sabato 20 marzo 2021

PERDERE LA PREGHIERA È PERDERE LA FEDE


La riscoperta della parola di Dio non sempre si è tradotta in preghiera. Qualche volta si è ridotta ad analisi, attualizzazione, commento. Ora il grande problema dei credenti compagni è proprio quello di riscoprire,  di porre la preghiera al ritmo della loro vita.

Oggi alcune comunità di base considerano forse troppo poco l'importanza e l'apporto della preghiera in genere e di quella personale, individuale in specie, nella vita di fede. A nostro avviso questo è un aspetto di estrema debolezza, un tasto dolente.

La preghiera è immersione nel piano di Dio. Quando Bonhoeffer dice che dobbiamo continuamente immergerci assai lungamente e tranquillamente nella vita, predicazione, azione, sofferenza e morte di Gesù per poter conoscere che cosa Dio promette e che cosa compie, egli si richiama certamente anche all'esperienza fondamentale della preghiera. Non possiamo infatti partecipare «all'essere di Cristo» se non facciamo anche noi l'esperienza del faccia a faccia con il Padre.

La Bibbia sottolinea vigorosamente questo connotato nella vita dei profeti, degli uomini del regno e la genuina tradizione della chiesa cristiana può mostrarci una serie ininterrotta di testimonianze molto significative.

Ascolto di fede, significa ascoltare e accogliere la Parola come Parola che viene da Dio e a Dio conduce, come scrive l'apostolo Paolo: «Nel ricevere la Parola di Dio da noi predicata, l'avete accolta come Parola di Dio, come essa è in realtà e non come parola umana: essa è capace di esercitare la sua potenza in voi credenti» (Prima lettera ai Tessalonicesi, 2, 13).

Sovente la preoccupazione di attualizzare e concretizzare il messaggio ha preso il sopravvento e allora ha generato una vera e propria incapacità «di pregare la Parola». La preghiera è scomparsa per lasciare il posto alle analisi delle situazioni.

Noi in questi anni abbiamo imparato ad ascoltare la voce di Dio nel mondo, negli avvenimenti; è importante continuare a farlo. Ma dovremmo non dimenticare di cercare Dio nella Parola pregata perché «è nel cuore che Cristo dice molte cose. Lì egli dice: io sono la tua salvezza» (Sant'Agostino).

Esiste infatti una parola di Dio rivolta a me.

Dobbiamo riprendere la strada della preghiera personale, fatta con assiduità, con docilità allo Spirito. Occorre liberare un tempo adatto per la nostra preghiera personale, rompendola con le scuse e gli indugi: è questione di fede.

L'assiduità alla "Parola pregata" è uno dei primi segni della nostra disponibilità al Regno di Dio.

Questo non avverrà se non si impara a pregare in modo perseverante nella comunità e personalmente. Forse questo è, con la lotta per la giustizia, il programma massimo della fede oggi.

Franco Barbero

 

Scrissi queste righe ormai cinquant'anni fa e furono poi pubblicate nel 1975 nel mio libro "Una fede da reinventare" (Claudiana).

Portavo nel mio cuore una straziante sofferenza: vedevo che molti cristiani che si buttavano nella lotta abbandonavano la preghiera.