Adriano Prosperi, Un tempo senza storia. La distruzione del passato, Einaudi Editore, Torino 2021, pag.122, Euro 12.
Queste pagine sono, al medesimo tempo , un'apologia della storia, ma anche un allarme sulla perdita di memoria collettiva in questa Italia in cui il peso dell'oblio sembra più forte che altrove. Come ritrovare il ruolo della memoria e della storia?
A pagina 62 l'Autore si esprime in modo talmente lucido ed efficace che voglio riportare alcune righe: " Quello che ci interessa qui è il rapporto che connette la memoria con la sua mancanza o con la sua deliberata cancellazione. L'oblio può essere la benefica nebbia che il tempo fa calare sui cattivi ricordi: ma può avere la forma del terribile malanno che nelle sue forme estreme trasforma l'essere umano in un tronco vivente, una presenza vegetale. E' tra questi due estremi che sembra destinata a fissarsi la condizione umana dei tempi nostri.
E davanti all'oblio che avvolge sempre più il passato prossimo nella memoria sociale si tende sempre più spesso a evocare l'Alzheimer, come se ne fosse l'aspetto culturale o la dimensione collettiva. Così l'ha definito di recente lo scrittore triestino Claudio Magris che ha giustamente sottolineato come l'ignoranza del passato si risolva nell'incapacità di affrontare con adeguate difese i problemi del presente. E il presente altro non è che l'inizio del futuro. Non per niente è proprio la dimensione del futuro quella che sembra assente nella prospettiva delle giovani generazioni".
Acquisire la dimensione storica è una delle difficoltà più ricorrenti dentro la cultura presentista con cui dobbiamo fare i conti ogni giorno. Abbonda la cronaca, scarseggia la storia; abbonda la dogmatica, si ignora la storia dei dogmi.
Franco Barbero