Per liberare
Gesù è venuto per liberare, per riequilibrare un mondo ingiusto, per criticare una politica imperiale, per contrastare e polemizzare con il ritualismo religioso del tempo. Ma per evitare derive antigiudaiche, vorrei collocarmi sulla linea dell'esegesi biblica che non risolve l'esperienza storica di Gesù come rottura ideologica e culturale con il passato, ma semmai come rinnovamento, riproposizione, ricollocazione della religione del tempo.
Insomma, chi era Gesù di Nazareth? Io mi riallaccio a quella corrente biblica che considera Gesù di Nazareth un ebreo, profondamente radicato nel giudaismo, fedele ai precetti della Torah, ma libero di collegare la Parola alla realtà sociale, politica, economica. Gesù è il profeta, l'uomo nuovo che vuole liberare la religione del tempo dalle sbarre del ritualismo fine a se stesso per sollevare lo scandalo dell'ingiustizia, dell'emarginazione, della violenza, della prepotenza, della dominazione. Egli non è il capostipite di una nuova religione, ma l'elemento di rilancio di una nuova dimensione religiosa del giudaismo.
Francesco Comina, Il sapore della libertà, Meridiana, pag. 138