giovedì 6 maggio 2021

SCUOLA E AFFETTIVITA' : UN'OCCASIONE PERDUTA


Se il preside dice no all’Arcigay


Voi chi chiamereste, a scuola, se voleste ascoltare in assemblea qualcuno che vi parli di omofobia, bullismo, che vi spieghi bene i pro e i contro del Ddl Zan, che risponda alle vostre domande su cosa significhi sentirsi diversi? Gli studenti del liceo Tito Livio di Martina Franca, in Puglia, hanno invitato all’assemblea d’istituto un esponente dell’Arcigay di Taranto.

Mi pare una scelta coerente, una delle molte possibili certo: magari Zan in persona non poteva, magari il vescovo non è solito dibattere di sessualità e affettività, magari hanno deciso così a maggioranza. Se non che il preside ha negato l’autorizzazione. Alle prime proteste ha rettificato: potete farla (certo, l’assemblea d’istituto non è una gentile concessione dell’autorità) ma deve essere su un altro tema.

Motivo, riferito alla stampa locale da uno studente: "Ha detto che la scuola non può sostituirsi ai genitori nell’educazione all’affettività e che per fare una cosa del genere occorre il consenso informato da parte dei genitori". È davvero insolito che un preside possa sindacare l’ordine del giorno di un’assemblea studentesca. Parlare in pubblico, in una sede preposta alla formazione, non è mai eversivo: la scuola esiste anche per sciogliere i nodi di temi complessi. L’assemblea è un luogo aperto.

Avrebbe discusso la storia di Malika, la ragazza rinnegata dalla famiglia per il suo orientamento sessuale, e ogni forma di violenza – fisica, psicologica, verbale – legata all’identità. Chiedere il consenso informato dei genitori – gli stessi coi quali spesso i ragazzi non trovano le parole per dirlo - è un testacoda della logica. Sarebbe stata istruttiva anche per il preside, l’assemblea di Martina Franca.

Concita De Gregorio, La Repubblica 28 aprile