mercoledì 24 novembre 2021

DALLA RUBRICA IL CAFFE'

Prima l’italiano

In una petizione che ha già quasi raggiunto le quarantamila firme, molti studenti dell’ultimo anno delle superiori chiedono al ministro dell’Istruzione di non reintrodurre, negli esami di maturità, le prove scritte sospese dal 2020 a causa della pandemia. Hanno ragione. Al posto del ministro, mi spingerei oltre. Abolirei la parola scritta come forma di comunicazione all’interno degli edifici scolastici, sostituendola con i più pratici emoticon o con simpatici segnali sonori: fischi, grugniti, pernacchie. Riconosciamolo, il tema di italiano risulta ormai anacronistico. Grazie ai social, nessuna persona sana di mente riesce ancora a leggere più di mezza riga di uno scritto qualsiasi senza venire colta dal mal di testa e soprattutto dall’insopprimibile bisogno di dire la propria sull’argomento.

L’arcaico gesto dello scrivere — per di più a mano — non solo favorisce l’insorgenza di calli al dito medio, togliendogli l’agilità necessaria per fare gestacci e scivolare sulla tastiera del telefonino. Presenta altri antipatici effetti collaterali: organizza il pensiero, arricchisce il vocabolario e aiuta a comprendere il significato di ciò che si legge, creando un circolo vizioso di indubbia pericolosità. Si ponga dunque fine a questo insulso retaggio del passato. Anche perché, come bene illustra la petizione, «l’ulteriore stress di esami scritti remerebbe contro un fruttuoso orale». Non sia mai. È molto meno stressante mettere i remi in barca e affogare tutti a bocca aperta.

Massimo Gramellini, Corriere Della Sera 17 novembre