GIORNATA INTERNAZIONE PER IL SUPERAMENTO DELL’OMOTRANSFOBIA
Questa sera il mio saluto vuole essere soprattutto il ricordo di una giornata internazionale che a partire da questa settimana occuperà in alcuni gruppi ecclesiali l'intero mese di maggio.
Si
chiama “giornata internazionale per il superamento
dell'omotransfobia”. Qualcuno di voi forse dirà che non è più
un problema: ormai omosessuali, transessuali sono parte integrata e
integrante della società. E’ una visione molto ottimistica.
Il
mondo è ancora pieno di violenza e pieno di pregiudizi.
Gli
omosessuali, i transessuali, le lesbiche vedono diritti negati ancora
nella maggioranza degli stati ed allora l’elemento che vuole essere
primario in questa giornata internazionale per il superamento dell'
omotransfobia è certamente una giornata che prevede una presenza
soprattutto nelle chiese cristiane, in particolare nella chiesa
cattolica, ma il problema è di tenere insieme le varie violenze la
negazione dei vari diritti.
Nella
storia il cristianesimo ha abusato della Bibbia e ha creato immani
sofferenze nella vita degli omosessuali e delle donne lesbiche.
Abbiamo letto per anni, e qualcuno continua a farlo ancora, alcuni
passi che assolutamente non includevano nessuna delle concezioni che
abbiamo noi oggi dell'omosessualità. Quanto impegno la chiesa ha
messo nella persecuzione degli omosessuali, quanto dovere di
nascondersi, quanti suicidi, quante vite eternamente tribolate perché
il giudizio della chiesa sembrò allora il giudizio di Dio. Un abuso,
una violenza soprattutto in nome di Dio: come abbiamo fatto la guerra
in nome di Dio, così abbiamo sempre perseguitato gli omosessuali in
nome di Dio.
Abbiamo
un capitale di sofferenze che, come chiesa cristiana, abbiamo
prodotto e continuiamo a produrre perché, checché se ne dica,
abbiamo ancora nel corpo ecclesiale le terapie riparative, il family
day. Sovente si pensa che l'omosessualità sia un disturbo, una
malattia da cui occorre guarire. L'ignoranza regna ancora sovrana.
Vorrei
aggiungere che se io prendo, come sono solito, il catechismo della
chiesa cattolica, la dottrina ufficiale della chiesa tuttora vigente
al versetto 2357 dedicato all'omosessualità, si legge, che
appoggiandosi sulla sacra scrittura che presenta le relazioni
omosessuali come grave depravazione, la tradizione ha sempre
dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente
disordinati”. Sto leggendo il documento ufficiale tuttora ribadito
e riconfermato dalla gerarchia cattolica: “in nessun caso possono
essere approvati”, un numero non trascurabile di uomini e donne
presenta tendenze omosessuali innati. Costoro non scelgono la loro
condizione omosessuale. “Essa costituisce per la maggior parte di
loro una prova perciò devono essere accolti con rispetto,
compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio
di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare
la volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della
croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in
conseguenza della loro condizione. ... Le persone omosessuali sono
chiamate alla castità”.
Dunque
parole testuali della dottrina ufficiale cattolica stabilita nel
catechismo in vigore. Nell'ultimo documento della Pontificia
commissione biblica “Che cosa è l'uomo” leggo a pagina 157
“quali sono le maniere per le modalità trasgressive dell'amore”.
Ci
sono quattro casi sanzionati dalle scritture che sono trasgressioni
dell'amore. Leggo dal libro: la prima è l'incesto, la seconda
l'adulterio, la terza la prostituzione, la quarta l'omosessualità.
Certo che mettere l'omosessualità con la prostituzione mi pare
davvero una compagnia strana. Questa però è la dottrina, poi ci
sono atteggiamenti di benevolenza, di accoglienza, ci sono anche
atteggiamenti intelligenti, che osano trasgredire ma siamo ancora a
questo momento dentro la struttura della dottrina e della pastorale
ufficiale cattolica.
Voi
capite che la giornata internazionale per il superamento
dell'omotransfobia non è assolutamente inutile. Invito le comunità,
le parrocchie, i gruppi a celebrare in questo mese, come ho messo le
segnalazioni sul mio blog proprio oggi, questa giornata con una
singolare valenza di responsabilità.
Se
la chiesa è la nostra chiesa, cioè questa di cui siamo parte, ne
abbiamo la responsabilità e non possiamo fingere di ignorare che
queste situazioni esistano tuttora e non basta qualche parola dolce
per attutire l'impatto della violenza della dottrina ufficiale.
Per
fortuna gruppi, incontri, iniziative, studi, teologi, pubblicazioni
cominciano a proporre un universo diverso. Ma io credo che due cose
vadano dette bisogna: cominciare dentro le singole comunità ad avere
un'accoglienza totale per cui non conti essere omo etero o trans, ma
conti essere una creatura, un fratello, una sorella nella sua
identità, nella sua personale esistenza da accogliere, non con
misericordia, compassione e buoni sentimenti. La persona deve
sentire che la chiesa è la sua casa in cui non le viene chiesto
nessun tesserino d'identità o questione di genere.
La
seconda cosa vorrei dire ai miei confratelli, ai teologi: parliamo
chiaro, parliamo chiaro, pronunciamo apertamente la nostra
opposizione alla dottrina, alla pastorale diffusa. Cerchiamo di
parlare con chiarezza e di agire con coerenza. Voglio dire che non
ci accontentiamo di una qualche accoglienza così generica.
Sostengo
i e pratico da tanti anni la preparazione alla celebrazione del
matrimonio paritario: come lottiamo nella società per il matrimonio
paritario così dobbiamo veramente lottare perché la stessa
accoglienza dell'amore etero omo trans avvenga nelle nostre comunità.
Cari
amici care amiche, stasera ho fatto questo breve richiamo, ma
prendiamolo sul serio perché la nostra casa è fatta di figli e
figlie di Dio e la chiesa ha bisogno di una grande conversione, ma
deve partire dal fatto che tu io noi facciamo, la nostra parte, dove
ci troviamo, con la funzione che abbiamo nelle amicizie che abbiamo,
nella parrocchia che frequentiamo e di cui siamo parte, nella
comunità di base nel circolo culturale....Questo deve far parte del
progetto di una fede adulta, che non può tacere, ma deve proporre,
esporsi, metterci la faccia.
Vi
raccomando tanto coraggio: stiamo a manifestare questo amore
rivoluzionario di Dio che non fa categorie ma fa amore accogliente
per tutti e tutte noi.
Vi
auguro tanta responsabilità, tanta voglia di fare, tanta speranza
perché Isaia al capitolo 19 recita un passo formidabile: “Ci sarà
una strada in quel giorno ci sarà una strada dall'Egitto verso la
Siria, l’assiro andrà in Egitto e l'egiziano in Siria, gli
egiziani serviranno il Signore insieme agli assiri, in quel giorno
Israele sarà il terzo con l'Egitto e la Siria una benedizione in
mezzo alla terra”.
Se
Isaia 19 ci dice che tra grandi nemici ci può essere una strada,
un’unione, come facciamo noi a dividere ancora il mondo in persone
sane e malate in persone che hanno dei diritti all'amore o non lo
hanno?
Ci
deve essere una strada, ma questa strada la dobbiamo costruire
ciascuno e ciascuna di noi e Dio ci accompagna su questa strada dei
diritti dell'uguaglianza della bellezza delle differenze in cui
l'amore si esprime.
Franco
Barbero
(Trasposizione
del vocale di lunedì 11 a cura di Franca Gonella e Fiorentina
Charrier)