Mare bollente in un secolo salito di 4 gradi
— Pasquale Raicaldo
NAPOLI — Cinquanta giorni in più di caldo intenso all’anno, rispetto all’inizio del secolo scorso, e una proiezione che, nel 2080, prevede fino a 90 giorni consecutivi di ondate di calore: Napoli rischia di diventare una delle città simbolo del global warming. «Questi dati non ci sorprendono », spiega il meteorologo Vincenzo Capozzi. «Da fine ’800 la temperatura in città è aumentata di 1.7 gradi nei valori minimi e di 1.3 in quelli massimi. L’incremento più significativo a maggio e settembre: l’estate è più lunga». Non c’è da gioirne: aumentano gli eventi climatici estremi, 15 nel decennio 2010-2020, con danni alle infrastrutture e vittime. «Insieme alle emissioni di gas serra, la città paga le conseguenze della cementificazione selvaggia, che incide sull’aumento delle temperature minime — spiega Capozzi — e del riscaldamento del mare». «Le acque superficiali si sono riscaldate di 2.5 gradi negli ultimi 30 anni, fino a 4 nell’ultimo secolo.— spiega il presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn, Roberto Danovaro — E negli ultimi 15 anni registriamo un riscaldamento anche di quelle profonde: circostanze che favoriscono lo sviluppo dei fenomeni meteorologici estremi, l’invasione di specie aliene e la diffusione di epidemie negli ecosistemi».
La neve diventa sempre più rara e il Po è secco
— Valentina Acordon
TORINO — Basta concentrarsi sugli ultimi cinquant’anni per scoprire quanto il clima di Torino sia cambiato. La plurisecolare serie storica di Torino, curata dalla Società meteorologica italiana, permette di confrontare il clima attuale (trentennio 1991-2020) con quello dell’infanzia e della gioventù della generazione adulta (1961-1990). E infine con l’ultimo decennio (2011-2020). A Torino il riscaldamento sta già correndo a velocità più che doppia rispetto all’aumento di temperatura globale. Ormai consideriamo massime di 30-33 °C un caldo estivo non eccessivo perché le ondate di calore stanno aumentando di intensità e frequenza. Nel 1961-90 le temperature salivano sopra i 35 °C circa 2 volte ogni tre anni, un valore quadruplicato negli ultimi trent’anni e diventato otto volte più frequente negli ultimi dieci. I giorni di gelo (minima sotto 0°C) sono passati dai 43 all’anno nel 1961-90 a 27 nel 1991-2020, fino a meno di 18 negli ultimi dieci anni e le giornate di gelo intenso (sotto i -5°C) si sono ridotte di quasi cinque volte. Il diverso regime di precipitazioni, unito all’aumento della temperatura che relega la neve a quote più elevate in montagna e ne accelera la fusione nei mesi primaverili, si ripercuote sul livello del Po, ormai secco durante l’estate.