L'amaca
Una moschea all'insaputa
Pare che la moschea di Piacenza - un capannone riadattato a luogo di culto - abbia ottenuto regolare autorizzazione "all'insaputa" della giunta di destra che amministra la città. (Inevitabile un certo divertimento tra i ranghi dell'opposizione). Le pratiche hanno fatto il loro regolare iter e solo a cose fatte i leghisti se ne sono accorti, infuriandosi con l'assessora all'Urbanistica, una giovane donna di Fratelli d'Italia che nelle interviste a giornali e televisioni locali non pare particolarmente turbata _- dagli eventi, e si limita a dire che, per quanto riguarda le sue competenze, tutto è regolare Quella di Piacenza è la dodicesima moschea d'Italia. Pochissime, a fronte di una popolazione di musulmani stimata in circa due milioni e mezzo, dei quali un milione e mezzo praticanti. La stragrande maggioranza di loro si arrangia, per pregare, in luoghi di culto diciamo così "ufficiosi", garage, ex palestre, capannoni, stanzoni. Nei quali, come e ovvio, l'eventuale malanimo fondamentalista può allignare assai meglio che in moschee riconosciute.
Non è inutile aggiungere, visti i tempi, che la libertà di culto, in una democrazia, è un diritto tra i più ovvi. Lo sa bene il vescovo di Piacenza, che è in ottimi rapporti con la locale comunità musulmana. È possibile che, tra le righe e senza farlo sapere troppo in giro, ne sia convinta anche l'assessora di Fratelli d'Italia sospettata dai leghisti (e sospettabile anche da noi altri) di non essersi messa abbastanza di traverso. Non lo sa la Lega, che non solamente a Piacenza riesce spesso a scavalcare a destra quello che, teoricamente, è un partito post-fascista, con la fiamma ancora nel cuore. Poi si dice che c'è confusione a sinistra.
Michele Serra
la Repubblica, 10 aprile 2021
Una moschea all'insaputa
Pare che la moschea di Piacenza - un capannone riadattato a luogo di culto - abbia ottenuto regolare autorizzazione "all'insaputa" della giunta di destra che amministra la città. (Inevitabile un certo divertimento tra i ranghi dell'opposizione). Le pratiche hanno fatto il loro regolare iter e solo a cose fatte i leghisti se ne sono accorti, infuriandosi con l'assessora all'Urbanistica, una giovane donna di Fratelli d'Italia che nelle interviste a giornali e televisioni locali non pare particolarmente turbata _- dagli eventi, e si limita a dire che, per quanto riguarda le sue competenze, tutto è regolare Quella di Piacenza è la dodicesima moschea d'Italia. Pochissime, a fronte di una popolazione di musulmani stimata in circa due milioni e mezzo, dei quali un milione e mezzo praticanti. La stragrande maggioranza di loro si arrangia, per pregare, in luoghi di culto diciamo così "ufficiosi", garage, ex palestre, capannoni, stanzoni. Nei quali, come e ovvio, l'eventuale malanimo fondamentalista può allignare assai meglio che in moschee riconosciute.
Non è inutile aggiungere, visti i tempi, che la libertà di culto, in una democrazia, è un diritto tra i più ovvi. Lo sa bene il vescovo di Piacenza, che è in ottimi rapporti con la locale comunità musulmana. È possibile che, tra le righe e senza farlo sapere troppo in giro, ne sia convinta anche l'assessora di Fratelli d'Italia sospettata dai leghisti (e sospettabile anche da noi altri) di non essersi messa abbastanza di traverso. Non lo sa la Lega, che non solamente a Piacenza riesce spesso a scavalcare a destra quello che, teoricamente, è un partito post-fascista, con la fiamma ancora nel cuore. Poi si dice che c'è confusione a sinistra.
Michele Serra
la Repubblica, 10 aprile 2021