Sognatori di una umanità nuova
"Se le stelle sono inarrivabili
questo non è motivo per non volerle…
Che tristi i sentieri
se non fosse per la magica presenza delle stelle…"
(Mario Quintana).
Al
commento di tale aforisma Alves, scrive: la speranza vede quello che
non esiste nel presente. Esiste solamente nel futuro,
nell'immaginazione. L'immaginazione è il luogo dove le cose che non
esistono, esistono. Questo è il mistero dell'animo umano: siamo aiutati
da quello che non esiste.
Breve apologia dell'utopia
Occorre
però vegliare perché il sogno utopico non diventi" ciò che non può mai
essere" impedendo di trovare un luogo e un tempo perché questo sogno
possa iniziare.
Qui l'utopia è senza luogo e tempo non perché questo deve
ancora venire, ma perché le viene proibito di averli: così, ad esempio,
vengono censurate le proposte di ospitalità verso i migranti. Il
realismo vuole che si faccia la distinzione (tra chi ne abbia diritto e
chi no…) Il presente parla più forte del futuro (non c'è posto per
tutti) e infatti diventano quasi dei valori (la riduzione degli sbarchi
in mare anche a prezzo di prigioni sulla terra!).
Ma
l'utopia può anche essere ridotta a sogno irrealizzabile ritenendo che,
giunti ad una certa età, occorre smettere di sognare. Essere adulti
sembra, allora, voler dire rinunciare ai sogni.
Ci
sono epoche, si dice, in cui si può sognare ma non nella nostra epoca,
non nella nostra società.
Desideri, ideali e speranze non appartengono al
vocabolario del maturo sistema economico che procede per calcoli,
proiezioni e misure. Stare dentro il mercato è rinunciare a coltivare
sogni ad immaginare "un altro mondo possibile" (slogan per l'appunto del
social forum alternativo a Davos).
Perché questo mondo, privo di sogni, è il migliore dei mondi possibili!
Ed
infine occorre vegliare sull'utopia perché essa non sia interpretata e
sostenuta solo come "cosa che potrà avvenire sì ma domani" evitando,
così che possa essere portatrice di senso anche per l'oggi. Evitando,
cioè, di agire nel presente. Eppure lo sanno i profeti, il domani è
frutto delle scelte di oggi. Il tempo se non è un destino inesorabile
prigioniero del passato, non è neppure una scommessa vuota sul
futuro. Esso, piuttosto, vede la possibilità di incamminarsi già ora su
sentieri resi possibili dalla luce di stelle inarrivabili. Perché è
vero: le cose possiamo cambiare già ora, solo se le sappiamo immaginare
diverse.
A confronto con due sognatori
Vogliamo
chiedere (per questo siamo qui) alla memoria di Turoldo e di Balducci
come difendere la capacità di sognare, come continuare a credere nel
realismo dell'impossibile, come alimentare la carica utopica ed ancora
come coltivare la speranza anche per noi oggi. E la celebrazione di
stasera ci aiuta a trovare le parole, le parole fatte nostre. Se è il
sogno del profeta quello che deve accompagnarci, quello in cui "il lupo e
la niello dormono assieme" questo è possibile solo perché Dio ha il
potere di trasformare il mondo se ognuno di noi è disposto a dare la
vita per gli altri.
Perché quella di Dio, dice il poeta Turoldo, è condizionata potenza. E i profeti che parlano dentro il deserto dei templi,
portano ancora parole di speranza ai poveri liberando le religioni da
essere espressioni di "fanatismo funesto o melanconici ospizi per
coscienze impaurite".
E allora sarà una chiesa di popolo dove il mondo è il monastero. Come sarà un nuovo umanesimo la cui verità non riposa nella ragione o nella religione, ma nell'etica che spinge ad agire.
Allora potremmo cantare il sogno del mondo.
Queste parole abbiamo ascoltato e pronunciato stasera.
Ma
insieme alla bellezza del rito e dei simboli che celebriamo con le
giuste parole, forse è possibile intravedere alla scuola del poeta e
dell'intellettuale, come continuare ad essere, anche noi dopo loro,
"sognatori di un'umanità nuova".