domenica 17 ottobre 2021

Non è l'esegesi la cosa più importante

Shim'on suo figlio dice: Per tutta la mia vita sono cresciuto in mezzo a sapienti, e non ho trovato niente di meglio per l'uomo che il silenzio. Non è l'esegesi la cosa più importante, ma la prassi, e chi parla troppo è causa di peccato.

Niente di meglio per l'uomo che il silenzio: se il silenzio si addice anche ai sapienti, quanto più agli sciocchi (ARNA 22)!

Non è l'esegesi la cosa più importante, ma la prassi. Né la sapienza conduce alle parole, né le parole conducono alla sapienza, ma solo la prassi (ARNA 22). Vuol dire che uno non deve insegnare a fare l'esegesi dei precetti, senza che lui stesso li metta in pratica; ma prima li compia e poi li insegni anche agli altri, come hanno detto i sapienti – il loro ricordo sia in benedizione – (bJevamot 63b): Belle son solo le parole che escono dalla bocca di chi le mette in pratica (R. Jonà)!

E chi parla troppo è causa di peccato, come è detto: "Nel molto parlare non manca la colpa" (Pr 10,19), ed è pure detto: "Anche lo stolto, se tace, viene contato come un sapiente" (Pr 17,28) (ARNA 22). Questo lo dice di chi parla della Torà, perché un uomo non deve moltiplicare le sue parole quando si tratta di halakhà, ma prima deve darsi il tempo per riflettere, e poi parlare con misura e senza precipitazione, poiché "nel molto parlare non manca la colpa". Rifletta a questo e (non) sia causa di peccato, quando deve prendere una decisione legale. Infatti questa massima è stata posta dopo quell'altra: Non è l'esegesi la cosa più importante, ma la prassi, che si riferisce senza dubbio alla Torà, proprio per dimostrare che anche questa riguarda le parole dette a proposito di Torà (R. Jonà).

 Detti di Rabbini, pag. 79