DANIMARCA
Migrazione forzata dei condannati
Il problema del sovraffollamento delle carceri non solo italiane è esploso nella sua drammaticità con l'emergenza sanitaria da Covid. Le misure messe in campo per la sua soluzione sono ancora insufficienti. Una misura radicale, che tuttavia desta non poche perplessità, è stata adottata dal Regno danese. Un accordo firmato i 20 dicembre 2021 a Prishtina dal Ministro della Giustizia danese Nick Haekkerup e, dal Ministro della Giustizia del Kosovo Albulena Haxhiu attraverso una «dichiarazione d'intenti» prevede che per cinque anni rinnovabili e a partire dal primo trimestre del 2023, dietro pagamento di una somma annuale di quindici milioni di euro oltre a un primo versamento di cinque milioni per le spese relative all'adattamento dei locali, la Danimarca invierà 300 detenuti non ad alto rischio in una struttura penitenziaria nel villaggio di Pasjak, vicino alla città di Gjilan nel Kosovo orientale. Nell'accordo è previsto genericamente che «il Regno di Danimarca sarà responsabile dell'esecuzione in carcere delle sentenze danesi e provvederà alle misure necessarie affinché le condanne vengano eseguite secondo le leggi e le obbligazioni internazionali del Regno». La decisione rimanda ad una serie di possibili violazioni: i detenuti trasferiti a Gjilan non avrebbero più contatti con le famiglie né avrebbero alcuna garanzia giuridica in caso di violenze e abusi. Inoltre non è ancora ben chiaro di quale nazionalità saranno gli addetti alla prigione. I dubbi e le preoccupazioni crescono perché l'accordo è stato stipulato tra due Paesi molto diversi dal punto dal punto di vista giuridico. Il Kosovo a differenza della Danimarca non è membro del Consiglio d'Europa, non è soggetto alla Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell'uomo e alla giurisdizione della Corte di Strasburgo.
Franca Cicoria, 1 aprile