Gli omosessuali cattolici contro «l’ingerenza» del Vaticano
Luca Kocci
Il Manifesto
26.06.2021
Oltre
al polverone politico-mediatico dei giorni scorsi, con tanto di
intervento del premier Mario Draghi in Senato e le precisazioni del
cardinale segretario di Stato Pietro Parolin per ribadire che l’Italia
«è uno Stato laico», la Nota verbale sul ddl Zan inviata dalla
Segreteria di Stato vaticana all’ambasciatore italiano presso la Santa
sede ha provocato le reazioni della comunità delle persone omosessuali
cattoliche.
Si tratta di un mondo vasto, che conta associazioni, reti
nazionali e oltre quaranta gruppi locali e che, ormai da anni, non vive
più nelle “catacombe” ma si è conquistato spazi, sebbene limitati, anche
in alcune diocesi e parrocchie.
«L’intervento
della Segreteria di Stato vaticana si configura come una vera e propria
ingerenza nell’attività del Parlamento italiano che non deve mai farsi
influenzare da obiettivi diversi da quello di dare forma alla legittima
volontà del popolo italiano», si legge in una lettera aperta per
l’approvazione «urgente» del ddl Zan sottoscritta da tutti questi gruppi
e dalle associazioni dei genitori con figli e figlie lgbt, ma anche da
diverse Comunità cristiane di base (l’Isolotto di Firenze, San Paolo di
Roma e molte altre), da qualche prete e da tanti credenti.
Anche
ai tempi dell’approvazione della legge Mancino, che punisce chi «incita
o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici,
nazionali o religiosi», c’era chi sosteneva «che quella legge limitava
la libertà di espressione», scrivono le associazioni cattoliche lgbt.
Paure che però «si sono rivelate infondate», perché «nel sistema
giuridico italiano ci sono gli anticorpi giusti per difendere la libertà
di espressione e per distinguere l’incitamento alla violenza e all’odio
dalla formulazione di giudizi».
Non si capisce, quindi, «come mai
queste stesse paure siano sollevate dai vertici della Chiesa cattolica
che, proprio perché cattolica, cioè universale, dovrebbe essere
particolarmente attenta all’accoglienza e al rispetto nei confronti di
qualunque minoranza».
«Crediamo che
questa sia, da parte del Vaticano, l’ennesima occasione persa per
mostrare vicinanza a categorie di persone che, come dimostrano ancora
recenti fatti di cronaca, si trovano a subire episodi ricorrenti di
discriminazione e violenza», scrivono, in un’altra lettera aperta le
reti nazionali Progetto giovani e Progetto adulti cristiani lgbt. Le
quali sottolineano come il ddl Zan non preveda «alcuna compromissione
della libertà di espressione» né forme di «indottrinamento gender nelle
scuole».
Che sono poi le due preoccupazioni sollevate dalla Segreteria
di Stato.
«Con questa nostra “nota” –
concludono le associazioni – speriamo di alleviare almeno in parte il
dolore di quanti cadono sotto il peso del giudizio di una Chiesa che
ancora vorrebbe costringerli a scegliere tra chi sono e ciò in cui
credono». Molte e molti lgbt credenti – questo si legge fra le righe –
sono pronti a lasciare una Chiesa cattolica che non li vuole.