LA STRADA, IL GRIDO VERSO LA LIBERTA'
E
giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli
e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo
la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno,
cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi
pietà di me!". Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli
gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di
me!". Allora
Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il
cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!". Egli,
gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora
Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a
lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!". E Gesù gli
disse: "Và, la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò
la vista e prese a seguirlo per la strada. (MARCO 10,46 - 52)
LA
STRADA
Cara
amica e caro amico che leggi e mediti con me questa pagina del
Vangelo, anche a voi piace camminare per la strada? Quando non sono
costretto a usare bus, treni o aerei e posso camminare lungo le vie
della mia bella città, sento un grande benessere, mi piace salutare
la gente, fermarmi, abbracciare, scambiare quattro battute, sostare
al semaforo....... Camminare è la mia prima medicina...
E poi
penso che lungo la strada della vita anch'io ho sentito mille volte
il mio cuore rinascere. Come a Bartimèo, così anche a me la strada
ha regalato gli incontri più profondi, più fecondi, più difficili:
quelli che hanno cambiato la mia vita e continuano a
"sconvolgerla".
Davanti
a questa pagina siamo ben coscienti che i racconti di miracolo non
sono resoconto di cronaca o nitide fotografie di fatti particolari,
ma contengono una profonda verità: nell'incontro con Gesù, profeta
e taumaturgo, avviene qualcosa di radicale, la vita cambia.
Anche
la sezione precedente del Vangelo di Marco era terminata con la
guarigione del cieco di Betsaida, rappresentante di tutti i discepoli
che hanno bisogno di essere guariti dalla loro cecità interiore per
poter comprendere le prospettive della predicazione di Gesù e il
messaggio del regno di Dio.
Qui incontriamo un altro cieco.
Non è un caso. I discepoli sono giunti all'ultima tappa del viaggio
verso Gerusalemme e presto Gesù affronterà la grande prova.
Solo
chi riceve il dono di una nuova e radicale guarigione può sopportare
lo "scandalo" della passione e della crocifissione di Gesù.
Se riusciamo a identificarci in questo cieco, come discepoli e
discepole smarriti e bisognosi di ricevere nuova luce, allora il
Vangelo ci offre una lezione preziosa.
Nel grido di Bartimèo c'è il riconoscimento del bisogno di guarigione di cui il cieco è ben consapevole. Ma c'è anche e soprattutto la voglia di uscire "dal ciglio della strada" per imprimere una svolta alla propria vita. Questo "gridare ancora più forte", mentre molti lo sgridavano per farlo tacere, documenta la consapevolezza lucida ed ostinata di Bartimèo. Egli ha capito che l'incontro con Gesù può cambiare la sua vita e non vuole lasciarsi sfuggire questa occasione.
MA C'E' GRIDO E C'E' SCHIAMAZZO
Con il grido Bartimeo cerca la liberazione dalla sua marginalità e dalla sua sofferenza. Ma oggi, sempre di più, c'è chi urla, sbraita, fa propaganda, alza la voce dicendosi portatore di un rinnovamento, paladino dei diritti dei più deboli mentre cerca consenso predicando illusioni e praticando esclusione del debole, del migrante, e dello straniero.
Questa canea non ha nulla in comune con il grido di Bartimeo, ma si presenta dai nuovi pulpiti delle piazze e delle televisioni parlando a nome di tutto il popolo mentre rappresenta molto concretamente gli interessi di una nuova casta molto peggiore delle precedenti. Dunque...c'è grido e grido ed occorre saper distinguere .
TACI
Quando
qualcuno vuole intraprendere nuovi sentieri di felicità, di
responsabilità e di impegno è facile che si trovi attorno molte
persone che lo invitano a starsene in silenzio, a "non
agitarsi", a continuare a "mendicare", cioè a
dipendere e a vivere nella mediocrità. a chi vuole continuare a
vivere di collaudate tradizioni e di comode abitudini fanno molta
paura le persone che acquistano un nuovo sguardo, nuovi occhi sulla
realtà, sulla chiesa, sulla società e vogliono camminare con le
proprie gambe e prendere in mano la loro vita.
C'è sempre,
purtroppo, chi vuole soffocare il grido di libertà, di gioia e di
speranza. Si incoraggiano tante chiacchiere inutili, oziose e idiote
e si cerca, anche nella chiesa, di spegnere quelle voci che "gridano"
e disturbano il normale svolgimento delle attività ecclesiastiche o
aiutano ad aprire gli occhi su aspetti che si vorrebbero tenere
nascosti.
Il Vangelo di Luca riporta un episodio analogo:
"Maestro, fà tacere i tuoi discepoli!". Ma Gesù rispose:
"Vi dico che se taceranno costoro, si metteranno a gridare le
pietre" (Lc. 19, 39 - 40)
Oggi c'è un grido da ascoltare:
quello dei "migranti" che, fuggendo dalla fame e dalla
miseria, cercano una strada per sopravvivere. Noi, nazioni
democratiche (che umorismo amaro!!), facciamo di tutto per non
accoglierli e il mare è diventato un immenso cimitero.
LA
CHIESA DEL SILENZIO
Esiste
qui da noi la chiesa del silenzio: tutti obbedienti e chini ai sacri
pastori. Parlano solo loro, fanno e disfanno tutto a loro piacimento.
Parlano di tutto "dall'alto del cielo" dei loro
troni.
Ohè, diamoci una mossa. La chiesa non è un'azienda in
mano all'amministratore delegato, ma la comunità dei liberi figli e
figlie di Dio.
Lo stile che la gerarchia sta imponendo è la
negazione della libertà. Uno perché ha la parrocchia, l'altro
perché ha la cattedra, l'altro per salvare l'associazione, l'altro
per non turbare "i fedeli..." tutti praticano
l'allineamento ed eseguono gli ordini...
Preti, teologi,
laici, uomini e donne... Tutti abbiamo la responsabilità di creare
una comunità libera e responsabile, non "silenziata" ed
obbediente.
Si tratta di un fenomeno galoppante. Nel frastuono
mediatico, nel chiasso generalizzato diventa difficile ascoltare il
grido e percepire le voci che pure le donne, i precari, gli
omosessuali alzano nelle vie del mondo e anche nelle chiese.
CORAGGIO, ALZATI, TI CHIAMA
La
speranza c'è. Accanto a chi vuole farlo tacere, c'è anche chi lo
sollecita ad avere fiducia, chi gli fa giungere la voce di Gesù che
lo invita ad avvicinarsi. Se "molti", dice il vangelo, lo
rimproveravano perché tacesse, almeno alcuni si sono dissociati dal
coro.
Questa è una grande speranza. Come nella società
occorre dare coraggio e soprattutto ascolto al grido dei poveri, così
nella chiesa può diventare sempre più importante ascoltare le voci,
in realtà un po' scarse e troppo sommesse, di chi si dissocia dal
cattolicesimo gerarchico.
Che bella figura credente è questo
Bartimèo! Quando riesce a farsi sentire (anche perché Gesù sa
ascoltare il suo grido e trascura le voci dei suoi "silenziatori",
degli addetti al soffocamento delle voci scomode) getta via il
mantello, balza in piedi e si dirige verso Gesù, pronto per una vita
nuova.
Qui Bartimèo lascia il suo mantello, lascia il ciglio
della strada, smette di mendicare. Anzi, dopo l'incontro con Gesù
che gli apre gli occhi, che gli offre una nuova prospettiva di vita,
egli "si mise a seguirlo per la via". Si lasciò
coinvolgere. Può essere comodo restare ai bordi della strada. Ci si
ritaglia una nicchia, non ci si espone, non ci si coinvolge in prima
persona, si gioca al risparmio.
La pagina del Vangelo è un
invito a tuffarsi fiduciosamente nella strada di Gesù, a perdere i
tratti della persona equidistante. Il mondo e le chiese cristiane
hanno bisogno di tanti Bartimèo perché di acqua tiepida ce n'è già
troppa. Non è onesto limitarsi a enumerare le colpe dell'istituzione
ecclesiastica. Io, in prima persona, devo prendermi la responsabilità
senza nascondermi nell'alibi delle responsabilità altrui.