mercoledì 17 novembre 2021

MINACCE A PAOLO BERIZZI

 Minacce a Berizzi

13 estremisti di destra verso il processo

di Sandro De Riccardis

MILANO — Commenti come «farai la fine di Aldo Moro», «muori bruciato», «dovrebbero riempirti di sprangate e mazzate fino a farti morire» e decine di altri messaggi irripetibili costeranno il processo ai tredici soggetti che a lungo hanno preso di mira sui social Paolo Berizzi, l’inviato di Repubblica che vive ormai da anni sotto scorta proprio per il suo impegno nel svelare le trame della galassia neofascista in Italia.

Ieri il pm della procura di Bergamo, Emanuele Marchisio, ha notificato l’avviso di chiusura indagini a tredici soggetti, indagati a vario titolo per minaccia aggravata e diffamazione. Le indagini di carabinieri e quelle telematiche della polizia postale di Bergamo hanno permesso di identificare gli autori dei post sui social, Facebook e Twitter in particolare, soggetti residenti in tutto il nord Italia. Dai server di computer in Veneto, Piemonte, Lombardia, Toscana e Lazio gli indagati – 59 anni il più grande, 28 anni il più giovane – hanno inondato di offese e minacce gli account di Berizzi, utilizzando spesso anche profili anonimi, quindi di non immediata identificazione.

Tra gli indagati anche un manager alberghiero, residente tra Segrate e Lampedusa, ideatore a Milano del premio “Gentleman”, assegnato ogni anno a un giocatore di Inter e Milan che si distingue particolarmente, si legge sul sito dell’organizzazione, «in correttezza, responsabilità, rispetto e fair play». Ma di rispetto e fair play i commenti di Aloisi avevano ben poco. «Speriamo tu possa conoscere presto l’aldilà con profondo dolore e pena, sei lo squallore più totale dell’uomo, se passi da casa mia ti aspetto per portarti giù nel box», scriveva Aloisi su Facebook.

Sono state le perquisizioni dello scorso anno a far emergere i rapporti di molti degli indagati con la galassia di estrema destra: oltre a pc, telefonini, memorie usb, gli investigatori hanno sequestrato nelle loro abitazioni anche materiale di propaganda di gruppi nazifascisti, bandiere con croci celtiche e svastiche, persino un’ascia.

Con la chiusura delle indagini si avvicina il processo e una sentenza in tempi brevi: il pm chiederà per tutti la citazione diretta a giudizio. Arriverà così a conclusione uno dei tanti procedimenti aperti per le intimidazioni a Berizzi che, per il suo lavoro d’inchiesta sul mondo dell’estremismo di destra, è parte offesa in ben sedici procedimenti penali, assistito dal suo avvocato Fabio Pinelli.

Berizzi è l’unico cronista europeo sotto protezione (da ormai tre anni) per minacce neofasciste e neonaziste. Una tutela che è stata rafforzata per ulteriori minacce dopo la diffusione dei video di Fanpage sulla galassia nera, in cui il nome del giornalista è citato in tono canzonatorio durante una cena da militanti di estrema destra. La chiusura dell’indagine di Bergamo è stata salutata con soddisfazione dalla Federazione nazionale della stampa che l’ha definita «una buona notizia, attesa da tempo. La tutela dei cronisti che vengono quotidianamente minacciati o aggrediti da criminali, organizzazioni nazifasciste, squadristi e negazionisti di varia natura – continua la nota della Fnsi – richiede azioni rapide e certezza delle pene. Allo stesso tempo, è auspicabile tolleranza zero verso ogni formazione di ispirazione nazifascista che ricorra sistematicamente alla violenza, non soltanto nei confronti dei giornalisti».

Sandro De Riccardis, La Repubblica 11 novembre