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Come ti collochi in rapporto alla Chiesa Cattolica?
Nell'ampia fetta di torta che rappresenta coloro che si dichiarano credenti cattolici vediamo emergere, ad un esame più analitico, un'ulteriore interessante diversificazione. Soltanto il 12% dichiara di trovarsi pienamente a proprio agio nella realtà ecclesiale. La parte di gran lunga maggioritaria è rappresentata invece da chi dice di far parte della Chiesa Cattolica ma di non condividerne pienamente gli orientamenti (52%). Vi sono infine coloro che dicono di essersene allontanati nel tempo (22%).
Abbiamo poi un 6% che invece dice di non far parte della Chiesa Cattolica ma di considerarla una realtà positiva, e un 7% che dice di non farne parte e di non considerarla positivamente. Si osserva una certa fluidità che a volte non consente di definire posizioni nette e univoche all’interno delle “categorie” nelle quali ciascuno si è collocato. Talvolta, per esempio, chi dice di essere del tutto a proprio agio, poi dissente su aspetti tutt'altro che marginali nella vita della Chiesa (cfr. a chiusura di questa sezione i grafici del paragrafo 5.3). Così come, chi dice di non condividerne gli orientamenti, in qualche caso esprime un dissenso molto prudente e circoscritto solo ad alcune tematiche (cfr. a chiusura di questa sezione i grafici del paragrafo 5.4). Interessante osservare come talvolta chi si proclama fuori dalla Chiesa sia in realtà meno critico di chi vive la Chiesa dall’interno. Spesso l’argomentazione addotta suona più o meno così: è noto quale sia il pensiero, la morale e la dottrina della Chiesa; chi desidera rimanere nel suo alveo ne accetti allora le conseguenze e gli insegnamenti, poiché non è proibito uscirne qualora questi ultimi non si condividano. La critica mossa dall’interno risponde in realtà a un coinvolgimento emotivo ben diverso verso la comunità religiosa di appartenenza, che genera il desiderio di possibili sue evoluzioni, nel senso del superamento di una frattura (vissuta con disagio) che si avverte sempre più larga fra il procedere dei tempi e l’immobilismo (così viene da molti percepito) dell'Istituzione. Ancora: sempre da parte di chi si colloca decisamente fuori dalla Chiesa non è infrequente un certo conservatorismo a prima vista sorprendente; il porsi in modo tutt’altro che critico verso l’apparato istituzionale ecclesiale ci pare poter esprimere, talvolta, una certa considerazione verso un'istituzione che nella fluidità generale viene percepita come “potente”, per aver saputo resistere nel tempo proprio grazie alla sua impostazione fondamentalmente autoritaria. Ciò può del resto avere una logica da parte di chi non ha esigenze pastorali né aspettative di ordine religioso.
Proprio l’aspetto del “potere” è invece quello che più frequentemente viene contestato da chi vive la Chiesa dal di dentro o da chi se ne è allontanato. Moltissimi interlocutori si sono infatti pronunciati su questo punto, esprimendo il desiderio di una Chiesa più “spirituale”: non solo più distaccata dai beni materiali, ma anche meno dogmatica e gerarchica, non così rigidamente incentrata sui pronunciamenti del “Magistero”. Spesso una tale possibile Chiesa viene identificata con quella che, nella percezione di molti, incarnerebbe Papa Francesco, visto però come un navigatore solitario, non seguito dal resto della Gerarchia.
È interessante notare che queste, come altre considerazioni analoghe, magari di segno opposto, sono dichiarate da molti già nello spazio argomentativo di questa prima parte di autopresentazione: prima ancora, dunque, di ritrovare tali tematiche nelle domande poste successivamente. Segno che tali motivi di disagio, oppure, d’altro lato, di adesione incondizionata nei confronti del dettato della Chiesa, sono ben presenti alle coscienze, fanno parte della propria percezione di sé dentro l’universo religioso ed ecclesiale, a prescindere da eventuali più dirette sollecitazioni.
Da subito non pochi desiderano dare conto, per esempio, del perché del loro allontanamento.
Si percepisce un sentimento liberatorio nel poter esprimere in un contesto di Chiesa i motivi che hanno determinato il distacco spesso doloroso. I riferimenti esperienziali citati, spesso più puntualmente ripresi nel rispondere alle domande specifiche successive, sono ricorrenti: catechesi insignificanti ricevute da piccoli; difficoltà nel permanere da adulti in una Chiesa che a parere di molti non favorisce la crescita spirituale; insofferenza per l’autoritarismo dogmatico, per l’impossibilità di una ricerca libera, per la non inclusività di una comunità che tende a omologare esperienze negative di figure religiose, misconoscimento del Concilio Vaticano II…
Per contro vi sono taluni che desiderano da subito dichiarare la loro perfetta adesione alla Chiesa e ai suoi insegnamenti. Come già abbiamo accennato nelle “considerazioni generali”, costoro sono in genere meno argomentativi. Le motivazioni che portano, in questa sezione come nelle domande successive, si limitano quasi sempre a riecheggiare i punti della dottrina, usando un linguaggio piuttosto omologato e, pare, considerando già deviante il solo fatto di poter fare oggetto di discussione il deposito di fede consegnato dalla Tradizione.
Ci piace concludere questa parte attingendo molto sinteticamente al pensiero (che è invece assai articolato) di un interlocutore il quale auspica una Chiesa realmente “cattolica” che sappia “tenere dentro”, in una felice sintesi dialettica, tutte queste sensibilità, senza che qualcuno ritenga di avere più diritto di altri ad avere voce nella Comunità dei Credenti Battezzati.
(continua 5, il 20 aprile)