SOSTENERCI E’ SENTIRE LA COMPAGNIA DI DIO NEL NOSTRO CAMMINO!
G. Eccoci insieme, o Dio, anche stasera a spezzare il pane, a pregare, a riflettere sulle scritture.
Di tutto questo Ti ringraziamo.
Il dono di una Comunità è eccezionale: ci permette di sentirci uniti e unite e di ricordarci che Tu accompagni e sostieni la nostra vita, tutti i giorni.
Letture bibliche:
Salmo 22
«Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia
salvezza»:
sono le parole del mio lamento.
Dio mio,
invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo
riposo.
Eppure
Tu abiti la santa dimora,
Tu, lode di Israele.
In
Te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e Tu li hai
liberati;
a
Te gridarono e furono salvati,
sperando in Te non rimasero delusi.
Ma
io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio
popolo.
Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le
labbra, scuotono il capo:
«Si è affidato al Signore, lui
lo scampi;
lo liberi, se è suo amico».
Sei
Tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto
di mia madre.
Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal
grembo di mia madre sei Tu il mio Dio.
Da
me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi
aiuta.
Mi
circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
Spalancano
contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
Come
acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio
cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
È
arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata
alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
Un
branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno
forato le mie mani e i miei piedi,
posso contare tutte le mie
ossa.
Essi
mi guardano, mi osservano:
si dividono le mie vesti,
sul mio
vestito gettano la sorte.
Ma
Tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
Scampami
dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
Salvami
dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
Annunzierò
il Tuo nome ai miei fratelli,
Ti loderò in mezzo
all'assemblea.
Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia
gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di
Israele;
perché Egli non ha disprezzato
né sdegnato
l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma,
al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
Sei
Tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti
davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno
saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
«Viva il loro
cuore per sempre».
Ricorderanno
e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si
prostreranno davanti a Lui
tutte le famiglie dei popoli.
Poiché
il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
A Lui
solo si prostreranno quanti dormono sottoterra,
davanti a Lui si
curveranno
quanti discendono nella polvere.
E
io vivrò per Lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà
del Signore alla generazione che viene;
annunzieranno la sua
giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del
Signore!».
Vangelo di Marco dal cap. 14,1 al 16,8
Riflessione di Tiziana e interventi liberi.
Brevi
riflessioni basate su:
Commento di Lidia Maggi e Luciano Locatelli
“In memoria di lei” di Elisabeth Schussler Fiorenza
“Il vangelo di Marco” di Drewermann
Siamo
alla conclusione del Vangelo di Marco, la narrazione si fa più
distesa ma anche più densa.
Il fulcro del racconto è la PASSIONE: un parola che usiamo sia passivamente nel senso di patire, sia attivamente nel senso di operare in maniera appassionata.
L’inizio del cap. 14 è l’anticipazione della tragedia che succederà.
Segue il racconto dell’unzione di Betania (14,3-9).
Siamo di nuovo a Betania, luogo di accoglienza per Gesù, in casa di Simone il lebbroso. Un luogo quindi di contrapposizione ai luoghi sacri, al tempio, perché luogo “impuro”, in quanto abitato da un lebbroso.
Arriva una donna, senza nome nel vangelo di Marco (mentre Giovanni la identifica con Maria di Betania), che versa un unguento prezioso sul capo di Gesù. Simbolicamente è un anticipo dell’unzione della sepoltura, ma è anche l’unzione regale del vecchio testamento che veniva fatta dai profeti ai re degli ebrei: Gesù è l’unto, è il Cristo.
Questo gesto viene fatto da una donna: lei sola riconosce l’importanza della scelta di Gesù che lo porterà però alla morte.
Interessante notare il contrasto: mani delicate di donna che accarezzano e curano un corpo che di lì a poco sarà straziato dalla tortura e dalla crocifissione. Da un lato una bontà premurosa e dall’altro il sadismo dei tormenti.
Alcuni discepoli dissentono dal gesto: meglio sarebbe stato vendere il prezioso unguento e dare i soldi ai poveri.
Ma Gesù difende la scelta della donna che ha riconosciuto la vera missione di Gesù e simbolicamente lo prepara a ciò che sta per succedere.
“Dovunque sarà predicato l’evangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei”
E invece no: lei sarà dimenticata dalla storia, discepola senza nome. Ci ricordiamo del nome del traditore ma di lei non sappiamo nulla: cancellata dalla storia perché donna.
Eppure le discepole sono quelle che ben avevano compreso il senso del ministero di Gesù, che non era di governo e gloria regale, ma diakonia, cioè servizio.
CENA PASQUALE
Nel momento dell’organizzazione della cena, Gesù parla di sè stesso come Maestro: difatti egli utilizzerà la cena come momento di insegnamento.
Durante la cena annuncia il tradimento, senza dire il nome del traditore, ma facendo sempre riferimento al gruppo (uno dei dodici). Vi è una corresponsabilità di tutto il gruppo; alla congiura esterna dei sacerdoti, si affianca una congiura interna.
Inoltre Gesù afferma che sarà abbandonato da tutti, non solo da Pietro che farà addirittura finta di non conoscerlo. Ma forse è proprio vero che Pietro non ha capito e conosciuto veramente Gesù, quindi tradendo afferma involontariamente la verità.
IL GETSEMANI (cap. 14,32-42)
I sentimenti dominanti sono lo spavento e l’angoscia. Siamo nel pieno del linguaggio dei Salmi.
Tutti si addormentano: Gesù prega solo e siamo solo noi lettori che prendiamo conoscenza di questa preghiera.
Tutti dormono: una comunità che non è in grado di vegliare, che non si accorge del dramma, come spesso ci succede: non siamo in grado di vegliare sui drammi del mondo, ci viene più facile addormentarci, non renderci conto della gravità delle situazioni.
Questo è un brano di grande sofferenza interiore. Gesù è terrorizzato dalla morte, di cui sarà stato certamente consapevole che potesse avvenire.
Forse avrebbe potuto fuggire facilmente ma non lo fa, rimane accettando di andare fino in fondo al sacrificio.
Questi brani sono intrisi di citazioni dall’antico testamento, a significare il legame simbolico che diventa reale nella vicenda del profeta Gesù.
Nel versetto 26 di dice esplicitamente che cantarono i Salmi della festa, prima di andare al monte degli Ulivi: sono i Salmi Hallel, (che significa lode) dal 113 al 118, cantati nelle occasioni di festa. In occasione della Pesach i primi due si cantano prima della cena, gli altri quattro dopo il pasto.
Drewermann, nel capitolo sulla notte del Getsemani, espone una riflessione sul fatto che Gesù possa aver perso completamente la fiducia in Dio.
Questa posizione espressa chiaramente dal poeta Rainer Maria Rilke con la sua poesia “L’orto degli olivi”:
……Dopo tutto anche questo. Ed è la fine.
Adesso devo andare, mentre accieco,
e perché mai Tu vuoi ch’io debba dire
che Tu esisti, se più non ti ritrovo.
Io non ti trovo più. Non sei in me.
E non negli altri. Non in questa pietra.
Io non ti trovo più. Io sono solo………..
Smarrimento di sé, abbandono di Dio, ma sappiamo in realtà la risposta alla domanda “Cosa può fare Dio?” Dio non può fare nulla di fronte alla malvagità dell’umanità.
Il vangelo di Marco è il Salmo 22 rovesciato: all’inizio nel Salmo c’è il grido dell’abbandono ma la conclusione è la promessa del Regno. Esattamente il contrario di Marco, ma la promessa è quella che Gesù ci attende sulle strade di Galilea (cap. 16,7).
Intervento
di Mara
Diverse esperienze di dolore attraversano la nostra vita e quando ci siamo dentro cogliamo spesso anche la necessità della solitudine o l’indicibilità della sofferenza.
Gesù è solo nel Getsemani, non può essere consolato dai discepoli che dormono ma anche perché Lui sa di dover passare quel momento da solo, nessuno può sostituirsi a Lui in quel momento, anche se forse una carezza, una parola dolce potrebbero tenerlo ancorato alla vita..
Nella sottolineatura della solitudine si accentua per contro un’attesa grande di conforto, che potrebbe venire da parte dei discepoli, ma che non trova corrispondenza, infatti essi nel Getsemani dormono e poi quando arrivano le guardie fuggono.
Il vangelo di Marco si sofferma sui sentimenti che prova Gesù: nella passione Gesù è un uomo che ha paura e che vorrebbe allontanare la prova che l’attende, addolorato nel contempo per l’abbandono e il tradimento dei suoi.
Anche noi a volte abbiamo attese nei confronti degli altri, che arriviamo ad incolpare se non ci consolano, non comprendono o non trovano le parole giuste per starci vicino.
Qual è il racconto della sofferenza, quali sono le parole che noi adoperiamo e che ci danno conforto? A volte si tratta di cronaca del fatto occorso, che può portare con sé una specie di svuotamento di energia; altre volte la partecipazione accorata delle persone care consentono un’effettiva condivisione, non semplice né scontata.
Nella parte di vangelo di Marco in cui si parla della donna che versa l’olio profumato sul capo di Gesù, viene valorizzato il silenzio che accompagna questo suo gesto e che vale più di tante parole; Gesù ne apprezza, infatti, il significato al di là di quanto esso può dire agli astanti, che infatti ne calcolano soltanto il mancato valore monetario.
Proprio in questi giorni una nostra collega ha perso improvvisamente la sorella e si è chiusa nel silenzio, rinviando telefonate e visite. Ho letto una frase che mi ha colpita, appropriata alla situazione: ‘ proteggere il proprio dolore’. Fa pensare che anche il dolore va protetto fino al momento in cui si è pronti alla condivisione, e che questa, anche se desiderata, richiede un movimento attivo verso gli altri (e viceversa) del cuore e della testa..
Gesù attinge forza dalla fede in Dio e ci incoraggia a non smarrirci e ad appoggiarci in quei momenti alla preghiera per non soccombere.
PREGHIERA EUCARISTICA
1.Ricordiamo, o Dio, questa donna che non ha tenuto niente per sé, ha rotto il vasetto pur di utilizzare tutto l’unguento prezioso per ungere Gesù.
2.Ha fatto ciò che era in suo potere.
T. Aiutaci, o Dio, Tu che ci sostieni sempre, a donare nelle situazioni che la vita ci presenta, ciò che possiamo fare, tenendo conto della nostra storia, delle nostre capacità e delle nostre possibilità.
1. Anche un piccolo aiuto quando lo doniamo o lo riceviamo, fa la differenza.
2. Grazie, o Signore, quando noi nella necessità abbiamo ricevuto un segno della Tua presenza in un piccolo gesto, in una telefonata, in un aiuto concreto.
T. Tutto viene da Te e dal Tuo Amore.
1. I discepoli avevano abbandonato Gesù nel Getsemani.
Gesù si è sentito abbandonato da Dio sulla croce.
Gesù si sarà sentito estremamente solo…
2. Anche noi abbiamo vissuto momenti in cui ci siamo sentiti abbandonati, anche se in fondo sapevamo che Tu eri accanto a noi.
T. Passata la tempesta del nostro cuore e del nostro esistere,
abbiamo sempre visto risplendere il Tuo arcobaleno e di questo Ti ringraziamo.
UN MOMENTO DI SILENZIO
MEMORIA DELLA CENA
G. Eccoci, o Dio di Gesù, a compiere il gesto di spezzare il pane. Quante volte lo spezziamo in famiglia, con gli amici e le amiche. Oggi lo facciamo in modo particolare per ricordare Gesù. Spezzando il pane noi rinnoviamo la fiducia in Te, o Dio, sapendo che se ci affidiamo a Te, la nostra vita può cambiare.
T. Gesù prese un pezzo di pane e dopo aver pronunciato la preghiera di benedizione, lo divise tra le persone presenti e disse: “Prendete e mangiatene, la mia vita è come questo pane; Dio mi ha aiutato a condividerla con le sorelle e i fratelli che ho incontrato, fate così anche voi”. Poi prese una coppa di vino, la fece passare tra loro dicendo: “Bevetene tutti, in attesa che Dio realizzi le sue promesse. Il modo migliore per non dimenticarvi di me è che facciate come vi ho insegnato”.
PREGHIERA DI CONDIVISIONE E COMUNIONE.
PADRE NOSTRO.
Preghiere spontanee
BENEDIZIONE E AUGURIO
“Io ero insensato e non capivo,
stavo davanti a Te come chi non vede.
Ma tu mi hai preso per la mano destra.
Mi guiderai secondo i Tuoi disegni
e poi mi accoglierai nel Tuo amore.
Per me il senso della vita è camminare con Te
e narrare il Tuo amore a chi incontro”.
(Dal Salmo 73).
Per la Comunità Cristiana di base di Piossasco: Tiziana, Mara M.Grazia B.