Morire a Istanbul per la libertà – Fermiamo Erdogan
07-05-2020 - Ibrahim Gokcek
Volerelaluna 9/5
Dalla
mia camera da letto, in una delle baraccopoli di Istanbul, guardo fuori
dalla finestra il giardino. Uscendo, potevo vedere il Bosforo di
Istanbul un po’ più lontano. Ma ora sono a letto e peso solo 40 chili.
Le gambe non hanno più la forza di trasportare il mio corpo. Al momento,
posso solo immaginare il Bosforo.
Sono
sul palco, con la cinghia della chitarra attaccata al collo, quella con
le stelle che mi piace di più… Di fronte a me, centinaia di migliaia di
persone, con i pugni alzati, cantano “Bella Ciao”. La mia mano batte le
corde della chitarra come se fosse la migliore del mondo… Le gambe sono
forti… Potrei fare avanti e indietro da Istanbul.
Queste
due affermazioni sono reali … Entrambe sono mie, sono la nostra realtà.
Perché vivo in Turchia e faccio parte di un gruppo che produce musica
politica. E così, la mia storia rappresenta la grande storia del mio
Paese… Oggi sono passati 310 giorni (adesso diventati 316, ndt) da
quando non mangio. Diciamo che “Mi esprimo per fame” o che “Mi hanno
tolto il basso e per esprimermi uso il mio corpo come strumento“.
Mi
chiamo Ibrahim Gökçek … Per 15 anni ho suonato il basso nel “Grup
Yorum”. Il Grup Yorum, creato 35 anni fa da 4 studenti, ha una storia a
scacchi come quella della Turchia. Questa storia ci ha portato fino ad
oggi ad uno sciopero fino alla morte per potere fare di nuovo concerti.
Una di noi, la mia cara compagna Helin Bölek, è morta il 3 aprile, il 288° giorno di sciopero della fame illimitato (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2020/04/13/helin-e-la-nostra-disattenzione/).
Sono io che ho raccolto il testimone. Forse ti chiederai: “Perché i
membri di un gruppo musicale fanno uno sciopero della fame fino alla
morte? Perché preferiscono un mezzo di lotta tanto spaventoso come lo
sciopero della fame illimitato? ”.
La
nostra risposta è nella realtà bruciante che ha portato Helin a
sacrificare la vita a 28 anni e che mi spinge a dissolvermi ogni giorno
di più:
Siamo nati
nelle lotte per i diritti e le libertà iniziate in Turchia dal 1980.
Abbiamo pubblicato 23 album per riunire cultura popolare e pensiero
socialista. 23 album venduti in totale per oltre 2 milioni di copie.
Abbiamo cantato i diritti degli oppressi in Anatolia e in tutto il
mondo. In questo paese, tutto ciò che vivevano coloro che combattevano
per i loro diritti, gli oppositori, coloro che sognavano un paese libero
e democratico e anche noi che cantavamo le loro canzoni, vivevamo le
stesse cose: eravamo guardati a vista, imprigionati, i nostri concerti
erano proibiti, la polizia ha invaso il nostro centro culturale e
fracassato i nostri strumenti. E per la prima volta con l’AKP al governo
della Turchia, siamo stati inseriti nella lista dei “ricercati
terroristi”.
Questo
è il motivo per cui oggi ho deciso, anche se ti sembrerà folle, di
smettere di mangiare. Perché, nonostante la qualifica che mi è stata
data, non mi sento assolutamente di essere un terrorista.
Il
motivo per cui siamo stati inseriti in questo “elenco terroristico” è
il seguente: nelle nostre canzoni parliamo di minatori costretti a
lavorare sotto terra, di lavoratori assassinati da incidenti sul lavoro,
di rivoluzionari uccisi sotto tortura, di abitanti dei villaggi il cui
ambiente naturale viene distrutto, di intellettuali bruciati, di case
distrutte nei quartieri popolari, dell’oppressione del popolo curdo e di
quelli che resistono. Parlare di tutto ciò in Turchia è considerato
“terrorismo”. Coloro da 30 anni pensano che non è più tempo di
socialismo internazionalista e che un’arte come la nostra non abbia
pubblico si sbagliano.
Abbiamo
tenuto concerti che hanno raccolto il pubblico più vasto nella storia
della Turchia e ospitato artisti provenienti anche da fuori della
Turchia. Nello stadio Inönü di Istanbul, 55.000 spettatori hanno cantato
all’unisono canzoni rivoluzionarie. Dal palco ho accompagnato con la
chitarra un coro straordinario formato da 55.000 persone durante
l’ultimo dei nostri concerti dal titolo “Turchia indipendente”, con
ingresso gratuito: c’era quasi un milione di persone. Per 4 anni
consecutivi, abbiamo invitato progressisti e artisti dalla Turchia sul
nostro palco. In uno dei nostri concerti, Joan Baez è salita sul palco
con una delle chitarre che la polizia ha distrutto nel nostro centro
culturale.
Da
sempre il Grup Yorum è stato vittima della repressione in Turchia. Ma
dopo la proclamazione dello stato di emergenza dichiarato dall’AKP nel
2016 e la crescente repressione di tutte le categorie, giornalisti,
progressisti, accademici, abbiamo capito che ci aspettava una
repressione ancora più feroce. Una mattina, al risveglio, abbiamo
scoperto che sei di noi erano stati inseriti nella “lista dei
terroristi”. Il mio nome era in questo elenco. Un chitarrista che cinque
anni fa aveva partecipato a un concerto che aveva raccolto più di un
milione di spettatori era diventato un terrorista ricercato e sulla sua
testa era stata posta una taglia. L’AKP al governo, ad ogni crisi,
intensifica le sue aggressioni e reprime fasce sempre più numerose della
popolazione.
Dopo
la pubblicazione di questo elenco, in due anni, il nostro centro
culturale ha subito nove attacchi dalla polizia. Quasi tutti i nostri
membri sono stati imprigionati e si è arrivati al punto che non ci sono
più membri del Grup Yorum. Siamo stati obbligati ad assumere nuovi
musicisti per continuare a esibirci nei concerti. Abbiamo dovuto
organizzare concerti con i giovani dei nostri cori popolari. Nello
stesso tempo, per contrastare gli attacchi, abbiamo rilasciato
comunicati stampa e petizioni. Ma tutto ciò non ha fermato la
repressione.
Nel
febbraio 2019, durante una riunione nel nostro centro culturale, sono
stato arrestato e nel maggio 2019, abbiamo iniziato lo sciopero della
fame per “fare revocare il divieto dei nostri concerti, fermare le
aggressioni al nostro centro culturale, per fare rilasciare tutti i
membri incarcerati del nostro gruppo e cancellare i processi avviati
contro di loro e perché venissero cancellati i nostri nomi dall’elenco
dei terroristi”. Successivamente, con Helin Bölek, abbiamo trasformato
la nostra azione in uno sciopero della fame illimitato. Ciò significava
che non avremmo rinunciato a questo sciopero della fame fino a quando le
nostre richieste non fossero state accettate. Al prezzo, se necessario,
della nostra stessa morte.
Durante
i nostri processi, Helin e io fummo rilasciati, ma nonostante il
diffondersi del sostegno popolare, di quello di artisti e di membri del
Parlamento, il governo si è rifiutato di ascoltare le nostre richieste.
Helin ai parlamentari che la visitarono disse: “Se ci prometteranno di
permetterci di fare un concerto, interromperò lo sciopero della fame
illimitato”. Ma anche questa promessa ci è stata negata. Di più: il
governo ci ha impedito di organizzare il suo funerale secondo i desideri
di Helin. Helin riposa in un cimitero di Istanbul, coperta da un
lenzuolo bianco.
Ora
la stanza accanto alla mia è vuota, quanto a me, che da qualche tempo
vivo dentro un letto, non so come finirà il mio viaggio. La battaglia
che si sta impegnando nel mio corpo si concluderà con la morte? Oppure
con la vittoria della vita?
Quel
che so con maggior forza in questa lotta, è che, fino alla
soddisfazione delle nostre rivendicazioni, mi aggrapperò alla vita anche
in questo cammino verso la morte.
ULTIMA ORA: Ibrahim non ce l’ha fatta. La resa del governo turco è arrivata troppo tardi. E’ morto come Helin e Mustafa.
Che la terra ti sia lieve!