non è mai rappresentato. L'islam è spesso confuso con questioni di immigrazione, sicurezza nazionale e politica estera, di cui a sua volta si parla spesso in modo caotico. Questo genera convinzioni sulle persone di fede islamica, a cui spesso ci si relaziona con una punta di sospetto. In alcuni giovani e musulmani con background migratorio, la religione si lega di conseguenza a questioni di identità e viene vissuta come mezzo per affermare il sé nella sfera pubblica.
La potenzialità di questa giovane generazione di musulmani e musulmane è enorme, nella misura in cui si impegnano a promuovere una cultura del rispetto delle differenze e della cura dell'altro. Le difficoltà che affrontano molti di essi, li ha spinti a diventare cittadini e cittadine più consapevoli e li ha motivati a offrire il proprio contributo al miglioramento del bene comune. Sono obiettivi comuni alla gioventù cristiana presente alla Summer School, a cui brillano gli occhi per la curiosità, la sete di conoscenza, la voglia di cambiare il mondo insieme. Si torna a casa trasformati, pieni di speranza, con la certezza che si sono piantati semi di pace. Che prima o poi, con fatica, cura e costanza germoglieranno.
Credo che le religioni dovrebbero spogliarsi dalle troppe definizioni e sovrastrutture e recuperare con umiltà il senso del mistero dell'amore e della vita e partendo da lì cercare Dio non per definirlo ma per viverlo nell'amore tra sorelle e fratelli credenti e non. Maryam Rosanna Sirignano Confederazione Islamica Italiana
(Mosaico di pace, febbraio 2020)
Le testimonianze delle giovani musulmane: liberarsi delle barriere è possibile.

"La mia vicina di letto mi chiede gentilmente: 'Ho il cellulare scarico, potresti puntare la sveglia alle 7 che dovrei alzarmi per pregare?'. Lei è cristiana, io musulmana con il velo e così abbiamo superato tutte le barriere. Il mattino dopo sono stata io a svegliarla 'Stefi, svegliati! È ora di pregare!'. In quel momento ho compreso che il rispetto delle diversità religiose è possibile e ho imparato a conoscere le persone mostrando più pazienza", racconta Noura, una delle giovani partecipanti della Summer School 2019.
Camminano spesso insieme le giovani donne musulmane che su jeans e camicie o abiti lunghi abbinano di diversi colori e materiali, avvolti intorno alla testa grazie a fasce e spilli. Durante i pranzi e le cene si siedono spesso allo stesso tavolo, talvolta con le altre giovani donne cristiane. Chiacchierano amabilmente di sogni, delusioni, paure e speranze, cogliendo l`occasione di confronto e incontro, non scontati nella vita quotidiana,. dove si è spesso soli. È in camera da letto prima di andare a dormire, sul prato scattando un selfie, al bar davanti a un caffè che si condensa il senso e l`importanza dell'articolato e denso programma didattico della Summer School.
ASIMMETRIE
Le "hijabi o muhajabat", come amano chiamarsi alcune di loro, raccontano di essere abituate agli sguardi ostili, alle domande invadenti, a scherni ed esclusione sociale e trovano a Monte Sole uno spazio non avverso, dove le persone domandano per il sincero desiderio di arricchirsi. Hanno imparato da bambine a rispondere a domande complesse, a gestire gli sguardi di sospetto e di diffidenza di insegnanti e compagni di classe. Diverse sono le strategie adottate per non essere schiacciate dal giudizio altrui, per creare spazi di comprensione dell'altro. I giovani uomini musulmani hanno l'occasione di approfondire i particolari problemi che le loro sorelle della stessa fede affrontano, in un mondo in cui la parità di genere non è ancora pienamente sviluppata. In un clima disteso in cui si sono sollevate questioni delicate e controverse, trovano un naturale spazio di approfondimento e dibattito, arricchito da chi vive problematiche simili in un altro quadro religioso.
"Questi quattro giorni hanno avuto come protagonisti noi, ragazzi e ragazze di una generazione che combatte quotidianamente a denti stretti contro ogni tipo di etichette e pregiudizi ed è stata una full immersion in un clima che si basava su principi in cui credo: la tolleranza, il dialogo e soprattutto l'ascolto" racconta Miriam, italiana, di madre tunisina e padre marocchino. I giovani della Summer School sono brillanti, curiosi, già impegnati sul territorio in varie attività di promozione di dialogo e di cittadinanza attiva.
VISIONI
Guardarsi negli occhi, abbracciarsi, scambiarsi racconti, riflessioni tra paure e speranze ci fa comprendere che i confini sono parole che usiamo per semplificare il mondo, ma che nella vita reale a volte creano barriere. Alla Summer School si mettono prepotentemente in discussione le convinzioni, la propria visione del mondo per scoprire un modo nuovo di relazionarci tra noi. Si comprende che liberarsi delle barriere è possibile. Si scopre una forma di pregiudizio che accumuna sia cristiani che musulmani, quella verso coloro che si rendono conto del proprio bisogno spirituale, che vivono la vita aspirando all'assoluto e cercando dentro di sé il senso profondo di ogni respiro. Si dice che siamo musulmani e cristiani, che apparteniamo a due differenti comunità che siamo soliti immaginare come dei recinti. Alla Summer School i recinti si aprono e le rispettive religioni sono vissute come dei diversi linguaggi spirituali, comprensibili senza troppo sforzo. La Summer School ha dato la possibilità di approfondire la conoscenza della propria fede e di aggiungere un tassello alla Costruzione di una maggiore consapevolezza spirituale. "È stata un`occasione per chiarire diversi concetti della mia religione a persone pronte ad ascoltare, a capire, a mettersi in gioco. Cosa purtroppo rara nella vita di routine nella quale diamo per assunte troppe cose, come l'instabilità. Una soluzione a questa instabilità può essere incontrare ciò che consideriamo distante anche se vicino, diverso anche se non lo è. Quella che ho vissuto la considero una soluzione perché ci propone una via di uscita, una porta aperta che deve continuare a essere tale. Ma una porta aperta permette il passaggio verso qualcosa, quindi un progredire verso il futuro e gli strumenti per combattere alcune di queste instabilità me li ha forniti la Summer School. Mangiare insieme, vivere insieme, imparare insieme e soprattutto pregare insieme ci ha permesso di abbattere tutte le barriere e ci ha donato la consapevolezza di essere in grado di fare di più, di meglio nelle nostre vite per combattere i pregiudizi, l'odio e la diffidenza" continua ancora Miriam.
I musulmani e le musulmane hanno avuto la possibilità di comprendere quanto sia importante il sostegno e la solidarietà dei cristiani. "Credo che le religioni dovrebbero spogliarsi dalle troppe definizioni e sovrastrutture e recuperare con umiltà il senso del mistero, dell`amore e della vita e, partendo da lì, cercare Dio, non per definirlo ma per viverlo nell`amore tra sorelle e fratelli credenti e non" commenta Miriam C ., di fede cristiana.
Per i musulmani e le musulmane, che vivono nella condizione di minoranza, di cui nei media si parla spesso in modo superficiale e fuorviante, non è così semplice. In primis, perché nei media l'islam, come religione, culto e mezzo per unirsi al divino, non è mai rappresentato. L'islam è spesso confuso con questioni di immigrazione, sicurezza nazionale e politica estera, di cui a sua volta si parla spesso in modo caotico. Questo genera convinzioni sulle persone di fede islamica, a cui spesso ci si relaziona con una punta di sospetto. In alcuni giovani e musulmani con background migratorio, la religione si lega di conseguenza a questioni di identità e viene vissuta come mezzo per affermare il sé nella sfera pubblica.
La potenzialità di questa giovane generazione di musulmani e musulmane è enorme, nella misura in cui si impegnano a promuovere una cultura del rispetto delle differenze e della cura dell'altro. Le difficoltà che affrontano molti di essi, li ha spinti a diventare cittadini e cittadine più consapevoli e li ha motivati a offrire il proprio contributo al miglioramento del bene comune. Sono obiettivi comuni alla gioventù cristiana presente alla Summer School, a cui brillano gli occhi per la curiosità, la sete di conoscenza, la voglia di cambiare il mondo insieme. Si torna a casa trasformati, pieni di speranza, con la certezza che si sono piantati semi di pace. Che prima o poi, con fatica, cura e costanza germoglieranno.
Credo che le religioni dovrebbero spogliarsi dalle troppe definizioni e sovrastrutture e recuperare con umiltà il senso del mistero dell'amore e della vita e partendo da lì cercare Dio non per definirlo ma per viverlo nell'amore tra sorelle e fratelli credenti e non. Maryam Rosanna Sirignano Confederazione Islamica Italiana
(Mosaico di pace, febbraio 2020)