venerdì 15 ottobre 2021

BENE...TUTTO BENE?

 BENE

Bene, si comincia? Oppure bene finisce-una storia, un film.Non facciamo altro tutto il giorno che dire: "bene, tutto bene", rispondere: "bene" e spargerlo a pioggia su ogni domanda-come stai, com'è andata? Rassicurandoci fra noi beffardamente, ”ti trovo bene!" Oppure offrendoli senza misura: "auguri di ogni bene! Abbiamo anche esagerato, in slancio e profezia e lo abbiamo urlato dei balconi, scritto sui teli, imprigionati dal virus: "andrà tutto bene!”. Abbiamo bisogno di crederlo, di dirlo. Porta bene, come un mantra.E’ l'avverbio più economico in ogni conversazione, due sillabe e sei a posto, minimo sforzo massimo risultato, dalla lingua finta o sociale a quella intima e sentimentale. Ti voglio bene. Persino un mondo di bene. Ogni bene. C'è stato un tempo dove dire: "Ti voglio bene" dava i brividi a chi lo sentiva, era una frase che affiorava dal buio, nasceva nelle viscere e si ingrottava in gola e infatti rompeva la voce, la arrochita, tremava come una rivelazione. Eravamo così timidi, pudichi, spaventati. Poi è arrivata la sigla, il comodissimo Tvb, impilabile, universale, ergonomico. E Ti Voglio Bene è diventato un saluto, come dire ciao, arrivederci, pronto e veloce per tutti, amici di un giorno i conoscenti, senza azzardo e senza contenuto. Ma questa è una storia strana perché bene è una parola anfibia.  Ha due vite. Al singolare è l'anima, al plurale è il suo contrario: è materia. Il bene è grazia, i beni sono patrimonio. Terreni, soldi, proprietà. Forse nessuna parola come questa la dice lunga sulla nostra ambivalenza di umani in cerca di appigli e di auguri, di conforto e di monete d'oro."Bene.se mi dici che ci trovi anche dei fiori-in questa storia-sono tuoi" cantava De Gregori (e comunque i fiori erano nella vasca). Prendiamoli, così andrà tutto bene. E tutto è bene quel che finisce bene la consolazione più gaia e folle mai inventata. Ma così benefica.

Elvira Seminara- 10 ottobre l'Espresso