Il dramma dei contagi tra i senzatetto "Nei dormitori non c'è più sicurezza"
Le cooperative scrivono al prefetto e alla sindaca: "Con il personale malato, rischiamo di dover chiudere"
Bernardo Basilici Menini
Le
case di ospitalità notturna non sono più in grado di poter garantire la
sicurezza e la salute degli ospiti e degli operatori». Ecco un
passaggio della lettere mandata dai presidenti di Confcooperative
Piemonte e Legacoop Piemonte, Gianni Gallo e Giancarlo Gonnella, al
governatore Cirio, alla sindaca Appendino e al prefetto Palomba.
Parlano
dei dormitori per i senza fissa dimora e il testo che hanno inviato
sembra una corrispondenza dal fronte. «Diverse persone accolte sono
state dichiarate positive ai test Covid-19 e diversi operatori sono
ammalati e in cura» spiegano. La situazione è così grave che parlano di
focolai dentro le strutture. Gallo racconta una «situazione esplosiva.
In tanti hanno preso il virus e le complicazioni sono arrivate a catena.
E poi c'è paura, con il risultato che diverse persone si sono rifiutate
di uscire dai dormitori». Le ragioni del problema sono facili da
immaginare. Parliamo di ambienti dove le persone non riescono a
mantenere le distanze malgrado i letti siano separati, dove la capacità
di rispettare le regole è ancora più bassa del normale. E poi gli ospiti
non hanno nessuna possibilità di chiudersi in una casa per una
possibile quarantena.Così, se il virus è arrivato da fuori, ha
cominciato a diffondersi dentro. E alla fine sono rimasti contagiati
anche gli operatori «con il risultato che sarà sempre più difficile
tenere aperte le strutture, perché chi dovrebbe farlo sarà in
quarantena» continua Gallo. La situazione sarebbe simile in quasi tutti i
dormitori della città.
Ma in alcuni le cose vanno peggio che in altre.
Per esempio, dalle parti di via Reiss Romoli, dove sono già impegnati
Protezione civile, Cri e polizia municipale.
Cinzia Policastro,
presidente della cooperativa che lo gestisce, è preoccupata. «Quattro
ospiti sono già in ospedale. Altri tre sono in attesa di tampone, ma
immaginiamo già di sapere quale sarà l'esito» spiega. La struttura è
arrivata al capolinea: «Delle nove persone che ci lavoravano, sette
erano già ferme tra positivi e precauzioni. Dopo stanotte (ieri, ndr)
credo arriveremo a zero». Eppure le precauzioni vengono prese:
mascherine, guanti, pulizia, febbre che viene misurata a tutti ogni
sera. «Ma non siamo una struttura sanitaria. Non abbiamo i mezzi per
gestirla» .
Domani il vertice tra Unità di crisi, Prefettura e Comune,
coordinato dall'ex pm Antonio Rinaudo. L'obiettivo è quello di trovare
strutture idonee per ospitare i senza dimora, e i contatti sono in
corso. «Bisogna sottoporre al tampone tutti gli operatori e gli ospiti,
immediatamente - commenta il consigliere regionale di Leu, Marco
Grimaldi - E occorre, subito, trovare sistemazioni idonee».
La Stampa 5/4