Cartabia: "Magistratura in crisi ci vorrebbero tanti Livatino"
Federico Capurso
La Stampa 21/6
Di
fronte alla crisi in cui è sprofondata la magistratura italiana, la
Guardasigilli Marta Cartabia non si nasconde dietro «parole di
convenienza» e invoca la forza dei "buoni modelli".
Se da una parte
emergono storture e scandali, dall'altra «si d
evono valorizzare di più i
tanti Livatino in silenzio», dice dal palco del festival di Taormina
Taobuk.
Lo rievoca più volte, il pm Rosario Livatino, vittima della
mafia e beatificato, durante l'incontro con Benedetta Tobagi sulla
giustizia, perché «oggi abbiamo bisogno di identificare giudici così,
che esistono in Italia e svolgono una funzione nascosta, ma in modo
dedito, con disciplina e onore, e che vengono però travolti e coperti
dai fatti più clamorosi».
Tornare a questo esempio, prosegue Cartabia,
«è un desiderio che va di pari passo con la fase di crisi che sta
attraversando la magistratura. Una crisi di credibilità e soprattutto -
ai miei occhi più grave - di fiducia dei cittadini». Si deve «fare di
tutto» aggiunge la ministra, affinché «il giudice torni ad avere quella
statura che la Costituzione gli chiede nel momento del giuramento».
Le
parole di Cartabia arrivano in un momento delicatissimo per il mondo
della giustizia, stretto tra una magistratura lacerata dagli scandali e
un grande impianto di riforme pronto ad essere discusso in Parlamento. «
Tanto stiamo facendo su mille fronti», dice infatti Cartabia, e con
«diversi cantieri per le riforme, che sono enormi per vastità di
materie». In ballo c'è la revisione del processo penale, con le
modifiche alla prescrizione, ma anche la necessità di ripensare il
Consiglio superiore della magistratura: «Cambieremo tutto ciò che si
deve cambiare sulle sanzioni disciplinari, sui sistemi elettorali, sulle
progressioni di carriera», annuncia con sicurezza Cartabia. Eppure,
aggiunge, «siamo consapevoli che tutto ciò che verrà fatto non basterà.
Perché c'è bisogno di qualcosa che vada oltre la cornice normativa di
come si svolge la funzione giurisdizionale».
Le
parole di Cartabia vengono prese come un assist dal segretario della
Lega Matteo Salvini, impegnato a presentare con i Radicali i sei
referendum sulla giustizia: «Ha ragione il ministro Cartabia, che parla
di magistratura in crisi di credibilità e di fiducia – twitta il leader
leghista –. La risposta possono darla governo e Parlamento con le
riforme, e i cittadini con i referendum sulla giustizia». Ma
l'Associazione nazionale dei magistrati, sul tema referendario, continua
ad alzare un muro: «Legittimo il quesito, ma temiamo per i diritti dei
cittadini». Nel merito, esprime «forte preoccupazione» per le modifiche
in tema di custodia cautelare, di responsabilità civile dei magistrati e
di separazione delle carriere: «Rischiano – spiega in una nota l'Anm –
di condurre a una magistratura meno indipendente e a un pubblico
ministero sganciato dalla giurisdizione e privato dei compiti di
garanzia che l'ordinamento gli riserva».