L’ultimo ebreo lascia Kabul
L’ASIA CENTRALE è sempre stata nota per essere un crocevia di culture e popolazioni. Ma questo inestimabile patrimonio si sta lentamente prosciugando, come dimostra anche la storia di Zablon Simintov, considerato l’ultimo ebreo d’Afghanistan. Nato nel 1959 a Herat, dopo decenni di resistenza ha deciso di gettare la spugna e trasferirsi in Israele. La goccia è stata la decisione degli Stati Uniti di aprire un negoziato con i Talebani, mossa che fa presagire un loro ritorno al potere.
A parte una parentesi in Turkmenistan, Simintov ha passato tutta la vita in Afghanistan, commerciando tappeti e gioielli a Kabul e tenendo al contempo attiva l’unica sinagoga del Paese. Che a breve quindi verrà chiusa, ponendo fine a una presenza ebraica che alcuni studiosi fanno risalire a duemila anni fa: a metà del XX secolo la comunità contava quasi 40mila persone. A pesare sulla decisione del 61enne è stata anche la volontà di riunirsi alla moglie, originaria del Tagikistan, e alle figlie, che vivono dalla fine degli anni 90 in Israele. Ma l’incerto futuro politico e sociale del Paese ha giocato un ruolo di prima piano.
Proprio dal Tagikistan è arrivata a fine gennaio un’altra doccia fredda: la scomparsa di Jura Abaev, ultima ebreo di Khujand, dove a fine anni 80 vivevano 15mila appartenenti alla comunità. Abaev aveva tentato tre volte di stabilirsi in Israele, tornando però sempre sui suoi passi. Un ripensamento che non ha riguardato le decine di migliaia di ebrei che abbandonarono l'area dopo il crollo dell'Urss, per timore del nazionalismo e dell'islamismo strisciante nelle neonate repubbliche. A farne le spese anche l'antica comunità di Bukhara, in Uzbekistan, prima del 1991 composta da oltre 40mila persone, quota a cui ora bisogna togliere almeno uno zero.
Intanto un piccolo ma tenace gruppo di ebrei di Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, sta provando a impedire che una società di costruzioni demolisca una sinagoga vecchia più di 120 anni. La modernità avanza in Asia Centrale, ma una parte fondamentale della sua identità rischia di andare persa.
Davide Cancarini, il venerdì 23 aprile