I "SEGNI" DELLA FEDE VISSUTA
Dal
Vangelo secondo Marco 16,15-20
In quel tempo, apparendo agli
Undici, Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate
il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà
salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni
che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i
demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, e se
berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani
ai malati e questi guariranno".
Se abbiamo un po' di familiarità con il linguaggio simbolico e immaginifico dei testi biblici, questa pagina non ci indica una operazione paramissilistica nei confronti di Gesù che sarebbe trionfalmente salito in cielo. Si tratta di un modello letterario, non solo biblico, con cui vengono riportati alla presenza di Dio personaggi di cui si vuole celebrare un ruolo particolare. Si pensi ad Enoc, Elia, Mosè, Esdra, Isaia, Baruc....e vengono "intronizzati", messi sul trono.
Nel codice linguistico del tempo
"l'ascensione" significa che Gesù, compiuta fino in fondo
la sua missione, ora è il vivente presso Dio. La sua opera e la sua
vita non sono finite nel nulla . Egli è con Dio, ma nello stesso
tempo egli resta con i discepoli e le discepole.
Occorre superare
lo scoglio letterario di una frase che il redattore mette sulla bocca
di Gesù: " chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi
non crederà sarà condannato".
Questo linguaggio, così
lontano dal Gesù storico, risente della polemica dell'ultimo
redattore del Vangelo. Egli vuole denunciare le resistenze che il
messaggio di Gesù incontrava ed esortare ad una conversione
radicale.
Ma questo versetto del Vangelo venne nei secoli
successivi letto come monopolio della salvezza da parte dei
cristiani. Ancora una volta siamo di fronte ad un caso di aperta
manipolazione del testo biblico facendone una lettura fondamentalista
ed esclusivista .
La sostanza del messaggio, invece, enuncia un
orizzonte di fiducia e di operosità. Soprattutto il richiamo ai
"segni" indica la via concreta nella quale i discepoli di
Gesù devono inoltrarsi.
IN
MARE APERTO
Quando
ormai la comunità di Marco si trovava in mare aperto, probabilmente
verso la metà del secondo secolo, un redattore a noi sconosciuto
aggiunse al testo precedente i versetti 9 - 20. Una appendice
teologica più che una conclusione.
Egli non cercò di
"armonizzare" il suo scritto con la chiusura precedente (v.
8), ma si preoccupò di testimoniare come i discepoli, anziché
chiudersi in conventicole intimistiche, dovessero continuare il
cammino di Gesù in un contesto missionario.
La predicazione e la
testimonianza del Vangelo nelle vie del mondo conoscono una stagione
nuova. Gesù ha compiuto la sua missione e Dio lo ha preso con sé.
Egli è "assiso alla destra di Dio" (non si dice che è
Dio, ma che è il Suo plenipotenziario!), ma continua in qualche modo
ad operare con i discepoli. Gli altri vangeli parlano dell'invio
dello "spirito di Dio" che darà forza per la loro
missione. Qui il redattore invita alla consapevolezza che in qualche
modo Gesù continua la sua opera vicino ai discepoli.
I versetti
15 - 18 descrivono la missione in atto. Non si tratta di preoccuparsi
di impiantare una struttura sacrale, di diffondere dei dogmi, di
costruire una gerarchia con precisi addetti ai lavori. La comunità
si preoccupi di vivere sul sentiero tracciato da Gesù, narri e
annunci la buona novella senza escludere nessuno. Allora, come fiori
a primavera, si vedranno comparire i "segni". La parola
evangelica diventa azione trasformante.
LA PROMESSA
Il
verbo al futuro suona come promessa, ma tutto lascia intendere che il
redattore avesse già alle spalle una gioiosa constatazione: dove
qualcuno/a si era affidato radicalmente al Vangelo, la sua vita aveva
prodotto questi frutti.
Il linguaggio suona per noi strano e
oscuro, ma il significato è chiaro all'interno del "codice"
biblico.
Si tratta, in sostanza, di rifarci alla vita dei profeti e di Gesù. Il nazareno, fidandosi radicalmente di Dio, ha aiutato le persone a liberarsi dalle catene, dai serpenti, dai demoni, dai veleni: tutte immagini delle forze che ci assediano, delle difficoltà che ostacolano il nostro cammino. Ribadisco: immagini espressive.
Se voi vi coinvolgerete sul sentiero di Gesù, scrive il redattore, avrete un cammino non facile. Ma potrete cacciare il demone dell'angoscia, potrete prendere in mano i serpenti, cioè guardare in faccia le vostre paure, i vostri sensi di colpa, il rimorso che opprime; potrete guardare senza panico i poteri che mordono e avvelenano senza diventarne vittime. "Serpenti, veleni e demoni" sono inevitabili e nessuno/a di noi può pensare che la fede ci collochi fuori da questo contesto.
Essa ci offre la possibilità di vivere
fiduciosamente tra "veleni, serpenti, demoni" senza esserne
ossessionati e senza soccombere.
C'è di più. Il Vangelo segnala
la possibilità che le nostre piccole "mani" diventino
operatrici di bene, di solidarietà, di liberazione. E ancora:
"Parleranno lingue nuove". Questa mi sembra una promessa,
un augurio, ma soprattutto una consegna. Se le nostre comunità non
imparano a "parlare lingue nuove", a dire Dio in modo
diverso, a dar spazio a nuove voci, a nuove pratiche pastorali e
liturgiche, possono chiudere bottega. Non invoco il nuovismo, ma la
novità evangelica che ha bisogno di otri nuovi. Ma parlare lingue
nuove significa, soprattutto, lasciare i linguaggi dei palazzi ed
entrare in dialogo con gli uomini e le donne della strada.
I FRUTTI DEL VANGELO
Qualcuno
può essere tentato di pensare che occorra attendersi il miracolo. Il
testo greco del versetto 20 parla di "segni". Non siamo
chiamati/e a diventare operatori di prodigi, a compiere imprese
"miracolose". Siamo invitati, attraverso questo linguaggio
suggestivo ed immaginifico, a seminare ogni giorno "semi e
segni" di amore, di fiducia, di resistenza.
La parola non è
rivolta a eroi, ma a uomini e donne come noi, con un preciso
intendimento: non siamo ammiratori di Gesù, semplici spettatori
delle sue azioni, ma siamo invitati a coinvolgerci nel suo cammino
perché anche in noi il vangelo diventi azione liberante, porti
frutto.