venerdì 15 maggio 2020

DAL LIBRO DI SIRACIDE



PASSIONE E GUARDARSI DAI RICCHI

Mentre vi saluto vi annuncio che questa sera vorrei fare una lettura dal libro di Siracide un libro che figura tra gli apocrifi della Bibbia ebraica.
L'autore è un certo Gesù Bensira, è un grande maestro di Gerusalemme che visse nel tempo in cui nel dopo esilio, all’inizio del secondo secolo quando ormai era Antioco Epifane IV che opprimeva Israele. Aveva un nipote che in Egitto raccolse il testo di questo nonno e all'incirca nell'anno 132 avanti Cristo lo tradusse in greco, nel greco di Alessandria d'Egitto.
Siracide è un libro sapienziale di deliziosa lettura.
Oggi ho pensato di dirvi come questo nipote ha introdotto la sua traduzione e come ci è giunta anche la sua prefazione a questo libro
“Siracide"
"Molti e profondi insegnamenti ci sono stati dati nella Legge, nei Profeti e negli altri Scritti successivi e per essi si deve lodare Israele come popolo istruito e sapiente.
Poiché è necessario che i lettori non si accontentino di divenire competenti solo per se stessi, ma che gli studiosi anche ai profani possano rendersi utili con la parola e con gli scritti anche mio nonno Gesù, dedicatosi lungamente alla lettura della Legge, dei Profeti e degli altri libri dei nostri padri e avendovi conseguito una notevole competenza, fu spinto a scrivere qualche cosa riguardo all'insegnamento e alla sapienza, perché gli amanti del sapere, assimilato anche questo, possano progredire sempre più in una condotta secondo la Legge.
Siete dunque invitati a farne la lettura con benevolenza e attenzione e a perdonare se, nonostante l'impegno posto nella traduzione, sembrerà che non siamo riusciti a render la forza di certe espressioni. Difatti le cose dette in ebraico non hanno la medesima forza quando sono tradotte in altra lingua. 
E non solamente questa opera, ma anche la stessa Legge, i Profeti e il resto dei libri conservano un vantaggio non piccolo nel testo originale.
Nell'anno trentottesimo del re Evergete, venuto in Egitto e fermatomi ivi alquanto, dopo aver scoperto che lo scritto è di grande valore educativo, anch'io ritenni necessario adoperarmi con diligenza e fatica per tradurlo. Dopo avervi dedicato molte veglie e studi in tutto quel tempo, ho condotto a termine questo libro, che pubblico per coloro che all'estero intendano istruirsi conformando i propri costumi per vivere secondo la Legge”.

Pensate con quale precisione con quale dedizione questo nipote raccoglie lo scritto del nonno e ce lo trasmette.
L'eredità della sapienza che viene trasmessa è la memoria, La vita e la testimonianza di questo nonno. Perché questa testimonianza non andasse perduta si è trasferito ad Alessandria d'Egitto ha imparato il greco e si accinge alla traduzione del testo ebraico perché sia accessibile agli ebrei della diaspora e ad altri.
Questo nipote ci dimostra quanto sia importante dare testimonianza e trasmetterla. Solo chi è appassionato come lui trasmette testimonianza.
Di questo libro vi voglio leggere una gemma, nemmeno tanto piccola. Solo alcuni versetti del capitolo 13. Questo è un libro di sapienza con grande attenzione alla vita quotidiana, proprio un attenzione in una società in cui l'esule è dalla parte dei poveri e verde e soffre anche l'intrigante volere dei ricchi i cui comportamenti questo capitolo 13 quasi fotografa: “Chi maneggia la pece si sporca chi frequenta il superbo diviene simile a lui non portare un peso troppo grave per te non associarti a uno più forte più ricco di te perché accostare una brocca alla pentola se questa cozza l'altra si spezza. Il ricco commette ingiustizia e per di più grida forte il povero subisce ingiustizia e per di più deve scusarsi se gli sei utile il ricco approfitta di te se hai bisogno ti abbandonerà se hai la fortuna di possedere qualcosa verrà con te e ti impoverisce senza alcun rimorso se ha bisogno di te ti imbroglierà ti sorriderà e ti farà sperare ti rivolgerà belle parole e chiederà di che cosa hai bisogno? Con i suoi banchetti ti farà vergognare finché non ti avrà spremuto due o tre volte tanto alla fine ti deriderà poi vedendoti ti eviterà e scuoterà il suo capo davanti a te stai attento a non lasciarti imbrogliare a non farti umiliare per la sua stoltezza quando un potente ti chiama allontanati non essere invadente non stare appartato non credere di trattare alla pari con lui e non dare credito alle sue chiacchiere perché parla molto per metterti alla prova e anche sorridendo indagherà su di te non ha pietà chi non mantiene la parola non ti risparmierà maltrattamenti e catene guardati stai molto attento perché cammini sull'orlo del precipizio ogni essere si accoppia secondo la sua specie l'uomo si associa a chi gli è simile che cosa può esserci in comune tra il lupo e l'agnello così tra il peccatore e il giusto quale pace può esservi fra la iena e il cane quale intesa tra il ricco e il povero sono preda dei leoni gli asini selvatici nel deserto così pascolo dei ricchi sono i poveri per il superbo all’umiltà è obbrobrio così per il ricco è obbrobrio il povero se il ricco vacilla è sostenuto dagli amici ma l’umile che cade è respinto dagli amici il ricco che sbaglia ha molti difensori se dice sciocchezze lo scusano se sbaglia l’umile lo si rimprovera anche se dice cose saggie non ci si bada parla il ricco tutti tacciono e portano alle stelle il suo discorso parla il povero e dicono chi è costui se inciampa l’aiutano a cadere”.
Ma ditemi dopo questo capitolo 13, non abbiamo la percezione che sia una visione non così lontana da noi?
132 avanti Cristo abbiamo la data precisa di questo scritto, ma sono passati ventun secoli e mezzo, non siamo così lontani: il ricco è rimasto questo e il povero sovente soggiace. E' una fotografia della nostra società.
I libri della Sapienza hanno ogni tanto questi capitoli così veritieri, così significativi una descrizione realistica della vita ed allora qual è l'insegnamento? Impariamo ad essere un uomini e donne solidali. La sapienza tiene lontano dalla cupidigia, dalla ricchezza e dalla vita egoistica e guarda se tu aspiri alla ricchezza, chi diventerai?
Diventerai come questa persona sprezzante, assolutamente insensibile alle esigenze altrui, diventerai uno concentrato sull’io e sul proprio avere.
Notate non è l'elogio della miseria, ma è la Sapienza che insegna a scegliere la sobrietà e fa eco a questo bel capitolo del libro di Siracide un altro capitolo molto interessante del Libro dei Proverbi dai quali vi leggo solo qualche piccolo versetto che potrebbe essere per noi la bella conclusione e l'impegno. “Signore io ti domando due cose - dice l'autore del Libro dei Proverbi al capitolo 30 - tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né la miseria né la ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo, di pane perché una volta sazio io non ti rinneghi e dica chi è il Signore? Oppure ridotto all’indigenza non rubi e abusi nel nome del mio Dio”.
Che bella saggezza! sembra proprio imparentata con la strada di Gesù. Percorriamo questi libri della Bibbia che insegnano la sapienza.
Erano certamente quelli che abitarono anche nel cuore di Gesù. Vi auguro una buona meditazione e un’attenta lettura e una buona serata. Ciao
Franco Barbero
(Trasposizione del vocale del 23 aprile a cura di Franca Gonella e Fiorentina Charrier)