martedì 25 maggio 2021

Migrazioni

profughi per calamità naturali


Un numero sempre maggiore di persone è costretto ad emigrare a causa della crisi climatica. Secondo il Rapporto 2020, redatto dall'Internal Displacement Monitoring Centre sugli sfollati interni, nel solo 2019 quattro Paesi del Sud-est asiatico (India, Filippine, Bangladesh e Cina) ospitavano più di diciassette milioni di nuovi sfollati interni a causa di disastri ambientali. Un nuovo rapporto, "Responding to Disasters and Displacement in a Changing Climate», pubblicato recentemente dall'Internal Displacement Monitoring Centre dell'International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies (Ifrc), relativo agli spostamenti nel periodo compreso tra settembre 2020 e febbraio 2021, registra migrazioni interne, causate da eventi metereologici estremi, di 10,3 milioni di persone, un numero decisamente più alto rispetto ai 2,3 milioni di persone costrette a migrare a causa dei conflitti armati. A causa del numero elevato di calamità naturali, in Asia si concentra il 60% degli sfollati complessivi. «Questi sconvolgimenti» - ha dichiarato Helen Brunt, Coordinatrice dell'Asia Pacific Migration and Displacement dell'Irfc - «stanno mettendo a dura prova alcune delle comunità più povere». Infatti a causa della pandemia di Covid-19 diventa sempre più complicato fornire gli aiuti umanitari agli sfollati. La ricerca rileva che «Lo sfollamento colpisce in modo sproporzionato gruppi già emarginati e a rischio tra cui donne, bambini, anziani, persone con disabilità, migranti e rifugiati». Helen Brunt sostiene che «sono urgentemente necessari investimenti in soluzioni a lungo termine». A detta degli esperti se non si interviene con azioni rapide, il numero dei profughi per disastri climatici è destinato a salire fino a 200/250 milioni entro il 2050.

Franca Cicoria

Rocca 1 maggio