Ed
eccoci al nostro appuntamento.
Vi
invio un caro saluto e nello stesso tempo vi invito ad aprire la
Bibbia al Vangelo di Matteo che è quello che consigliamo di leggere
in questa settimana. Al capitolo 14 troviamo nei versetti dal 22 al
33 un brano notissimo: Gesù cammina sulle acque.
Evidentemente ci
troviamo di fronte non ad una cronaca ma a un racconto di
miracolo che peraltro è riferito in modo diverso anche da Marco 6 e
da Giovanni 6.
Non
si tratta di cronache ma ad un racconto di miracolo.
Che
cosa bisogna cercare in un racconto di miracolo? Bisogna cercare il
significato che questa costruzione letteraria può avere avuto per la
comunità di Matteo e che può avere anche per noi oggi. Racconti di
miracolo come questo esistono a centinaia nell'antichità. La
letteratura antica, narra spesso di salvataggi tra le onde del mare.
Celebre
nella vita di Apollonio di Tiana, vissuto e morto verso l’ottanta
dopo Cristo negli anni della composizione o poco prima del Vangelo di
Matteo, il quale quando guidava l'imbarcazione garantiva la salvezza
a tutti.
Anche
nel libro degli Atti al capitolo 27 ritroviamo il grande salvataggio
operato specialmente da Paolo di tutta l'imbarcazione presa alle
strette dalle onde dal vento dalla tempesta. Quindi questi sono
racconti e non serve cercare dietro ad ogni racconto di miracolo un
fatto: serve invece cercare e trovare un significato e questo è
molto evidente nel racconto di Matteo. Qui si vuole mettere in
evidenza un messaggio preciso: se ti fidi di un maestro, un maestro
come Gesù, nessuna navigazione è impossibile. E' vero che la vita
è una navigazione, ma ci sarà una sponda e tu ci arriverai.
Anche
Pietro che qui, in Matteo a differenza degli altri evangelisti è il
coprotagonista della scena, vive il dubbio, l’esitazione, la
confusione, lo smarrimento, la paura. Tutto questo fa parte di una
navigazione.
Matteo
con grande capacità espressiva, usa l'attraversamento del mare come
metafora della sequela di Gesù. Le onde sono impetuose, il vento
contrario e l'imbarcazione fragile, instabile. Questa è l
l'esperienza della comunità per la quale Matteo scrive e c'è un
particolare che solo Matteo mette in risalto. Pietro, l'apostolo
dell’entusiasmo quello che aderisce con tutto il cuore all’invito
di Gesù è quello che vacilla e rischia di affondare.
Qui
l’evangelista diventa veramente, più che un narratore, un
pittore. Eccolo Pietro: si butta avendo riconosciuto che a poca
distanza dalla barca compare Gesù, ma dopo pochi passi sulle acque,
esitante, Pietro si accorge che sta per affondare e che cosa fa? E'
il meraviglioso versetto 30. Pietro si agita si dimena, ma getta le
mani e tutto se stesso gridando aiuto, salvami. E' l’incontro delle
mani che salva dal naufragio. In questo verso è condensata la realtà
dell’esperienza comunitaria.
Gesù
ci insegna a darci la mano. Qui al centro è la mano di Gesù che
poi richiama alla fede, non solo in lui ma in Dio, ma l’avventura
della vita e della fede, come esperimenta chi davvero compie un
cammino comunitario, sta in questo darci la mano, imparare che le
relazioni sono un darci la mano: mani diverse, ma tutte preziose.
E'in
questo darci la mano nei mille modi che l'esperienza ci mette sulla
strada, che diventiamo davvero fratelli e sorelle. Diciamolo,
riconosciamolo: abbiamo tutti e tutte tanto bisogno di mani che
sorreggano, di mani che rialzino, di mani che a volte ci strattonino
un po' quando dormiamo i sonni dell'indifferenza, di mani che ci
accarezzino.
Sono
queste mani che ci fanno pensare e scoprire la mano di Dio, le mani
di quel Dio che ci accompagna.
Fratello
e sorella grazie della tua mano forte, calda, giovane o vecchia.
Grazie, o Dio, per il dono delle mani che ci sono date per
collaborare e non per competere e quando occorre, o Dio, aiutaci
anche a sporcarci le mani, a mettere cuore ed energie per fare
qualcosa di buono nei giorni che ci sono dati.
Viva
le nostre mani, mettiamo le mani, mettiamo tutto il cuore
nell'avventura della vita e della fede.
Buonasera
e buonanotte Ciao
Franco
Barbero
(Trasposizione
della conversazione del 2 aprile a cura di Franca Gonella e Fiorentina
Charrier)