sabato 15 maggio 2021

Omotransfobia. Una legge urgente


Il 26 aprile la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha pubblicato una nota sul disegno di legge Zan, in materia di contrasto all'omotransfobia e alla violenza di genere. La presa di posizione dei vertici della Chiesa cattolica italiana è molto chiara e netta: occorre che il provvedimento non si presti ad «ambiguità interpretative» e «cresca con il dialogo», «aperto e non pregiudiziale», al quale contribuisce «anche la voce dei cattolici italiani» e senza perseguire l'obiettivo di «combattere la discriminazione» con «l'intolleranza». Insomma un appello al dialogo. In realtà di questa legge si parla da 25 anni - la prima proposta a firma di Nichi Vendola risale al lontano 1996 - e il confronto politico e pubblico sul tema ha avuto tutto il tempo necessario a svilupparsi. Ora è il tempo di una decisione parlamentare laicamente assunta. È questa la logica democratica e costituzionale, anche di fronte ai temi sensibili: si discute, ci si confronta nello spazio pubblico e poi il corpo politico che rappresenta i cittadini vota in coscienza, ma nella salvaguardia del principio di autonomia del Parlamento nei riguardi delle confessioni religiose chi crede, di chi non crede o di chi crede in termini non convenzionali. È l'ABC della democrazia e della laicità.

Dopo il voto favorevole della Camera dei Deputati, la legge è ora al vaglio del Senato e la richiesta di confronto e presumibilmente di modifiche al testo avanzata dai vescovi italiani bloccherebbe un processo legislativo giunto all'ultima e conclusiva tappa. Una nuova tornata di confronti e dialoghi su una proposta già ampiamente discussa, in altre parole, avrebbe l'effetto di far decadere il disegno di legge.

I vescovi italiani chiedono di dire la loro su questa norma che punisce con la detenzione «chiunque istiga a commettere o commette atti di discriminazione basata sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere». A loro avviso l'impianto della legge, infatti, limita l'azione educativa e pastorale della Chiesa cattolica per la quale l'unica forma di matrimonio è quella tra uomo e un donna: la legge - affermano i vertici della Conferenza episcopale -  non può combattere la discriminazione degli omosessuali e dei transessuali «mettendo in discussione la realtà della differenza tra uomo e donna». Il disegno di legge, insomma, esprimerebbe la stessa intolleranza che cerca di combattere.

È davvero cosi? Non ci pare. Proprio per tutelare la libertà di affermare e predicare ciò che si ritiene più giusto e coerente con i propri principi confessionali, l'articolo 3 del disegno di legge ribadisce la norma costituzionale secondo la quale «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Il pensiero e l'insegnamento di sacerdoti e vescovi, insomma, non è limitato in alcun modo. Ciò che la legge vieta e sanziona è la discriminazione, la violenza e la campagna d'odio contro gli omo e transessuali.

Alcune forze politiche si associano alla posizione della presidenza dei vescovi italiani affermando che in tempo di pandemia le priorità sono altre. Il tema non è urgente. I diritti possono aspettare.

Come spesso accade i media hanno dato ampio risalto alla posizione cattolica che viene recepita come la posizione di tutti i credenti o, quanto meno di tutti i cristiani. Non è così. Dopo un'attenta riflessione teologica varie chiese protestanti sia italiane sia estere hanno avviato una pratica che, oltre che accogliere omosessuali e transessuali, consente di invocare la benedizione su unioni di credenti dello stesso sesso.

La Chiesa non è un tribunale della sessualità, ma una comunità che si raccoglie attorno all'amore di Dio e che vive nell'amore per gli altri. Ciò che decide della partecipazione alla Chiesa non è la sessualità, ma il dono della fede. È questo che si predica in molte chiese evangeliche - certamente non in tutte - ed è in questo spirito che molti settori dell'evangelismo italiano guardano al disegno di legge sul contrasto all'omotransfobia. Quella proposta dall'on. Zan non è una legge ideologica sull'omosessualità, ma uno strumento a tutela delle vittime di violenze, discriminazioni e insulti odiosi che offendono e talvolta uccidono.

E per questo la legge è urgente, perché i diritti e le tutele sono sempre urgenti. Anche quelli di chi, a causa della propria sessualità, è emarginato dalla propria famiglia, deriso dai suoi compagni, minacciato da gruppi di odiatori, offeso sui social media.


La rubrica «Essere chiesa insieme» a cura di Paolo Naso è andata in onda

domenica 2 maggio durante il «Culto evangelico», trasmissione

(e rubrica del Giornale Radio) di Rai Radio1 a cura della

Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

Per il podcast e il riascolto online ci si può collegare al sito www.raiplayradio.it

PAOLO NASO


Riforma, 8 maggio