venerdì 10 aprile 2020

VANNO DI MODA LE SCORCIATOIE

 Per evitare le semplificazioni 

Tra i tanti studi critici e costruttivi sui limiti del teismo, a mio avviso, qua e là si verificano alcune semplificazioni, specialmente riguardo ad autori come Leaners e Spong. Soprattutto chi come me ha l'abitudine di leggere integralmente le opere, spesso si trova di fronte a citazioni che sono puramente funzionali a confermare una determinata idea o ideologia.
Consiglio vivamente due libri in particolare.
Il più noto è quello di Karen Armstrong Storia di Dio. 4000 anni di religioni monoteistiche, Marsilio Editore, Venezia 1995, pagg.494. Euro 40;
il secondo, appena ora in libreria, è di Gabriella Caramore, La parola Dio, Einaudi Editore, pagg. 136, euro 12.00: una lettura che ha il pregio, tra gli altri, di farci scoprire la profondità delle parole. 
E sono grato a Mimesis Edizioni che, a conclusione del volume che mi ha regalato, ha riportato la "dichiarazione di fede finale" di Spong che qui copio integralmente dal suo libro "Incredibile"(pag.309):
" Sono cristiano.Sono discepolo di Gesù. Perché? Perché quando guardo la vita di Gesù, quella vita che mi è stata restituita attraverso le Scritture e la tradizione, vedo una persona che era così pienamente viva che percepisco in lui la Fonte infinita della vita. Vedo una persona che ama così totalmente e così prodigalmente che percepisco in lui la Fonte infinita dell'amore. Questo è il Dio da cui sono attirato e che venero. Questo è il Cristo che mi indica la pienezza di Dio. Questa è la fede che cerco di condividere con il mondo. Abbracciare la vita, incrementare l'amore, avere il coraggio di essere: queste, per me, sono le porte attraverso le quali cammino nel mistero di Dio. Questo Dio è per me reale, e Gesù è ancora la mia porta di accesso a questa realtà. In questo Gesù, il futuro del cristianesimo diventa nuovamente visibile. Cammino con entusiasmo in questa esperienza di Dio centrata sulla vita. Accolgo calorosamente il cristianesimo a cui questa visione mi invita".
Troppo spesso leggo che ci si riferisce alla parola  "Dio" come ad un arcaismo citando addirittura autori come Heschel e Stendahl...Quando si ha familiarità con le loro opere, si constata che nei loro scritti la parola  "Dio" spesso è usata in modo positivo e assolutamente compatibile con la nostra cultura di oggi. 
Ma persino Spong ne fa talora un uso positivo.
Qualche volta in questi discorsi epistemologici, alla necessaria ricerca di nuovi linguaggi, mi viene il dubbio che abbiamo sfiorato l'esperienza dell'ebraismo, ma non siamo entrati nella sua foresta, un tantino prigionieri dell'anfiteatro greco ed ellenistico.

Franco Barbero