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fede e resistenza
SECONDA PARTE
Franco Barbero
LA NOSTRA VITA INTERROGA LA BIBBIA: LA PAROLA CHE FONDA LA RESISTENZA_17
CONCLUSIONE
Al termine di questo itinerario biblico non si tratta di «attualizzare» ad ogni costo i testi che abbiamo letto, ma di raccogliere gli stimoli, le indicazioni e i messaggi che possono situarsi in rapporto vitale con la nostra esistenza di uomini e donne che credono in Gesù Cristo. Si tratta in sostanza di lasciare che i testi parlino, che sprigionino la loro luce, e la loro forza, che rinascano come parole di Dio nei nostri cuori, che diventino una memoria viva nelle opere di Dio: convivere con la Bibbia per camminare alla luce della Parola di Dio.
Il servizio che mi sono prefisso di compiere nella redazione di queste pagine non è stato quello di ricavare un messaggio rigido e preciso dalla Bibbia, che ci stia addosso come un abito che ciascuno di noi deve semplicemente indossare. Ho piuttosto cercato di interrogare la parola di Dio e di fornire al lettore lo stimolo ad un confronto sereno, serio, liberante, responsabilizzante della stessa Parola di Dio.
Essa, nella forza che viene dallo Spirito del Signore, è sorgente di vita e fa sbocciare sempre nuove decisioni e nuove liberazioni: «la Parola di Dio, infatti, è viva ed efficace. È più tagliente di qualunque spada a doppio taglio. Penetra a fondo... fin dove si toccano le giunture e le midolla» (Ebrei 4, 12) e, nello stesso tempo, è forza per la vita, fa nascere la gioia nel cuore, fa brillare gli occhi di gioia (Salmo 19).
Tuttavia, lasciando questo confronto alla ricerca di gruppo e personale, propongo qualche considerazione teologica che ritengo possa facilitare tale ricerca.
1) Non si tratta tanto di costruire una spiritualità della resistenza, ma semplicemente di realizzare quella sequela di Gesù che rende possibile, e spesso esige, una vera e propria resistenza nel suo nome. Mi pare possibile parlare di una spiritualità della resistenza prevalentemente nel senso che, in determinati contesti, la sequela di Gesù si realizza anche nella resistenza o primariamente nella resistenza.
La nostra fede non è tutta e solo resistenza. La nostra esistenza quotidiana, vissuta nella fede, è fatta di spazi di impegno, di esperienze ludiche, di gioia e dolore, di sofferenza e di piacere, di lavoro e di «otium». Sarebbe pericoloso assolutizzare o enfatizzare una dimensione della nostra fede. Una resistenza, non ossessivamente compresa, non elimina aprioristicamente lo spazio del piacere, ma convive con esso.
3) La resistenza-perseveranza non può non diventare realtà laica negli spazi profani del nostro esistere quotidiano, a livello di rapporti e di impegno politico e personale. Essa, anzi, è un modo di stare e di vivere nel mondo e nella chiesa.
Mi sembra indubbio che, come ci testimonia la parenesi del N.T., la comunità deve alimentare una fede resistente ed educare alla resistenza quotidiana.
4) I testi biblici ci ripetono che la nostra resistenza-perseveranza poggia su Dio; è la possibilità che l'azione di Dio, sollecitando la nostra responsabile risposta, ci offre di portare a compimento la nostra vocazione. Non si tratta quindi di un semplice appello alle virtù eroiche o allo sforzo ascetico.
5) In questa via della resistenza e della perseveranza il Signore permette la prova, ma ci allieta con polle d'acqua fresca, con le quaglie, con la manna. Egli ci fa camminare sulla strada della Croce e della Risurrezione. Alla fatica del cammino si unisce, paradossalmente, il piacere di camminare e di scoprire il senso di questa strada, durante la quale il Signore ci riscalda il cuore (Lc 24, 32).
In tutti gli uomini e le donne, credenti o non credenti, che vivono e muoiono sul fronte della resistenza, il Signore ci offre i segni del Regno che viene.
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(1) NOTE di vocabolario
Nelle relazioni ricorrono, con una certa frequenza, alcune parole che qui vengono schematicamente chiarite:
parenesi: esortazione;
parenetico: esortativo;
diàspora: dispersione, disseminazione, vita di fede vissuta nel mondo fuori dalle garanzie religiose ufficiali;
demonio, realtà demoniaca: passando da una concezione spiritualista che vedeva nel demonio-diavolo uno spirito tentatore, qui si intende tutta la realtà ,che in noi e fuori di noi, a tutti i livelli, ostacola l'adempimento della volontà di Dio, della sequela di Gesù e, in definitiva, si oppone all'avvento del regno di Dio;
SEQUELA di Gesù: vivere cercando di seguire Gesù;
schema manicheo, manicheismo: modo di vedere la realtà schematicamente divisa: tutto il bene da una parte e tutto il male dall'altra.
UTOPIA E UTOPISMO: mentre l'utopia è ciò che ancora non ha luogo oggi, ma potrà essere storicamente realizzato nel futuro, l'utopismo è coltivare prospettive irrealizzabili, cioè senza fare debitamente i conti con ciò che è possibile.
BIBLIOGRAFIA
R. FABRIS - G. BARBAGLIO, Le lettere di Paolo, Borla, Roma 1980.
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I. IEREMIAS - H. STRATHMANN, Le lettere a Timoteo e Tito - La lettera agli Ebrei, Paideia, Brescia 1973.
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G. FOHRER, Storia d'Israele, Paideia, Brescia 1980.