Omotransfobia. Una legge urgente
Il 26 aprile la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha pubblicato una nota sul disegno di legge Zan, in materia di contrasto all'omotransfobia e alla violenza di genere. La presa di posizione dei vertici della Chiesa cattolica italiana è molto chiara e netta: occorre che il provvedimento non si presti ad «ambiguità interpretative» e «cresca con il dialogo», «aperto e non pregiudiziale», al quale contribuisce «anche la voce dei cattolici italiani» e senza perseguire l'obiettivo di «combattere la discriminazione» con «l'intolleranza». Insomma un appello al dialogo. In realtà di questa legge si parla da 25 anni - la prima proposta a firma di Nichi Vendola risale al lontano 1996 - e il confronto politico e pubblico sul tema ha avuto tutto il tempo necessario a svilupparsi. Ora è il tempo di una decisione parlamentare laicamente assunta. È questa la logica democratica e costituzionale, anche di fronte ai temi sensibili: si discute, ci si confronta nello spazio pubblico e poi il corpo politico che rappresenta i cittadini vota in coscienza, ma nella salvaguardia del principio di autonomia del Parlamento nei riguardi delle confessioni religiose chi crede, di chi non crede o di chi crede in termini non convenzionali. È l'ABC della democrazia e della laicità.
Dopo il voto favorevole della Camera dei Deputati, la legge è ora al vaglio del Senato e la richiesta di confronto e presumibilmente di modifiche al testo avanzata dai vescovi italiani bloccherebbe un processo legislativo giunto all'ultima e conclusiva tappa. Una nuova tornata di confronti e dialoghi su una proposta già ampiamente discussa, in altre parole, avrebbe l'effetto di far decadere il disegno di legge.
I vescovi italiani chiedono di dire la loro su questa norma che punisce con la detenzione «chiunque istiga a commettere o commette atti di discriminazione basata sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere». A loro avviso l'impianto della legge, infatti, limita l'azione educativa e pastorale della Chiesa cattolica per la quale l'unica forma di matrimonio è quella tra uomo e un donna: la legge - affermano i vertici della Conferenza episcopale - non può combattere la discriminazione degli omosessuali e dei transessuali «mettendo in discussione la realtà della differenza tra uomo e donna». Il disegno di legge, insomma, esprimerebbe la stessa intolleranza che cerca di combattere.
È davvero cosi? Non ci pare. Proprio per tutelare la libertà di affermare e predicare ciò che si ritiene più giusto e coerente con i propri principi confessionali, l'articolo 3 del disegno di legge ribadisce la norma costituzionale secondo la quale «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Il pensiero e l'insegnamento di sacerdoti e vescovi, insomma, non è limitato in alcun modo. Ciò che la legge vieta e sanziona è la discriminazione, la violenza e la campagna d'odio contro gli omo e transessuali.
Alcune forze politiche si associano alla posizione della presidenza dei vescovi italiani affermando che in tempo di pandemia le priorità sono altre. Il tema non è urgente. I diritti possono aspettare.
Come spesso accade i media hanno dato ampio risalto alla posizione cattolica che viene recepita come la posizione di tutti i credenti o, quanto meno di tutti i cristiani. Non è così. Dopo un'attenta riflessione teologica varie chiese protestanti sia italiane sia estere hanno avviato una pratica che, oltre che accogliere omosessuali e transessuali, consente di invocare la benedizione su unioni di credenti dello stesso sesso.
La Chiesa non è un tribunale della sessualità, ma una comunità che si raccoglie attorno all'amore di Dio e che vive nell'amore per gli altri. Ciò che decide della partecipazione alla Chiesa non è la sessualità, ma il dono della fede. È questo che si predica in molte chiese evangeliche - certamente non in tutte - ed è in questo spirito che molti settori dell'evangelismo italiano guardano al disegno di legge sul contrasto all'omotransfobia. Quella proposta dall'on. Zan non è una legge ideologica sull'omosessualità, ma uno strumento a tutela delle vittime di violenze, discriminazioni e insulti odiosi che offendono e talvolta uccidono.
E per questo la legge è urgente, perché i diritti e le tutele sono sempre urgenti. Anche quelli di chi, a causa della propria sessualità, è emarginato dalla propria famiglia, deriso dai suoi compagni, minacciato da gruppi di odiatori, offeso sui social media.
La rubrica «Essere chiesa insieme» a cura di Paolo Naso è andata in onda
domenica 2 maggio durante il «Culto evangelico», trasmissione
(e rubrica del Giornale Radio) di Rai Radio1 a cura della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
Per il podcast e il riascolto online ci si può collegare al sito www.raiplayradio.it
PAOLO NASO
Riforma, 8 maggio