mercoledì 13 maggio 2020

UN GRANDE IMPEGNO CONTRO IL PREGIUIDIZIO


GIORNATA INTERNAZIONE PER IL SUPERAMENTO DELL’OMOTRANSFOBIA

Questa sera il mio saluto vuole essere soprattutto il ricordo di una giornata internazionale che a partire da questa settimana occuperà in alcuni gruppi ecclesiali l'intero mese di maggio.
Si chiama “giornata internazionale per il superamento dell'omotransfobia”. Qualcuno di voi forse dirà che non è più un problema: ormai omosessuali, transessuali sono parte integrata e integrante della società. E’ una visione molto ottimistica.
Il mondo è ancora pieno di violenza e pieno di pregiudizi.
Gli omosessuali, i transessuali, le lesbiche vedono diritti negati ancora nella maggioranza degli stati ed allora l’elemento che vuole essere primario in questa giornata internazionale per il superamento dell' omotransfobia è certamente una giornata che prevede una presenza soprattutto nelle chiese cristiane, in particolare nella chiesa cattolica, ma il problema è di tenere insieme le varie violenze la negazione dei vari diritti.
Nella storia il cristianesimo ha abusato della Bibbia e ha creato immani sofferenze nella vita degli omosessuali e delle donne lesbiche. Abbiamo letto per anni, e qualcuno continua a farlo ancora, alcuni passi che assolutamente non includevano nessuna delle concezioni che abbiamo noi oggi dell'omosessualità. Quanto impegno la chiesa ha messo nella persecuzione degli omosessuali, quanto dovere di nascondersi, quanti suicidi, quante vite eternamente tribolate perché il giudizio della chiesa sembrò allora il giudizio di Dio. Un abuso, una violenza soprattutto in nome di Dio: come abbiamo fatto la guerra in nome di Dio, così abbiamo sempre perseguitato gli omosessuali in nome di Dio.
Abbiamo un capitale di sofferenze che, come chiesa cristiana, abbiamo prodotto e continuiamo a produrre perché, checché se ne dica, abbiamo ancora nel corpo ecclesiale le terapie riparative, il family day. Sovente si pensa che l'omosessualità sia un disturbo, una malattia da cui occorre guarire. L'ignoranza regna ancora sovrana.
Vorrei aggiungere che se io prendo, come sono solito, il catechismo della chiesa cattolica, la dottrina ufficiale della chiesa tuttora vigente al versetto 2357 dedicato all'omosessualità, si legge, che appoggiandosi sulla sacra scrittura che presenta le relazioni omosessuali come grave depravazione, la tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. Sto leggendo il documento ufficiale tuttora ribadito e riconfermato dalla gerarchia cattolica: “in nessun caso possono essere approvati”, un numero non trascurabile di uomini e donne presenta tendenze omosessuali innati. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale. “Essa costituisce per la maggior parte di loro una prova perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione. ... Le persone omosessuali sono chiamate alla castità”.
Dunque parole testuali della dottrina ufficiale cattolica stabilita nel catechismo in vigore. Nell'ultimo documento della Pontificia commissione biblica “Che cosa è l'uomo” leggo a pagina 157 “quali sono le maniere per le modalità trasgressive dell'amore”.
Ci sono quattro casi sanzionati dalle scritture che sono trasgressioni dell'amore. Leggo dal libro: la prima è l'incesto, la seconda l'adulterio, la terza la prostituzione, la quarta l'omosessualità. Certo che mettere l'omosessualità con la prostituzione mi pare davvero una compagnia strana. Questa però è la dottrina, poi ci sono atteggiamenti di benevolenza, di accoglienza, ci sono anche atteggiamenti intelligenti, che osano trasgredire ma siamo ancora a questo momento dentro la struttura della dottrina e della pastorale ufficiale cattolica.
Voi capite che la giornata internazionale per il superamento dell'omotransfobia non è assolutamente inutile. Invito le comunità, le parrocchie, i gruppi a celebrare in questo mese, come ho messo le segnalazioni sul mio blog proprio oggi, questa giornata con una singolare valenza di responsabilità.
Se la chiesa è la nostra chiesa, cioè questa di cui siamo parte, ne abbiamo la responsabilità e non possiamo fingere di ignorare che queste situazioni esistano tuttora e non basta qualche parola dolce per attutire l'impatto della violenza della dottrina ufficiale.
Per fortuna gruppi, incontri, iniziative, studi, teologi, pubblicazioni cominciano a proporre un universo diverso. Ma io credo che due cose vadano dette bisogna: cominciare dentro le singole comunità ad avere un'accoglienza totale per cui non conti essere omo etero o trans, ma conti essere una creatura, un fratello, una sorella nella sua identità, nella sua personale esistenza da accogliere, non con misericordia, compassione e buoni sentimenti. La persona deve sentire che la chiesa è la sua casa in cui non le viene chiesto nessun tesserino d'identità o questione di genere.
La seconda cosa vorrei dire ai miei confratelli, ai teologi: parliamo chiaro, parliamo chiaro, pronunciamo apertamente la nostra opposizione alla dottrina, alla pastorale diffusa. Cerchiamo di parlare con chiarezza e di agire con coerenza. Voglio dire che non ci accontentiamo di una qualche accoglienza così generica.
Sostengo i e pratico da tanti anni la preparazione alla celebrazione del matrimonio paritario: come lottiamo nella società per il matrimonio paritario così dobbiamo veramente lottare perché la stessa accoglienza dell'amore etero omo trans avvenga nelle nostre comunità.
Cari amici care amiche, stasera ho fatto questo breve richiamo, ma prendiamolo sul serio perché la nostra casa è fatta di figli e figlie di Dio e la chiesa ha bisogno di una grande conversione, ma deve partire dal fatto che tu io noi facciamo, la nostra parte, dove ci troviamo, con la funzione che abbiamo nelle amicizie che abbiamo, nella parrocchia che frequentiamo e di cui siamo parte, nella comunità di base nel circolo culturale....Questo deve far parte del progetto di una fede adulta, che non può tacere, ma deve proporre, esporsi, metterci la faccia.
Vi raccomando tanto coraggio: stiamo a manifestare questo amore rivoluzionario di Dio che non fa categorie ma fa amore accogliente per tutti e tutte noi.
Vi auguro tanta responsabilità, tanta voglia di fare, tanta speranza perché Isaia al capitolo 19 recita un passo formidabile: “Ci sarà una strada in quel giorno ci sarà una strada dall'Egitto verso la Siria, l’assiro andrà in Egitto e l'egiziano in Siria, gli egiziani serviranno il Signore insieme agli assiri, in quel giorno Israele sarà il terzo con l'Egitto e la Siria una benedizione in mezzo alla terra”.
Se Isaia 19 ci dice che tra grandi nemici ci può essere una strada, un’unione, come facciamo noi a dividere ancora il mondo in persone sane e malate in persone che hanno dei diritti all'amore o non lo hanno?
Ci deve essere una strada, ma questa strada la dobbiamo costruire ciascuno e ciascuna di noi e Dio ci accompagna su questa strada dei diritti dell'uguaglianza della bellezza delle differenze in cui l'amore si esprime.
Franco Barbero
(Trasposizione del vocale di lunedì 11 a cura di Franca Gonella e Fiorentina Charrier)