Un
caro saluto a tutti e tutte voi questa sera vorrei parlare di una
opportunità che questi giorni casalinghi ci offrono. L'opportunità
di convertirci alla meraviglia della riscoperta del creato.
Quando
il mattino esco per comprare il giornale e deporre la spazzatura
attenendomi a tutte le regole, incontro subito nel cortile una
magnifica pianta di rose e poi delle margherite gialle, forse
l’echinacea, che hanno già aperto la loro corona ai raggi del
primo sole. Davvero mi da un aumento dei palpiti cardiaci. Tutto
intorno è un fiore. Mi manca il vocabolario botanico, ma vi
assicuro che ho occhi per vedere e al rientro, dalla finestra della
camera noto le foglioline che salutano il nuovo giorno. A sera mi
gusto il coro degli uccelli. Ho sempre pensato che, come insegna la
tradizione coranica, dicano i loro salmi di lode per invitare noi
umani a non dimenticare Dio.
Tutto
è per me invito alla meraviglia e questi giorni mi hanno rimesso al
centro questo evento della fede. Più leggo i libri della fisica
quantistica, della genesi dell'universo, della materia, delle nuove
teorie e scoperte sul farsi dell’universo e più il mio cuore va al
primo soffio dell'universo al primo anello della vita. La scienza è
per me l'anticamera del mistero. Questi giorni casalinghi si sono
fatti proprio un dono, se lo vogliamo accogliere per reimparare la
lentezza, le fermate, per fare occhi nuovi e più attenti. Ma io,
guardando alla mia vita, sono sicuro che in me c'è ancora un’immensa
disattenzione alle meraviglie di Dio, una maldestra fretta, la
ossessione di troppe cose. Vedo la esigenza di una mia personale
conversione.
Ricordo
un racconto che lessi nelle pagine del teologo ebraico Kushner. E'
la storia del cerchio. Questo cerchio era abituato ad andare veloce
per ogni strada del mondo, una velocità crescente: la ruota girava
bene, tutto era eccitazione, non c'era vento contrario che fermasse
la velocità, ma ad un certo punto a questo cerchio si rompe un
pezzo ed allora tutto e cresce nella velocità. A Lui, diventato nel
racconto l’immagine di un personaggio cosciente, sembra che tutto
il panorama cambi. Nel suo giro si accorge di qualcosa che prima per
lui non era mai esistito, la carezza dell’aria, il soffio leggero,
il profumo dei fiori, le meraviglie dei sentieri. Tutto per lui
rinasce in un sentimento di novità. Cambia il paesaggio...
La storia
del cerchio è un po’ la storia di ciascuno/a di noi. Per
ritornare a benedire il paesaggio, a dire grazie, bisogna rallentare.
Il pezzo mancante diventa la nostra fortuna perché ci aiuta a
vedere, ad adorare, a convertirci alla meraviglia.
Nella
nostra educazione cristiana è comparsa molto presto una deviazione:
anziché sollecitarci a vedere i miracoli nel quotidiano, ci sono
state proposte, per attirare la nostra attenzione, degli avvenimenti
spettacolari e magici.
In
tutta la nostra esperienza degli anni passati siamo stati educati al
magico: le stigmate di Padre Pio, il miracolo di Bolsena dove il
prete quasi incredulo vede tra le sue mani il sangue uscire
dall'ostia, le apparizioni, gli angeli che trasportano la casa di
Maria, guarigioni strepitose. Ogni santuario conserva un luogo in
cui ci sono i quadri dei miracoli: uno che si butta dal sesto piano e
al terzo trova l’angelo custode che lo raccoglie in un lenzuolo,
l'altro esce indenne e sorridente dalle rotaie del treno in corsa:
Di santa Lucia si conservano 4 occhi e 3 gambe, nei pressi di Ancona
ci sono i pannolini con cui Giuseppe fasciava Gesù... e non parliamo
poi della Sindone, del latte di Maria vergine, del sangue di San
Gennaro...
Siamo
stati abituati e depistati. La scoperta della presenza di Dio, una
presenza di fede è stata deviata attraverso la straordinarietà
,l’eccezionalità, il miracolismo.
Su
questo punto la prospettiva della nostra fede ha bisogno di una
conversione: quella che ci suggerisce il Salmo 8: “Se guardo il
cielo... quanto è grande il tuo nome”.
Se
davvero guardiamo il cielo e guardiamo la terra viviamo immersi nei
doni, camminiamo tra i miracoli e non ce ne accorgiamo. La vita è
questo dono di cui meravigliarsi ogni giorno: mani che toccano,
occhi che vedono, la meraviglia che ci invita alla responsabilità di
custodi del creato.
Ma
noi diamo per scontato quasi tutto,
la
nascita di una bambina di un bimbo è più meraviglioso della
esistenza di una galassia. E poi ancora la meraviglia dell'incontro
con le persone. C'è nel mondo un abisso di male ma ci sono oceani
di bontà. Lo vediamo oggi molto presente in questa situazione in cui
molti professionisti e volontari rischiano la loro vita per salvare
quella degli altri.
Sono
le persone semplici lo spazio della meraviglia. Quanto bene vediamo,
quanto bene riceviamo, quanto bene esperimentiamo. Davanti ad ogni
persona dobbiamo aprire gli occhi della meraviglia.
Quanto
è grande la vita di un uomo e di una donna, di quegli uomini e
quelle donne che la nostra storia considera anonimi. Ancora...
davanti all'altro, all'altro che ha una fede, diversa una pelle
diversa, una cultura diversa, noi siamo stati abituati a conquistare
a convertire. Non abbiamo sostanzialmente mai conosciuto l'altro da
noi. Abbiamo sempre pensato ti convertirlo, di conquistarlo, di
farlo entrare nel circolo della nostra cultura. Così ci siamo
privati della meraviglia che si esperimenta davvero l'alterità
dell'altro.
Stasera
nelle nostre case leggiamo Matteo 8,5-13. Gesù incontra il
centurione a Cafarnao e ascoltando le sue sofferenze, le sue
richieste, il maestro di Nazareth deve dire: “ “Non ho mai trovato
tanta fede in Israele.... verranno da oriente a occidente e
siederanno tra i figli di Abramo e di Giacobbe”.
Gesù
è un vero educatore alla meraviglia dell'altro, l'altro è ciò che
io ancora non ho vissuto, è una parte della meraviglia della
presenza di Dio che io devo ancora imparare a vedere, l'altro è la
nostra salvezza.
Auguro
a me, a voi in questa serata di educarci alla meraviglia e se questa
scuola la possiamo frequentare in modo molto intimo, c'è un libro
della Bibbia che è fatto per educarci alla meraviglia ed è il libro
dei Salmi. In queste preghiere che vengono da tutte le situazioni
della vita ci accorgiamo che c’è l'esplosione del dolore, la
meraviglia e l'incanto, la pace, la depressione, ma alla fine sempre
si ritorna al Dio della vita alla fonte, al sospiro che ci fa vivere.
Ringrazio
Dio della lezione che ci ha dato attraverso Gesù. Come Gesù
possiamo guardare a lui sempre con meraviglia.
Le
sue opere nel mondo parlano ai nostri cuori se sono aperti.
Lasciamolo entrare ricordandoci che Dio non sfonda delle porte.
Bisogna che le apriamo, ma attraverso ogni porta aperta egli può
entrare e cambiare il nostro sguardo sulla vita riempirci il cuore di
gioia e di meraviglia: la forza per vivere per combattere, per
progettare un mondo fatto di dignità, di felicità di uguaglianza.
Senza la meraviglia che deriva da quel Dio che apre gli occhi e tocca
il cuore, la vita può diventare un deserto
buonanotte
a tutti voi.
Franco
Barbero
(
Trasposizione della conversazione orale del 4 aprile a cura di Franca
Gonella e Fiorentina Charrier)