Egoismo miope sui vaccini
Andreas Zumach, Die Tageszeitung, Germania
Con la pandemia di covid-19 quasi tutta la popolazione globale deve fare i conti con un’emergenza sanitaria di cui non si vede ancora la fine. Eppure i paesi ricchi continuano a impedire un'equa distribuzione globale dei vaccini contro il virus. È l'ultimo capitolo di uno scandalo politico e morale cominciato nel 1994, quando gli Stati Uniti, la Germania, il Giappone, la Svizzera, il Regno Unito e la Francia imposero, attraverso l'accordo Trips sui diritti di proprietà intellettuale, un'ampia tutela dei brevetti a vantaggio delle loro industrie farmaceutiche.
È quindi anche colpa dei paesi ricchi se milioni di persone non hanno accesso alle medicine. A causa dei diritti sui brevetti, infatti, negli ultimi venticinque anni non è stato possibile produrre farmaci generici a basso prezzo. Dal 2001 i brevetti si possono sospendere, ma finora i paesi ricchi lo hanno permesso solo per i farmaci contro l'aids. L’argomentazione principale è che tutelare i brevetti è l'unico modo per garantire profitti a lungo termine alle industrie farmaceutiche, che altrimenti non investirebbero nella ricerca. Ma nel caso del covid-19 questa tesi è ancora più debole, perché la maggior parte dei fondi usati per lo sviluppo dei vaccini viene da sovvenzioni statali. Anche l'idea secondo cui i paesi del sud del mondo non sono in grado di produrre farmaci di alta qualità è già stata smentita da India, Thailandia e Sudafrica durante l'epidemia di aids. La cooperazione tra l'università di Oxford, la AstraZeneca e il Serum institute of India dà l'idea di quello che sarebbe stato possibile fare se i paesi ricchi non avessero preferito puntare sull'egoismo.
Il rifiuto di sospendere i brevetti non è solo un fallimento politico e morale. È soprattutto una scelta miope. Anche se entro quest'anno si riuscissero a produrre i miliardi di dosi necessari a vaccinare tutti i cittadini europei, per superare la pandemia non basterà sconfiggere il virus in Germania o nell'Unione europea, ma bisognerà farlo in tutto il mondo.
Internazionale 12 febbraio