giovedì 28 aprile 2022

 

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3.2.5 Le unioni fra omosessuali

La Chiesa non consente di benedire le unioni fra omosessuali, e la loro accoglienza è subordinata al fatto che i soggetti coinvolti non esercitino la loro sessualità. Quest'ultima pratica viene considerata “contro natura” e segno di un grave “disordine morale”. Sei d’accordo?

 



È forse l’argomento che ha suscitato la percentuale più alta di risposte non conformi alle posizioni della Chiesa: il 77% dichiara infatti di non approvarle per niente; segue il 10% che le condivide scarsamente; soltanto il 5% si dice totalmente d’accordo e il 5% abbastanza, mentre il 2% non si pronuncia (non saprei).

Considerato che non tutti coloro che rispondono alle domande portano anche argomentazioni a sostegno delle loro scelte, ne risulta che sono veramente poche le riflessioni che abbiamo potuto raccogliere fra coloro che si dicono d’accordo con gli insegnamenti della Chiesa relativi alla materia che stiamo trattando. Un loro tratto comune è il richiamo (già espresso nella domanda sul modello di famiglia indicato dalla Chiesa) a considerare la natura sacramentale del Matrimonio che, per questa sua qualità, “non può essere modificato dall'uomo”; in questa prospettiva tutti gli altri tipi di unione (anche quelle legalmente riconosciute) che non adempiono a ciò che, secondo la Chiesa, connota un’unione “sacramentale”, non sono in alcun modo qualificabili come Matrimoni. Meno che mai possono essere considerate tali le unioni fra persone dello stesso sesso e dunque non si vede il motivo per cui dovrebbero essere benedette. Tornano inoltre argomentazioni (anche queste già espresse a proposito dell'idea di famiglia) riferite alla “natura” e alla biologia che attesterebbero il carattere “deviante” di unioni che non possono essere finalizzate alla perpetuazione della specie.

Sull’altro versante (quello del “dissenso”) le riflessioni sono molteplici e in genere piuttosto “risentite” nei confronti della Chiesa, spesso proprio in relazione al concetto di “natura” che essa chiama in causa per qualificare negativamente le coppie omosessuali e il cui uso viene invece considerato improprio, disinformato e discriminatorio. Sarebbe, secondo moltissimi interlocutori, un modo di esprimersi e di argomentare conseguente al non voler prendere atto del fatto che l’omosessualità non è una scelta, ma un modo di essere, una situazione che connota la persona, la quale non fa altro, nel suo comportamento e nel suo orientamento sessuale, che obbedire appunto alla propria natura, in vista di quella vita autentica e umanamente realizzata alla quale tutti giustamente aspiriamo. Si rimprovera inoltre la Chiesa di essere (ancora una volta) in ritardo rispetto alla scienza, che da tempo, insieme alla psicologia e alle altre scienze umane, è pervenuta ad una più ampia conoscenza dell’omosessualità, non più considerata come malattia o devianza psicologica, ma come uno dei modi (non univoci) che proprio la natura prevede nel rapportarsi all'affettività e alla sessualità. Si contesta con forza, in questa prospettiva, quella che viene considerata una “falsa accoglienza” da parte della Chiesa, la quale, indicando alle coppie omosessuali la via dell’astensione dall’esercizio della sessualità, negherebbe loro l'espressione di un tratto integrante e fondamentale dell’amore e della persona, senza il quale quest'ultima verrebbe ad essere “come un albero a cui si chiedesse di non fiorire” (quest’ultima citazione è riportata da un interlocutore, che la trae da una riflessione di Padre Alberto Maggi).

Si osserva inoltre che la posizione espressa dalla Chiesa incoraggia di fatto l’omofobia e la discriminazione verso gli omosessuali.


(continua 10, il 30 aprile)