mercoledì 8 aprile 2020

LA MERAVIGLIA


EDUCARCI ALLA MERAVIGLIA (4 aprile)
Un caro saluto a tutti e tutte voi questa sera vorrei parlare di una opportunità che questi giorni casalinghi ci offrono. L'opportunità di convertirci alla meraviglia della riscoperta del creato.
Quando il mattino esco per comprare il giornale e deporre la spazzatura attenendomi a tutte le regole, incontro subito nel cortile una magnifica pianta di rose e poi delle margherite gialle, forse l’echinacea, che hanno già aperto la loro corona ai raggi del primo sole. Davvero mi da un aumento dei palpiti cardiaci. Tutto intorno è un fiore. Mi manca il vocabolario botanico, ma vi assicuro che ho occhi per vedere e al rientro, dalla finestra della camera noto le foglioline che salutano il nuovo giorno. A sera mi gusto il coro degli uccelli. Ho sempre pensato che, come insegna la tradizione coranica, dicano i loro salmi di lode per invitare noi umani a non dimenticare Dio.
Tutto è per me invito alla meraviglia e questi giorni mi hanno rimesso al centro questo evento della fede. Più leggo i libri della fisica quantistica, della genesi dell'universo, della materia, delle nuove teorie e scoperte sul farsi dell’universo e più il mio cuore va al primo soffio dell'universo al primo anello della vita. La scienza è per me l'anticamera del mistero. Questi giorni casalinghi si sono fatti proprio un dono, se lo vogliamo accogliere per reimparare la lentezza, le fermate, per fare occhi nuovi e più attenti. Ma io, guardando alla mia vita, sono sicuro che in me c'è ancora un’immensa disattenzione alle meraviglie di Dio, una maldestra fretta, la ossessione di troppe cose. Vedo la esigenza di una mia personale conversione.
Ricordo un racconto che lessi nelle pagine del teologo ebraico Kushner. E' la storia del cerchio. Questo cerchio era abituato ad andare veloce per ogni strada del mondo, una velocità crescente: la ruota girava bene, tutto era eccitazione, non c'era vento contrario che fermasse la velocità, ma ad un certo punto a questo cerchio si rompe un pezzo ed allora tutto e cresce nella velocità. A Lui, diventato nel racconto l’immagine di un personaggio cosciente, sembra che tutto il panorama cambi. Nel suo giro si accorge di qualcosa che prima per lui non era mai esistito, la carezza dell’aria, il soffio leggero, il profumo dei fiori, le meraviglie dei sentieri. Tutto per lui rinasce in un sentimento di novità. Cambia il paesaggio... 
La storia del cerchio è un po’ la storia di ciascuno/a di noi. Per ritornare a benedire il paesaggio, a dire grazie, bisogna rallentare. Il pezzo mancante diventa la nostra fortuna perché ci aiuta a vedere, ad adorare, a convertirci alla meraviglia.
Nella nostra educazione cristiana è comparsa molto presto una deviazione: anziché sollecitarci a vedere i miracoli nel quotidiano, ci sono state proposte, per attirare la nostra attenzione, degli avvenimenti spettacolari e magici.
In tutta la nostra esperienza degli anni passati siamo stati educati al magico: le stigmate di Padre Pio, il miracolo di Bolsena dove il prete quasi incredulo vede tra le sue mani il sangue uscire dall'ostia, le apparizioni, gli angeli che trasportano la casa di Maria, guarigioni strepitose. Ogni santuario conserva un luogo in cui ci sono i quadri dei miracoli: uno che si butta dal sesto piano e al terzo trova l’angelo custode che lo raccoglie in un lenzuolo, l'altro esce indenne e sorridente dalle rotaie del treno in corsa: Di santa Lucia si conservano 4 occhi e 3 gambe, nei pressi di Ancona ci sono i pannolini con cui Giuseppe fasciava Gesù... e non parliamo poi della Sindone, del latte di Maria vergine, del sangue di San Gennaro...
Siamo stati abituati e depistati. La scoperta della presenza di Dio, una presenza di fede è stata deviata attraverso la straordinarietà ,l’eccezionalità, il miracolismo.
Su questo punto la prospettiva della nostra fede ha bisogno di una conversione: quella che ci suggerisce il Salmo 8: “Se guardo il cielo... quanto è grande il tuo nome”.
Se davvero guardiamo il cielo e guardiamo la terra viviamo immersi nei doni, camminiamo tra i miracoli e non ce ne accorgiamo. La vita è questo dono di cui meravigliarsi ogni giorno: mani che toccano, occhi che vedono, la meraviglia che ci invita alla responsabilità di custodi del creato.
Ma noi diamo per scontato quasi tutto,
la nascita di una bambina di un bimbo è più meraviglioso della esistenza di una galassia. E poi ancora la meraviglia dell'incontro con le persone. C'è nel mondo un abisso di male ma ci sono oceani di bontà. Lo vediamo oggi molto presente in questa situazione in cui molti professionisti e volontari rischiano la loro vita per salvare quella degli altri.
Sono le persone semplici lo spazio della meraviglia. Quanto bene vediamo, quanto bene riceviamo, quanto bene esperimentiamo. Davanti ad ogni persona dobbiamo aprire gli occhi della meraviglia.
Quanto è grande la vita di un uomo e di una donna, di quegli uomini e quelle donne che la nostra storia considera anonimi. Ancora... davanti all'altro, all'altro che ha una fede, diversa una pelle diversa, una cultura diversa, noi siamo stati abituati a conquistare a convertire. Non abbiamo sostanzialmente mai conosciuto l'altro da noi. Abbiamo sempre pensato ti convertirlo, di conquistarlo, di farlo entrare nel circolo della nostra cultura. Così ci siamo privati della meraviglia che si esperimenta davvero l'alterità dell'altro.
Stasera nelle nostre case leggiamo Matteo 8,5-13. Gesù incontra il centurione a Cafarnao e ascoltando le sue sofferenze, le sue richieste, il maestro di Nazareth deve dire: “ “Non ho mai trovato tanta fede in Israele.... verranno da oriente a occidente e siederanno tra i figli di Abramo e di Giacobbe”.
Gesù è un vero educatore alla meraviglia dell'altro, l'altro è ciò che io ancora non ho vissuto, è una parte della meraviglia della presenza di Dio che io devo ancora imparare a vedere, l'altro è la nostra salvezza.
Auguro a me, a voi in questa serata di educarci alla meraviglia e se questa scuola la possiamo frequentare in modo molto intimo, c'è un libro della Bibbia che è fatto per educarci alla meraviglia ed è il libro dei Salmi. In queste preghiere che vengono da tutte le situazioni della vita ci accorgiamo che c’è l'esplosione del dolore, la meraviglia e l'incanto, la pace, la depressione, ma alla fine sempre si ritorna al Dio della vita alla fonte, al sospiro che ci fa vivere.
Ringrazio Dio della lezione che ci ha dato attraverso Gesù. Come Gesù possiamo guardare a lui sempre con meraviglia.
Le sue opere nel mondo parlano ai nostri cuori se sono aperti. Lasciamolo entrare ricordandoci che Dio non sfonda delle porte. Bisogna che le apriamo, ma attraverso ogni porta aperta egli può entrare e cambiare il nostro sguardo sulla vita riempirci il cuore di gioia e di meraviglia: la forza per vivere per combattere, per progettare un mondo fatto di dignità, di felicità di uguaglianza. Senza la meraviglia che deriva da quel Dio che apre gli occhi e tocca il cuore, la vita può diventare un deserto
buonanotte a tutti voi.
Franco Barbero
( Trasposizione della conversazione orale del 4 aprile a cura di Franca Gonella e Fiorentina Charrier)