sabato 5 giugno 2021

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Arriva l'estate e pure i soliti incendi

FERDINANDO COTUGNO


MILANO. Ci sono eventi che ecologicamente, politicamente e simbolicamente rappresentano punti di non ritorno. Per gli Stati Uniti (e non solo) la stagione degli incendi 2020 è stata uno di questi, il campanello di un allarme ormai troppo vistoso e rumoroso per essere ignorato. Sugellò la reputazione come «piromane climatico» di Donald Trump, che mentre gli ultimi fuochi si spegnevano perse le elezioni. Ha vinto Joe Biden, il moderato radicale, ed eccoci qui.

Intanto per la California si prepara un'altra estate molto difficile. La stagione degli incendi è iniziata in anticipo: sono già bruciati oltre 30 chilometri quadrati di foreste, l'anno scorso di questi tempi eravamo a 5. Ma il problema più grande quest'anno potrebbe non essere nemmeno il fuoco, ma l'acqua, o meglio, la sua assenza.

L'emergenza siccità è stata già dichiarata in due terzi delle contee della California. Un mese fa il governatore Gavin Newsom ha fatto un discorso stando in piedi sul fondo del lago Mendocino, un bacino artificiale completamente in secca dove normalmente Newsom sarebbe stato sotto almeno sei metri d'acqua. Acqua che, appunto, non c'è, e non c'è in tutto l'ovest degli Stati Uniti. Secondo i dati di United States Drought Monitor, l'84 per cento del West è in condizioni di siccità, il 47 per cento di estrema siccità. Nel New Mexico è arrivata agli agricoltori che prendono l'acqua dal Rio Grande una raccomandazione che suonava quasi come un implorazione: per favore non piantate nulla quest'anno se non è assolutamente necessario. Si scavano nuovi pozzi, si tagliano le forniture (è maggio ed è prestissimo, la domanda è cosa succederà a luglio), gli stati dell'ovest sono in pieno adattamento climatico.

Altro continente, altra siccità: siamo in Madagascar, la situazione è stata definita da World Food Programme e Fao catastrofica. In cinque degli ultimi sei anni le precipitazioni sono state sotto media, la siccità attuale è la peggiore degli ultimi quarant'anni, sta devastando i raccolti di riso, mais, cassava e legumi. Le persone sono allo stremo, la siccità si sta trasformando in carestia, si mangia argilla mista a succo di tamarindo per resistere, fa sapere a Climate Home News un dirigente locale del World Food Programme.

Nella classifica Global Climate Risk2020 delle nazioni più vulnerabili alla crisi climatica il Madagascar era al quarto posto e significava esattamente questo.

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Domani, 23 maggio