sabato 27 novembre 2021

FINALMENTE DIVENTA CHIARO IL PERCORSO DI RENZI

Ricci Che tristezza, doveva riformare la sinistra e diventerà un piccolo alleato della destra

di Giovanna Casadio

ROMA Matteo Ricci, Renzi alla Leopolda ha dato laddio allalleanza con il Pd.

«Triste vedere che chi doveva riformare la sinistra e lo dice uno che lha sostenuto quando era segretario dem voglia costruire un centro, piccolissimo e alleato del centrodestra. Del resto Renzi non ha più spazio politico nel centrosinistra: c’è una frattura tra lui e lelettorato di sinistra».

Quel campo largo di cui ha parlato Letta - da Renzi a Bersani e ai 5Stelle - è svanito, non crede?

«Se rimane questa legge elettorale il campo largo è indispensabile, perché il Rosatellum spinge al sistema bipolare. In mezzo non si può stare. Quindi Renzi, che si tira fuori dal centrosinistra, vuole evidentemente approdare nel centrodestra. Aggiungo che non credo andrebbe a lui la leadership dei centristi. Mi pare più attrezzato Carlo Calenda per guidare quello spazio politico».

Se la legge elettorale disegna il campo di gioco, lei a quale modello pensa?

«In questi mesi si è parlato molto di Quirinale, mentre sarebbe stato più utile discutere di legge elettorale. Se si vuole dare prospettiva politica al governo Draghi, il modello migliore è il proporzionale con uno sbarramento al 5%. Sarebbe la prova del nove per verificare se davvero Brunetta, Carfagna, Gelmini e gli anti sovranisti di Forza Italia vogliono stare in un quadro europeista o restare avvinghiati alla destra di Salvini e Meloni. Vale anche per il leghista Giorgetti».

A quel punto però il Pd deve cambiare strategia?

«Letta non crede al momento che ci siano le condizioni per cambiare la legge elettorale, perciò attrezza il Pd a essere perno di una coalizione larga di centrosinistra».

Con il M5Stelle di Conte, benché siano nel caos?

«In presenza di un bipolarismo Conte, Calenda sanno che bisogna presentarsi al voto insieme in una alleanza progressista e europeista».

E Renzi?

«Si è messo fuori da solo. Non si può pensare di fare un accordo con Renzi e non farlo con Conte».

Voi sindaci dem vi riunirete con Letta mercoledì. Per chiedere cosa?

«Premetto che ritengo il Pd il partito dei sindaci, perché il 70% dei Comuni italiani sono governati da sindaci progressisti e riformisti. Letta è il nostro coach. Spetta a lui decidere come metterci in campo per vincere le politiche, tenuto conto che nelle nostre città abbiamo già sconfitto la destra».

Il voto anticipato nel 2022, di cui Renzi ha parlato, è uno spauracchio o una previsione?

«Uno spauracchio. Il governo Draghi sta spaccando il centrodestra sull’europeismo.

Non solo. In contrasto con Salvini e Meloni, che strizzano locchio ai No Vax e no Green pass, Berlusconi ha aderito al fronte rigorista anti covid. Perciò, ripeto, una legge elettorale proporzionale garantirebbe anche prospettiva politica al governo Draghi. Diversamente aumenterebbero le pressioni per portare Draghi al Quirinale».

Ma voi sindaci dem avete un nome per il Colle? Per chi tifate?

«Come la stragrande maggioranza degli italiani crediamo che la coppia Draghi a Palazzo Chigi e Mattarella bis sarebbe una garanzia. Ma Mattarella non va tirato per la giacca, soprattutto nel mezzo di una tale fibrillazione politica».