mercoledì 5 maggio 2021

"Nel 2021 inquinamento record"



Aveva iniziato di nuovo a respirare la Terra con l'umanità costretta a limitare le attività per l'emergenza sanitaria, ma a quanto pare è una tregua destinata a finire. Le emissioni legate alla produzione di energia dovrebbero infatti aumentare di 1,5 miliardi di tonnellate nel 2021 cancellando la riduzione del 2020. Lo rivela un rapporto pubblicato dall'Agenzia internazionale dell'energia (Iea): sarebbe l'incremento maggiore registrato dal 2010, il secondo di sempre.

Per Jared Diamond è come puntare sul rosso o sul nero alla roulette: abbiamo circa il 50 per cento delle possibilità che il pianeta cambi irrimediabilmente entro 30 anni. Classe 1937, originario di Boston, Diamond è stato professore di fisiologia per poi diventare linguista, ornitologo, antropologo, geografo. E ha vinto il premio Pulitzer nel 1997 con il saggio "Armi, acciaio e malattie". Difensore dell'ambiente, di civiltà che si autodistruggono ha scritto spesso mentre girava per il mondo studiando l'umanità e imparando una decina di lingue, fra le quali italiano, russo e finlandese.

Professore, se non le dispiace, inizierei dalla fine: è ancora convinto che ci sia una probabilità del 49 per cento che il mondo come lo abbiamo conosciuto finisca entro il 2050 a causa dei danni ambientali?

«Sì. Con quella battuta intendevo dire qualcosa di serio. La nostra società oggi è su una strada insostenibile: esauriremo le risorse e i danni saranno irreversibili se non cambiamo rotta. Ma le possibilità che il mondo finisca entro pochi decenni non sono del 100 per cento, potremmo ancora rimediare se scegliessimo di farlo. Non sono però nemmeno lo zero, dato che siamo condannati se non scegliamo di agire. Ecco perché parlo del 49 per cento».

Nel suo ultimo libro, "Crisi. Come rinascono le nazioni", ne analizza sette in altrettanti Paesi diversi. Da questa crisi, dalla pandemia, quale lezione non dovremmo sprecare?

«La lezione più importante è che i problemi globali richiedono soluzioni globali. Nessun al mondo sarà al sicuro dal Covid se ci sarà ancora un Paese in cui infuria. Anche se il Covid fosse eliminato in Italia, ma non in Albania o in Libia, l'Italia si infetterebbe di nuovo. É una lezione generale: oltre al Covid, altri grandi problemi globali che richiedono soluzioni globali includono il cambiamento climatico, , l'esaurimento delle risorse, la disuguaglianza e le armi nucleari».

«É un terribile avvertimento: la ripresa economica è tutt'altro che sostenibile per il nostro clima», osserva il direttore dell'Iea Fatih Birol. «A meno che i governi non si muovano rapidamente per ridurre le emissioni, dovremo affrontare una situazione ancora peggiore nel 2022».

E pensare che, almeno dal punto di vista ambientale, la pandemia aveva portato alcuni benefici sensibili. La natura è riuscita a recuperare terreno molto più velocemente di quel che era lecito aspettarsi. Lo dicono le analisi delle immagini satellitari del progetto di ricerca Earth Data Covid-19 della Nasa. Sono bastate alcune settimane di lockdown perché l'inquinamento atmosferico diminuisse di un terzo e la qualità dell'acqua e dell'aria migliorasse di oltre il 40 per cento. Ha ricordato quanto scritto da Alan Weisman ne Il mondo senza di noi, saggio di tredici anni fa dove si raccontava con minuzia maniacale come la Terra cambierebbe se l'umanità di colpo non ci fosse più. Stavolta però l'umanità non è scomparsa, si è però mossa meno. Solo a New York due milioni di pendolari hanno cessato di andare e venire da Manhattan e i mutamenti sono stati evidenti, stando alla Columbia University. La riduzione del traffico lungo il fiume Hudson ha permesso alle acque di tornare trasparenti ed è successa la stessa cosa a Venezia. Le attività industriali in India hanno subito un rallentamento. Le misurazioni dell'aria e i dati all'infrarosso dei satelliti Landsat hanno mostrato anche lì che i livelli di inquinamento erano diminuiti di circa un terzo. Nel bacino del fiume Indo un tale grado di pulizia della neve non si vedeva da venti anni e ha fatto sì che si sciogliesse con più lentezza evitando che una massa pari a due volte il Lago Maggiore finisse a valle.

Ora però, sempre stando al rapporto dell'Iea, la domanda globale di energia è destinata ad aumentare del 4,6 per cento guidata dai mercati emergenti. La domanda di combustibili fossili crescerà in modo significativo con il carbone e il gas sopra i livelli del 2019. Le energie rinnovabili dovrebbero fornire il 30 per cento dell'elettricità globale, con la Cina in testa. Ma non basterà a compensare i danni di quella generata da combustibili fossili. -j.d'a.


La Repubblica 21 aprile