3.2.4 La comunione ai divorziati risposati
La Chiesa, ritenendo il Matrimonio un Sacramento che genera un legame indissolubile, non consente ai divorziati risposati di ricevere la Comunione. Sei d’accordo?
La percentuale di chi si dichiara totalmente in sintonia con la posizione della Chiesa in merito a tale materia è piuttosto esigua (4%). Stessi numeri si rilevano per coloro che dicono di esserlo abbastanza (3%) o che non si esprimono (non saprei, 3%). Nettamente maggioritaria è invece la percentuale di chi dichiara di non essere per niente d’accordo (74%), a cui si possono aggiungere coloro che dicono di esserlo scarsamente (15%).
Le argomentazioni sono naturalmente in linea con la realtà numerica che il grafico ci mostra. Pochissimi esprimono la necessità di un rigido adeguamento alle indicazioni della Chiesa, in ragione del fatto, puro e semplice, che infrangere un Sacramento è un peccato gravissimo. Pochi altri, un po' più possibilisti, indicano la necessità di un duro percorso di penitenza prima di poter essere riammessi alla Comunione.
Su una posizione intermedia stanno poi coloro per i quali sarebbe opportuno discernere caso per caso. Alcuni di essi ritengono che la Chiesa, dietro indicazione di Papa Francesco, lo stia già facendo.
I più, invece, considerano questa posizione della Chiesa del tutto inadeguata, conseguente all'incapacità di comprendere i problemi che possono insorgere dentro la coppia, a causa dei quali, il più delle volte con grande senso di sofferenza e sensazione di fallimento, si può pervenire alla decisione di porre fine ad una convivenza, qualora non sia più fonte di serenità e di crescita, anche spirituale, per nessuno dei due coniugi. Si ritiene che Dio Amore non desideri mai l’infelicità dei suoi figli, e non si comprende come si possa attribuire una tale gravità al desiderio di unirsi ad un’altra persona con cui poter condividere un nuovo progetto di vita. Sempre, beninteso (come da qualcuno viene sottolineato) che si mantenga un serio impegno e senso di responsabilità verso l’ex coniuge e i figli nati dal primo matrimonio. Viene percepita inoltre, da parte di molti, una certa incoerenza da parte della Chiesa, disposta a perdonare peccati ben più gravi e che, per esempio, “copre l’operato dei pedofili e poi si accanisce contro i divorziati”. Altra argomentazione ricorrente è quella riferita all’essenza della Comunione, che non andrebbe pensata come un premio per i perfetti, ma come un dono di Grazia a cui attingere fortezza e discernimento proprio nei momenti più difficili in cui emerge la fragilità di ciascuno.
(continua 9, il 28 aprile)