mercoledì 23 dicembre 2020

RISPONDE Umberto Galimberti
Vivere l'assoluto presente
Alla base dell'eccesso dei comportamenti giovanili non c'è anche la mancanza di prospettive per il loro futuro
?

NEL LEGGERE IL SUO LIBRO L'ospite inquietante, al capitolo La seduzione della droga ho sentito una forte immedesimazione in quello che ha scritto. Ho trent'anni, e quanto a droghe poco più che adolescente mi sono (fortunatamente) fermata al consumo di pochi spinelli, qualcosina di più ho concesso ad alcol e tabacco. Ma quello che ricordo di più di quegli anni sono state le uscite serali e notturne, le bevute con gli amici, i locali in cui si ballava e la spensieratezza nel vivere tutto ciò. Leggendo le sue parole capisco che anche quelle scorribande sono state per me una droga, un motivo di speranza, una scintilla nello sguardo. Quello che oggi sento di aver amato in tutte quelle esperienze è stato quel sapore tragico, che sconfinava, come lei giustamente dice, da quell'ordine senza poesia dato dalla quotidianità. Quella possibilità che vibrava nell'aria di vivere qualcosa di incontrollabile, di potenziale, di romanzesco, di degno di essere raccontato, di folle. Quel sentimento che c'era, nonostante non siano mai state esperienze che sono arrivate a un limite estremo, di poter valicare un qualche confine della vita, del conosciuto, del descrivibile, del possibile. Di poter vivere il Mito, quello molte volte visto in tv nei cartoni animati e nei film, ma mai incontrato nella routine che avevo davanti. In quelle serate dimenticavo di essere una tra tanti, nell'infinita moltitudine di racconti di vita, e scompariva il senso di insignificanza. Era puro presente, puro corpo ed esperienza, senza passato e senza futuro. Un rito magico e avvolgente che staccava da tutto il resto.
Gabriella Caputo
caputoga@hotmail.com


SE INVECE DI PARLARE come tutti fanno, dei giovani, qualche volta dessimo loro la parola, forse capiremmo di più la loro vita e forse anche la nostra. Non sono tenero con i giovani e ho disapprovato la loro frequentazione delle discoteche in questo periodo pandemico. Nessuna indulgenza a questo proposito, perché se tutti ci sacrifichiamo e molti mettono a rischio la loro attività economica per le necessarie restrizioni che tutti subiamo, anche i giovani, questa estate, dovevano concorrere rinunciando alla loro voglia di far festa, per non diffondere le infezioni, di cui molte persone anziane sono state vittime. Ma adesso usciamo dalle considerazioni che necessariamente dobbiamo fare in questa condizione pandemica, e leggiamo con attenzione la lettera della lettrice che ci informa essere tipico della giovinezza vivere l'"assoluto presente", fino all'eccesso. Tema questo che, proprio a partire dal mio libro, L'ospite inquietante, il giovane regista Fabio Martina ha illustrato nel film L'assoluto presente uscito nel 2017, dove già il titolo dice quello che la nostra lettrice descrive perfettamente, là dove parla di "puro presente senza passato e senza futuro". Condizione questa che vale soprattutto per i giovani d'oggi, per i quali il futuro non è una promessa ma una minaccia, e alcol e droga vengono assunti forse non tanto per il piacere che possono dare, quanto per anestetizzarsi da uno sguardo lucido su un futuro imprevedibile e quindi angosciante.
Ma la nostra lettrice aggiunge all'assoluto presente un'altra nota: l'"eccesso", riferito alla condizione dei nostri giovani che hanno un massimo di potenza biologica in termini di forza e bellezza, un massimo di potenza sessuale, ma per le nostre condizioni economiche non procreativa, un massimo di potenza ideativa, di fatto non utilizzata perché nessuno li convoca, nessuno li chiama per nome. Ma questo loro "eccesso" è dovuto solo alla loro giovinezza o è anche una reazione a un eccesso di restrizioni imposte dalla nostra società organizzata in termini di efficienza e di performance spinta, che porta a quella che Freud, ne Il disagio della civiltà (1929), definisce «la miseria psicologica della massa [...] di cui la civiltà americana potrebbe offrire una buona opportunità per studiare questo temuto male della civiltà. Ma non voglio addentrarmi nella critica di tale civiltà per non destare l'impressione che io stesso ami servirmi di metodi americani». Se accogliamo l'ipotesi di Freud, non possiamo pensare che l'eccesso giovanile non abbia alla base solo la biologia, ma sia esasperato in quanto reazione all'irreperibilità di un senso nella nostra cultura?

umbertogalimberti@repubblica.it
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D LA Repubblica, 5 DICEMBRE 2020