lunedì 25 ottobre 2021

La benedizione di Viganò


Se in Spagna i cristoneofascisti trovano una sponda in alcuni esponenti del clero spagnolo, in Italia l'investitura ecclesiale viene da personalità come monsignor Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti e oggi apertamente critico verso papa Francesco. In occasione della manifestazione di domenica scorsa, il prelato ha inviato un videomessaggio ai manifestanti riuniti in piazza del Popolo: «Usciamo dal labirinto comprendendo che è in atto una guerra mondiale, combattuta non con armi reali, ma con armi non convenzionali, come la censura delle informazioni, l'asservimento dei medici, la complicità di politici, magistrati e forze dell'ordine. Una guerra tra luce e tenebre, tra bene e male».

Nel suo discorso, l'ex nunzio ha proposto come soluzione un «filo di Arianna» caratterizzato dalla difesa dei seguenti valori: «La famiglia, il tessuto sociale e religioso della nazione, la nostra cultura, che è ineludibilmente cristiana, cattolica e romana». Un'analogia stringente con i valori sotto attacco così presentati da Meloni nel suo intervento a Madrid: «Famiglia, identità sessuale, spiritualità cristiana, lavoro, frontiere, storia, libertà di espressione, patria».

Ma la storia insegna che elementi dal peso apparentemente spirituale possono svuotarsi di senso senza un adeguato riconoscimento ecclesiastico. Come la venerazione della Madonna del manganello, presunta protettrice dei fascisti a cui erano state dedicate diverse statue in Calabria nel Ventennio: in quel caso, sotto una parvenza di sacro erano nascoste delle insidie.

 

Marco Grieco, Domani 14 ottobre