mercoledì 26 maggio 2021

IN IRAQ: LE DONNE SI MOBILITANO

 Iraq

Non più vittime ma protagoniste

Circa 40 donne curde, arabe, yazide, cristiane, musulmane il 12 aprile hanno aderito alla «Women's Challenge Marathom» promossa dall’ong Upp (Un Ponte Per) assieme ad altre agenzie umanitarie e in accordo con le autorità cittadine e il Governatorato locale. Hanno percorso in bicicletta le strade di Mosul, città simbolo di devastazione durante gli anni dell’occupazione dello Stato islamico. Sono partite dalla moschea di Al Nouri, dove il califfo Al Baghdadi il 29 giugno 2014 proclamò la nascita dello Stato islamico, per raggiungere il centro antico della città, attraversando le zone martoriate dalla guerra. «È stato un modo per riappropriarsi della loro città» ha dichiarato Mohamed Ambrosini, project manager di Upp in Iraq. 

Altri progetti di coesione sociale sono stati lanciati da Upp in sinergia con il Niniveh Peace Forum, una coalizione di organizzazioni della società civile locale, per «cambiare il modo in cui le persone guardano alle donne sopravvissute alla violenza di Daesh». 

I casi di violenza, anche domestica, in Iraq sono in crescita a causa della reclusione forzata provocata dalla pandemia. «Violenze - denuncia l’ong - perpetrate sulla pelle di donne che hanno perso casa, familiari, che sono state sfollate, che hanno già resistito al terrore di Daesh. Sono esauste e in moltissimi casi soffrono di patologie post-traumatiche». 

Per queste ragioni Upp, che opera nella piana di Ninive da diversi anni, nei prossimi sei mesi fornirà: servizi salvavita per donne e ragazze sopravvissute alla violenza nel distretto di Mosul; aiuti alle comunità colpite dalle violenze; servizi di supporlo psicosociale e di salute materna e infantile; campagne di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto di genere. Nel complesso verranno raggiunte più di 4000 persone.

Franca Cicoria, Rocca 15 maggio