martedì 7 aprile 2020

ALLA RISCOPERTA DELLA PREGHIERA ADULTA

Pregare non cambia Dio, cambia noi

José María Marín

Scrivo queste riflessioni, se possibile, come alternativa ad “altre” che proliferano in questi giorni sui social network, odorano poco di Vangelo e non hanno nulla a che fare con una fede incarnata e una Chiesa in uscita. Serve a qualcosa pregare contro il coronavirus? Servono a qualcosa tante messe e rosari? Quale idea presentano dei credenti (e dei preti) come di un “esercito nascosto”, mentre altri corrono il rischio di contagio e rischiano la vita cercando di curare e salvare i malati? Nessuno si scandalizzi, sono solo alcune domande!
 

Scrivo questa riflessione con la mascherina, nel “Maset de Frater”, una residenza per persone con gravi disabilità, dove le 45 persone che condividono queste strutture sono tutte “ad alto rischio”; vale a dire, candidate a morire se arrivano a contagiarsi. Un centro, fino ad oggi, aperto e dinamico. Ora isolato, come ogni casa in questo paese. In questi giorni l’angoscia, la paura e lo sconcerto sono tanti altri “virus” che intimidiscono e indeboliscono il nostro spirito e la nostra speranza. Affrontiamo il virus insieme, utenti e lavoratori e pochi altri. 

Tra di noi la minaccia della malattia e della morte non sono nuove, forse solo un pò più opprimenti. Abbiamo imparato a convivere quotidianamente con la fragilità corporea e con la morte, contiamo sulla sua compagnia e l’abbiamo sottomessa con entusiasmo e forza, con risorse, con professionalità, sedotti dal fascino della vita oltre i limiti e le pietre che troviamo sulla strada..........

Da molti anni abbiamo abbandonato l’idea di essere persone “assistite” o “dipendenti”, per agire come protagonisti attivi, generatori di progresso e di valori nella nostra società, ognuno secondo le proprie capacità. Abbiamo vissuto a lungo come persone senza etichette; uguali e diseguali, come fratelli e senza paternalismi.

Ora che la “fragilità”, l’angoscia e lo sconcerto sembrano minacciare tutti, arrivo ad apprezzare il bisogno di stare da solo con il Signore e a tacere per cercarlo nelle profondità del nostro essere. Provo a dare alcuni suggerimenti per la preghiera in questi giorni.

Pregare non cambia la volontà di Dio
Pregare ci aiuta a interiorizzare qualcosa di molto importante, che la teologia cristiana ha gradualmente conquistato e che ci costa ancora accettare: Dio non cambia. È sempre lo stesso. Dio è amore e quindi ci ama sempre, adesso e in periodi di maggiore salute, adesso e in tempi di maggiore serenità. Se non amasse più un solo momento, non sarebbe più Dio. Se non amasse tutti allo stesso modo, non avrebbe nulla di divino da apportare all’umanità. E questa è la sua volontà: amarci come lui, Dio, ci ama. 
È importante pregare e crescere molto nella consapevolezza che la nostra intera esistenza è avvolta in ogni circostanza dalla sua presenza amorevole.

Pregare, in questo senso, ci aiuterà a superare una religiosità satura di parole e atteggiamenti, contraddittori e arbitrari, alla ricerca di un Dio accondiscendente, magico e ancestrale, difficile da accettare tra persone adulte nel XXI secolo. Serve effettivamente, e tanto, pregare il Dio Amico della vita, che ha rinunciato alla condizione divina per diventare uguale a noi (Fil 2, 6-11) e condividere l’esistenza umana senza privilegi, naturali o soprannaturali, allo scoperto, per strada, come uno dei tanti......
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Pregare trasforma le persone e la società

L'incontro intimo e quotidiano con il Dio di Gesù - che possiamo chiamare in molti modi: padre, madre, amico (Gv 15,13), fratello, forza vivificante - ci aiuterà a rasserenare la nostra interiorità e a mettere in moto le migliori risorse che abbiamo come esseri umani per affrontare le sfide della vita, adesso in tempi di angoscia e sconcerto e domani quando uscirà la luce. In circostanze avverse come questa, “entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6). Pregare ti darà realmente luce e pace per superare la paura e per diventare testimone della sua presenza incoraggiante, ti darà forza e ti aiuterà a conoscerti di più e meglio.

Pregare - o, ed è lo stesso, rafforzare il nostro rapporto con Dio - ci porta a maturare la nostra fede, in dialogo con il nostro tempo e la nostra cultura. Condividere lo sconcerto di tutti - credenti e non credenti - contribuisce a cambiare il nostro linguaggio e la nostra spiritualità. A chiedere quello che si può chiedere, “senza tentare Dio” con richieste infantili ed egoistiche che giustificano le disparità.

Gesù ha avuto l’opportunità di spiegare: cosa chiedere a Dio Padre? E lo ha fatto con sorprendente saggezza: “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!” (Lc 11, 11-13).

È vero: i “genitori” di questa terra, anche senza essere perfetti (“cattivi”, dice il testo), quando un figlio chiede loro del pane, glielo danno - se ce l’hanno - e non gli danno una pietra. Se un figlio chiede un uovo, glielo danno e non gli danno uno scorpione.

Bella immagine: una famiglia universale che stabilisce relazioni di aiuto e di solidarietà tra i suoi membri. Gesù avverte: i “genitori”, vale a dire quelli che hanno “autorità” (governi, scienziati, educatori e leader religiosi ...), anche con tutti i propri limiti, devono ascoltare le richieste della loro gente e prendersi cura con maggiore determinazione dei più piccoli e vulnerabili. Dobbiamo quindi chiedere loro pane, alloggio e lavoro per tutti, nonché assistenza sanitaria e medicine.

Di conseguenza, a Dio, l’amore senza limiti (“Padre celeste”, dice il testo), noi credenti possiamo chiedere lo Spirito Santo. Ce lo ha dato una volta per tutte e “guarirà i nostri cuori”, in modo che ci amiamo come Lui ci ama: senza distinzione, sempre e ovunque, e con generosità.

Pregare, come credenti adulti, riempirà la nostra esistenza con il profondo desiderio di mettere le nostre vite al servizio di una famiglia umana, universale e fraterna. Chiedere a Dio ciò che solo Lui può darci, ci trasformerà gradualmente in suoi autentici collaboratori (sacerdoti, profeti e re) nella costruzione di una nuova umanità, liberata dal peccato (l’egoismo e l’orgoglio), senza persone e paesi “scartati” dallo sviluppo. Cosa dovrebbero chiedere agli uomini e a Dio milioni di indiani e africani che affrontano il virus, nudi, senza nulla?
Se chiediamo a Dio “il pane, il pesce o l’uovo”, questo è motivo di confusione. Chiedergli lo Spirito di Gesù aumenta il nostro coraggio e la nostra determinazione (1 Tm 1,7) per abbandonare l’individualismo e mettere il nostro essere a disposizione degli altri senza paura e senza desiderio di protagonismo.

Riconoscenti e più giusti

Avvicinarci a Dio ci farà scoprire che in questo momento di oscurità ci sono anche molti spazi in cui entra la luce e illumina tutto. Guardate e vedete quanto è buono il Signore: vi sembra poco che sul pianeta ha fatto irruzione la convinzione che tutti siamo una famiglia e che da questa situazione usciremo insieme o non ne usciremo? Vi sembra poco che stiamo ringraziando per il lavoro degli altri, la sanità pubblica e le immense risorse che abbiamo? Vi sembra poco che stia diventando visibile la Chiesa samaritana che accoglie i senzatetto e coloro che sono “senza cibo nella dispensa”, curando e prendendosi cura degli anziani e dei malati in molte delle istituzioni ecclesiali che ogni giorno si dedicano a questo?

Osservare e ringraziare, servire e aspettare sarà il frutto di un vero incontro con il Signore. Inginocchiàti, come Gesù, solo ai piedi dei poveri. Ne usciremo riconoscenti, più liberi, meno esigenti.
La preghiera aiuterà molto perché quest’unità di fronte al virus che stiamo vivendo, che stiamo vivendo in questi giorni, in futuro sia “l’ordinario”; frutto non della paura, ma della libertà e della saggezza. E diamo amore alla vita e alla giustizia, che condividiamo con Dio stesso.
Con lo Spirito di Gesù nel cuore e nell’intimità, continueremo a “trasformarci” come esseri umani, lasciandoci alle spalle i resti di altre fasi dell'evoluzione, più primitive, selvagge e disumane. Tacere per ascoltare Dio, ci farà uscire da quest’angoscia.

Articolo pubblicato il 06.04.2020 in Religión Digital (www.religiondigital.com)

Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI