lunedì 14 giugno 2021

COMUNITA' PERSEVERANTI

 COMUNITA’ PERSEVERANTI

“E la donna fuggì nel deserto. Dove ha un luogo preparato da Dio per esservi nutrita per milleduecentosessanta giorni” (Apoc. 12:6). Per la comunità – la donna – c’è dunque una lunga stagione di deserto.

In questo tempo Dio non abbandona la comunità: le parlerà al cuore (Os. 2:16), le sarà padre amoroso (Os. 11) e pastore (Is. 40:11) ed essa impara a vivere soltanto della sua grazia, della manna e dell’acqua che sgorga dalla roccia. I tempi li conosce solo il Padre. A noi tocca perseverare, nella ricerca di una esistenza cristiana elementare, fatta di lotta e di preghiera.

Che importa se noi, uscendo “fuori dall’accampamento” (Ebr.13:13), potremo tutt’al più “vedere e salutare da lontano le promesse, senza averle conseguite” (Ebr. 11:13)? La fede non è sempre, come per Abramo, ubbidire ad una chiamata, uscire da una terra conosciuta senza sapere dove si va, abitare nelle tende e aspettare quella città di cui è architetto e costruttore Dio stesso (Ebr. 11:8-10)?

In questa lunga marcia, tra il sangue del Calvario e il fiume rosso della passione secolare dei proletari, noi portiamo anche il nostro contributo, tenendo lo sguardo fisso a Gesù di Nazareth e portando la bandiera della speranza. Mentre portiamo la bandiera rossa, non dimentichiamo chi è per noi e per il mondo il volto di Dio svelatosi in Gesù di Nazareth.

Ma bisogna evitare ogni illusione: siamo disposti a portare la croce ogni giorno e seguirlo (Luca 9:23)? La vita cristiana non è far quattro passi con Gesù di Nazareth, ma impegnare tutta la vita dietro di lui. Gesù lo dice con estrema chiarezza: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” (Luca 9:62).

In questo programma di perseveranza non dimenticheremo la sua promessa: “allora il deserto diventerà un giardino…” (Isaia 32:15), ma soprattutto sapremo ogni giorno guardare a Colui che è la nostra salvezza:

Non lo sai, non l’hai conosciuto?

Un Dio eterno è Yahvé

che ha creato i confini della terra.

Egli dà forza a chi è stanco

accresce il vigore di chi è senza forza.

I giovani s’affaticano e si fiaccano

e gli atleti alla fine vacillano.

Coloro invece che sperano in Yahvé

rinnovano le loro forze.

Spuntan loro come all’aquila le ali,

corrono senza stancarsi

e camminano senza affaticarsi.

(Isaia 40:28-31)

Scrissi queste righe il giorno 10 dicembre del 1971 e poi furono inserite a conclusione del mio libro “Una fede da reinventare” (Torino 1975) che respinto dall’Editrice Cittadella nel 1973, trovò accoglienza presso le Edizioni Claudiana. Le ripropongo oggi perché la perseveranza è un cammino difficile, ma necessario se si vuole costruire qualcosa di comunitario.


Franco Barbero