sabato 11 aprile 2020

"LA PAROLA DIO"

Qui non parliamo della Parola di Dio, ma della "parola Dio".
L'opera di Gabriella Caramore non ha nulla in comune con la diatriba sul teismo e i linguaggi religiosi. Si pone decisamente ad un livello diverso, ad una profondità che non si accontenta delle litaniche ripetizioni. 
Mi ha fatto riaprire le pagine di Karen Armstrong che avevo letto - e ora ho riletto - tanti anni fa. 
Avevamo bisogno, a mio avviso, di un'opera straordinaria come questa per guardare avanti tenendo conto di un "passato plurale" e ancora fecondo. La grande conoscenza della "scrittura " ebraica  e dell' "anima ebraica", sempre aperta ai mille percorsi dell'umana avventura  e al mistero della vita, ci aiuta a guardare la storia con questo "respiro universale".
Si tratta, a mio avviso, di un originale contributo  a liberare la ricerca antropologica ed epistemologica da alcune semplificazioni e banalizzazioni e a liberarci dall'ossessione presentista e dalla fretta di chiudere con "ogni" passato, senza valutare il richiamo del Vangelo di Matteo di valorizzare il nuovo e il vecchio con un attento discernimento. 
La parola "Dio" è sempre pronunciata dentro una contraddizione, tra adorazione, uso e abuso.
Certo, una chiesa che si aggrappa al passato, spinge a compiere operazioni di rigetto totale, ma si tratta di una trappola nella quale è facile cadere.
Il lettore e la lettrice si stupiranno per questa ricerca in cui si sente sempre l'apertura all'oltre, al mistero, al fascino di una parola che non sembra affatto destinata al tramonto, ma ad una continua riscoperta.
Franco Barbero