mercoledì 6 aprile 2022

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Comunità cristiana di base di via Città di Gap, Pinerolo

NOTIZIARIO DELLA CASA DELL'ASCOLTO E DELLA PREGHIERA

N°89 aprile '22

In evidenza:

     INCONTRI COMUNITA' IN SEDE E SU MEET

- 3/4 e 1/5 ore 10: eucarestie

- 5, 12, 19 e 26/4 h21: gr. biblici del martedì

- 9/4 (sabato) ore 21: eucarestie

- 14/4 h18: momento di silenzio e preghiera

- 16/4 ore 17:30: celebrazione Pasqua

- 24/4 ore 10: momento di preghiera

- 24/4 ore 10:30: assemblea comunitaria

    NOTIZIE DA GRUPPI E COLLEGAMENTI

- 10/4 ore 9:45: inc. CdB regionali a Albugnano

     RECENSIONI E SEGNALAZIONI

- M. Al Kalak, Mangiare Dio

- M. Amaladoss, Teologia in Asia

     SPUNTI PER MEDITA0RE E RIFLETTERE

- … E. Bartolini sul tema "Gesù ebreo"

    DALLA NOSTRA COMUNITA'

- Questa comunità

APPUNTAMENTI COMUNITA' IN SEDE (v.Città di Gap) E SU MEET

NB: Le eucarestie domenicali si svolgeranno su meet, usando il link meet.google.com/vpu-vkkh-wfm (per gli altri momenti di preghiera di giovedì e sabato sarà creato un link ad hoc). Il gruppo biblico del martedì h 21 si svolgerà su meet, utilizzando il link meet.google.com/qpe-wfjz-cdp.

     DOMENICA 3 APRILE h 10 – Eucarestia (prepara Fiorentina C.)

     MARTEDI' 5 APRILE h 21 – Gruppo biblico: Deuteronomio cc.9-11 (prepara Sergio Sp.)

     SABATO 9 APRILE h 21 – Eucarestia (prepara Manuela B.)

     MARTEDI' 12 APRILE h 21 – Gruppo biblico: Deuteronomio cc.12-14 (prepara Franco B.)

     GIOVEDI' 14 APRILE h 18 – Momento di silenzio e preghiera (in presenza e su meet)

     SABATO 16 APRILE h 17:30 – Celebrazione Pasqua: a Piossasco, c.so Torino, 102 (in    presenza e su meet; prepara un gruppo intercomunitario)

     MARTEDI' 19 APRILE h 21 – Gr. biblico: Deuteronomio cc.15-16 (prepara Ada D.)

     DOMENICA 24 APRILE h 10 - Momento preghiera (prepara Valter P.)

     DOMENICA 24 APRILE h 10:30 - Assemblea comunitaria

     MARTEDI' 26 APRILE h 21 – Gr. biblico: Deuteronomio cc.17-19 (prepara Francesco G.)

     DOMENICA 1 MAGGIO h 10 – Eucarestia (prepara Ines R.)

NOTIZIE DA GRUPPI E COLLEGAMENTI

Convegno internazionale (2 aprile): Quale Dio? Quale cristianesimo?

Nella giornata di sabato 2 aprile 2022, Gabrielli editore, in collaborazione con la rivista Adista, organizza un convegno internazionale su piattaforma Zoom Webinar, con traduzione simultanea e accesso previa iscrizione.

La sessione del mattino (h 10-13) sarà introdotta e coordinata da Claudia Fanti e prevede due relazioni (circa 30' ciascuna) di José Arregi (Spagna) e Maurizio Busso (Italia), oltre a sei interventi più brevi di Santiago Villamayor (Spagna), Régine Ringwald (Francia), Gilberto Squizzato, Rita Maglietta, Franco Barbero e Alberto Bosi.

La sessione del pomeriggio (h 15:30-18:30) sarà introdotta e coordinata da Paolo Scquizzato e prevede due relazioni (circa 30' ciascuna) di José Maria Vigil (Panama) e Mary Judith Ress (Cile), oltre a sei interventi più brevi di Emma Martinez Ocaña (Spagna), Paolo Gamberini, Paolo Zambaldi, Federico Battistutta, Enrico Peyretti, Domenico Basile.

Il tema proposto è "Quale Dio? Quale cristianesimo? La necessità di ripensare la fede."

È possibile ridire Dio, pensarlo e parlarne in un modo intellettualmente onesto e spiritualmente serio? Oggi, nel XXI secolo, abitato da cristiane e cristiani adulti, ci sono altre strade, altre modalità per pensare il divino? È possibile perlomeno tentare a questo proposito una discussione non pregiudiziale sul piano teologico? 

Forse è giunto il momento di avere il coraggio d'intraprendere il percorso teologico, culturale, intellettuale necessario a oltrepassare il teismo (l'idea di un Dio assolutamente separato dal mondo che interviene dall'esterno per salvarlo), mettendo da parte strumenti insufficienti e limitati come le definizioni dogmatiche.

È questa la convinzione evidenziata dal dibattito in corso: che, di fronte alla scelta tra un profondo rinnovamento e l'arroccamento sulle posizioni tradizionali, per molti divenute insostenibili, è la prima alternativa quella su cui vale la pena scommettere, non solo evidenziando l'importanza di una ricerca spirituale svincolata da ogni pretesa di verità, ma anche riconoscendo un nuovo significato ai termini "credere" e "Dio".

La serie editoriale "Oltre le religioni" da cui è partita l'iniziativa del convegno comprende 4 volumi:

1.  Oltre le religioni, una nuova epoca per la spiritualità umana.

2. Il cosmo come rivelazione, una nuova storia sacra per l'umanità.

3. Una spiritualità oltre il mito, dal frutto proibito alla rivoluzione della conoscenza.

4. Oltre Dio, in ascolto del mistero senza nome.

Cdb regionali (10 aprile): incontro di Albugnano

Domenica 10 aprile finalmente, dopo la pausa forzata biennale dovuta all'epidemia covid, potremo ritrovarci in presenza ad Albugnano, presso la fraternità Emmaus della cascina Penseglio, per l'usuale incontro regionale delle comunità cristiane di base regionali.

Approfondiremo il tema "Oltre le religioni" con Gilberto Squizzato, giornalista e teologo non accademico, co-autore del testo "Oltre Dio", AA.VV., ed. Gabrielli.

Ecco il programma: alle ore 9:45 saluto e breve introduzione a cura della CdB di Torino. A partire dalle ore 10 dialogo con Gilberto Squizzato. Alle ore 13 pranzo (chi vuole usufruirne deve prenotarsi telefonando al numero 011-9920841). A partire dalle ore 14:30 confronto a gruppi e dalle ore 16:30 confronto con il relatore. La conclusione della giornata è prevista per le ore 17.

Marcia della pace e della fraternità Perugia-Assisi (24 aprile): "Fermatevi! La guerra è una follia"

Dal 24 febbraio la guerra in Ucraina avanza facendo strage di vite innocenti, riducendo le città in cimiteri, minacciando la guerra mondiale e la catastrofe atomica. Per questo diciamo che va fermata!

Ogni giorno che passa, lo scontro s'innalza e la guerra diventa più disumana e cieca distruggendo ogni residuo spazio di pace. Per questo ripetiamo che va fermata subito!!!

Fermare la guerra vuol dire negoziare subito, con determinazione, su tutto: il cessate il fuoco, i corridoi umanitari, la fine della guerra, la sicurezza per tutti, il disarmo, il rispetto dei diritti umani di tutti, comprese le minoranze. Tutte le strade vanno percorse. Bisogna dialogare con tutti.

 E' urgente l'apertura di un negoziato multilaterale serio, strutturato, concreto, onesto e coraggioso, sotto l'autorità delle Nazioni Unite. Il Segretario Generale dell'Onu, i responsabili dell'Unione Europea e della politica internazionale lo devono fare ora! Guardando al presente ma anche al futuro.. Per salvare la povera gente che è rimasta sotto le bombe. Per scongiurare la catastrofe atomica. Per impedire l'esplosione di una nuova devastante crisi sociale e ambientale. Non c'è obiettivo più importante!

Moltiplichiamo le iniziative di pace e domenica 24 aprile, vigilia della Festa della Liberazione, partecipa alla Marcia straordinaria PerugiAssisi della pace e della fraternità.

CdB nazionali: un documento per il Sinodo

Alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi
Alla Conferenza Episcopale Italiana 


Carissimi fratelli vescovi,

come Comunità cristiane di base italiane, sentiamo importante accogliere il vostro invito a percorrere insieme un cammino sinodale, che veda la partecipazione ed il contributo di tutti e tutte, un cammino – come si legge nel documento preparatorio del Sinodo universale - che sia un "processo ecclesiale partecipato e inclusivo, che offra a ciascuno – in particolare a quanti per diverse ragioni si trovano ai margini – l'opportunità di esprimersi e di essere ascoltati per contribuire alla costruzione del Popolo di Dio".

In questo spirito e con la speranza che questo Sinodo possa davvero essere un momento di autentico ascolto reciproco, vogliamo qui portare il nostro contributo.

Non è la prima volta che vi scriviamo in questo percorso sinodale. Alcune singole comunità hanno già inviato un loro contributo specifico al Sinodo, che racconta il cammino e le scelte che hanno fatto, frutto di approfondimenti biblici e dei momenti storici che si sono trovate a vivere. Inoltre abbiamo contribuito ad elaborare e vi abbiamo inviato proposte firmate insieme ad altri numerosi gruppi e realtà della Chiesa, che si sono messi in rete per condividere un pezzo di cammino sinodale, in particolare tre lettere, del maggio e dell'ottobre 2021 e l'ultima del 22 febbraio 2022 sul tema LGBT+.

Qui, come movimento delle Comunità cristiane di base nel suo insieme, ci limitiamo ad evidenziare i nodi che consideriamo essenziale sciogliere e che crediamo richiedano un radicale ripensamento da parte della nostra Chiesa sulla propria presenza e missione evangelizzatrice nella società, senza il quale la distanza sempre più percepita tra insegnamento del Magistero e vita delle persone seguiterà inevitabilmente a crescere.

 

Prima vogliamo però dire qualcosa di noi.

Le Comunità cristiane di base italiane (CdB) sono nate dall'intreccio tra gli stimoli scaturiti dal Concilio Vaticano II e il profondo desiderio di libertà che animava tante donne e tanti uomini del "neonato" Popolo di Dio. Le intuizioni innovative del Concilio, purtroppo non sviluppate, anzi represse negli anni successivi, hanno ispirato il nostro cammino e la nostra ricerca di fede, nel faticoso tentativo di mettersi alla sequela di Gesù e di vivere il messaggio evangelico nella nostra realtà di oggi.

Un cammino sinodale, il nostro, che dura da più di 50 anni, che non si è lasciato scoraggiare dalle chiusure praticate dalla gerarchia vaticana nei decenni successivi al Concilio; in questo cammino è sempre stato centrale il rispetto dei percorsi plurali delle singole comunità, collegate in rete.

Le strade su cui la nostra sequela di Gesù si è sviluppata e prosegue possono essere così schematicamente illustrate:

Riappropriazione comunitaria della Parola. È sempre stato centrale per noi lo studio della Bibbia, basato sul metodo storico-critico, per comprendere il testo calandolo nel periodo e nella cultura in cui è stato scritto, e sull'ermeneutica del sospetto, per far emergere parole, pensieri e profezie di donne, da un testo scritto da uomini che costringe il più delle volte le donne all'invisibilità e alla marginalità. Un approfondimento del testo che non è fine a sé stesso, ma che meglio ci permette di calarci dentro le nostre vite e di condividere con la comunità, partendo ciascuno e ciascuna da sé, le nostre riflessioni personali e i nostri vissuti, spingendoci ad interrogarci sul cambiamento di vita e la conversione che il messaggio evangelico ci chiede. Perché le donne passino dal silenzio e dalla sottomissione alla libertà e all'autodeterminazione, gli uomini dalla violenza della cultura patriarcale al riconoscimento della pari dignità di tutti gli esseri viventi, e perché per tutti e tutte siano centrali la solidarietà, la condivisione, il rispetto di tutte le differenze e l'impegno nelle lotte di liberazione. Questa ci pare la strada credibile e praticabile per l'affermazione della giustizia e della pace.

Riappropriazione comunitaria dei ministeri. Alla luce dell'insegnamento evangelico sui ministeri, intesi come servizio a cui discepoli e discepole sono invitati/e nei confronti della comunità, nelle CdB abbiamo cercato e ancora cerchiamo, non senza fatica e contraddizioni, di vivere comunitariamente i servizi necessari e utili, riconoscendo e valorizzando i carismi e le competenze di ognuno e ognuna. La formazione personale è frutto di ascolto, studio, scambio, riflessione e riconoscimento reciproco.

Riappropriazione comunitaria dei sacramenti. Le pratiche sacramentali, pur nella diversità delle varie esperienze comunitarie, hanno acquisito a poco a poco nel tempo la funzione di riti di inserimento, accompagnamento e consolidamento nella vita della comunità.

Centrale, in ogni CdB, è l'Eucarestia, memoria viva e costante dell'invito di Gesù a fare come lui, a spezzare il nostro corpo, a mettere la nostra vita a servizio delle persone che incontriamo e che hanno bisogno di aiuto, di solidarietà, di amore, ad immergerci nella quotidianità, riflettendo sui fatti sociali del nostro tempo alla luce dei principi evangelici e superando così la distinzione tra sacro e profano.

L'amore è celebrato, in particolare, nei riti matrimoniali, liberati dai limiti imposti da dottrine omotransfobiche, che riteniamo contrarie al "grande comandamento" evangelico dell'amore universale.

Le differenze tra le pratiche sacramentali delle diverse CdB dipendono anche dalla scelta di corrispondere ai desideri delle persone e delle famiglie: c'è chi vive il Battesimo come ingresso nella Chiesa cattolica, mentre per altri/e è la "presentazione" di figli e figlie alla comunità. La confessione individuale dei peccati è da molto tempo sostituita da forme diverse di confessione comunitaria, accompagnata dalla celebrazione del perdono. Infine, anacronistico è diventato, per le CdB, il sacramento dell'Ordine, proprio in conseguenza e funzione della centralità che, per la nostra vita di fede, ha via via assunto la dimensione comunitaria.

E veniamo ai nodi che auspichiamo i due Sinodi, pur nelle loro differenze, affrontino:

Nel momento in cui scriviamo, nel quale la guerra è arrivata in Europa, vorremmo che ci fosse un pubblico ed esplicito "mea culpa" per la benedizione degli eserciti e delle armi spesso impartita da parte di singole conferenze episcopali. In particolare, per la Chiesa italiana, sarebbe un importante segno di testimonianza rinunciare al privilegio concordatario di avvalersi di cappellani militari inquadrati nell'esercito con gradi di ufficiali ed offrire semplicemente il servizio di assistenza spirituale senza inquadramento nei ruoli militari.

È necessario un ripensamento dei ministeri nella Chiesa come servizio al Popolo di Dio, aperti a uomini e donne: il ruolo delle donne nella comunità, il servizio che intendono offrire, non possono che essere lasciati alla loro scelta. L'escluione delle donne dalla presidenza della Cena del Signore è il segno di una Chiesa che ha dimenticato la parità voluta da Gesù, la sua scelta inaudita e scandalosa, ai suoi tempi, di circondarsi, oltre che di discepoli maschi, di un gruppo di donne, prime testimoni della sua resurrezione.

Un'accoglienza delle persone LGBT+ che chieda loro di mutilarsi della propria sessualità e della possibilità di viverla non è una vera accoglienza. C'è bisogno di cancellare il marchio di sporco e di peccato impresso su di loro e sulla loro sessualità da secoli di dottrina cattolica. Non considerare le nuove conoscenze che ci vengono dalla scienza, e seguitare a parlare nel catechismo di "atti di omosessualità intrinsecamente disordinati", fa violenza sulle persone, le incolpa per ciò che sono, le umilia e tradisce il messaggio di amore e misericordia di Gesù. Non ci sono gli "atti", ci sono le persone con la loro dignità, i loro amori e la loro sessualità, dono di Dio. Lasciamo che quel dono si possa esprimere perché le tante forme di amore ci raccontino l'amore a tanti colori di Dio.

La questione della pedofilia del clero, emersa in questi anni in molti Paesi, ha visto una diversa risposta da parte delle conferenze episcopali nazionali. Riteniamo necessario e urgente che in tutta la Chiesa la questione venga affrontata in tutti i suoi aspetti e che le conferenze episcopali, come la CEI, che non hanno ancora istituito commissioni indipendenti dalle gerarchie per esaminare il comportamento delle varie diocesi nelle loro nazioni, lo facciano al più presto.

Chiediamo che la Chiesa cattolica si faccia promotrice della fratellanza che deve legare tutte le Chiese cristiane, aprendosi alla ospitalità eucaristica verso tutti i seguaci dello stesso Gesù di Nazareth. Questo porterebbe serenità in tutti e tutte a partire dalle famiglie formate da coniugi appartenenti a Chiese di confessioni diverse.

Esprimiamo la speranza di trovare, come Chiesa, il coraggio di riguardare con onestà, alla luce del Vangelo, il percorso fatto negli ultimi cento anni almeno, riconoscere gli errori, chiedere perdono a coloro che sono stati offesi ed esclusi. Imparare a dire "abbiamo sbagliato": una parola di verità per poter essere credibili in quello che diciamo.

 

Le Comunità Cristiane di Base italiane

RECENSIONI E SEGNALAZIONI (a cura di Franco Barbero)

Matteo Al Kalak, Mangiare Dio. Una storia dell'eucarestia

Il libro di Al Kalak ripercorre con acutezza le diverse modalità con cui il corpo di Dio entrò nella vita dei credenti, con un'attenzione particolare all'Italia cattolica: una storia in bilico tra spirito e materialità, che non smette di animare il dibattito fino a noi.
Il legame tra il pane dell'eucarestia e la sostanza del corpo di Cristo è un connotato distintivo del mondo cristiano. Per quanto ai culti antichi non fosse estraneo il sacrificio della divinità e i pasti rituali fossero un uso comune, l'eucarestia conserva elementi di radicale irriducibilità ad altri sistemi cultuali e dottrinali. I cristiani furono investiti pressoché subito da accuse di cannibalismo, che si saldarono con imputazioni di infanticidio, incesto e altre immoralità che avevano nella carne il loro denominatore comune. La pratica di "mangiare Dio" scandalizzò molti pagani e continuò a costituire una pietra d'inciampo lungo i due millenni di vita della Chiesa. Messa in discussione da teologi e pensatori medievali, contestata ai tempi della Riforma protestante, l'eucarestia resta un sacramento controverso, difficile da comprendere e, allo stesso tempo, essenziale.
La pratica di mangiare Dio scandalizzò molti pagani, e i padri della Chiesa – da Tertulliano a Minucio Felice – dovettero ribattere punto su punto per spiegare la natura del pasto eucaristico e la sua diversità rispetto ai culti misterici. Si trattava di un paradosso che, nei ricorsi della storia, sarebbe stato evocato di nuovo, ricomparendo nel pieno della contrapposizione interna alla cristianità ai tempi della Riforma protestante. Sulla spinta della frantumazione religiosa innescata da Lutero, l'Occidente cristiano si trovò diviso sul valore da attribuire al pasto consumato da Cristo prima di morire. Se per i luterani la fisicità del corpo di Gesú, con la sua carne e il suo sangue, rimase in qualche modo un connotato del sacramento, per la maggior parte dei riformati nell'ostia non si poté scorgere nulla di piú che una presenza spirituale (e spesso nemmeno quella). Il legame tra il pane dell'eucarestia e la sostanza del corpo di Cristo divenne un connotato distintivo del mondo cattolico. L'intento di questo libro è ripercorrere le diverse modalità con cui il sacramento entrò nella vita dei credenti e nelle dinamiche comunitarie, in una tensione, appunto, tra spirito e materialità. Studiare le diverse declinazioni della prassi e della devozione eucaristica consente infatti di far emergere la pervasività del sacramento rispetto alla società che la Chiesa tentò di plasmare e, allo stesso tempo, di cogliere i problemi che il prodigioso potere della carne e del sangue di Dio creò alle stesse autorità che ne propagavano gli effetti e ne perpetuavano l'esistenza.

M. Amaladoss, Teologia in Asia

Questo testo rappresenta un buon avvio per chi vuole conoscere le ricerche e le acquisizioni delle varie teologie asiatiche. Tanto più che la rivista "Concilium" in questi ultimi anni ha portato una attenzione singolarmente preziosa alle teologie asiatiche.

"Quando il cristianesimo, duemila anni fa, ha incontrato il mondo occidentale, ha adottato la filosofia greca, e da allora continua a incontrare nuove tendenze filosofiche e a reinterpretare ed ampliare il proprio insegnamento. Il compito di oggi è l'incontro con il pensiero asiatico. E' una felice opportunità non soltanto perché il cristianesimo si arricchisca e riveli la sua cattolicità, ma anche per aiutare la comunità umana a evolvere e ad avanzare verso una comprensione e una crescita cosmoteantropica" (p.152)

(in libreria per Queriniana edizioni, 2006)

SPUNTI PER MEDITARE E RIFLETTERE

Alcune riflessioni dopo l'incontro comunitario con la teologa E. Bartolini sul tema "Gesù ebreo"

Fortunati/e

Dopo le 2 illuminanti serate con la teologa ebraica Elena Bartolini ho lungamente riflettuto sul fatto che le nostre comunità da almeno 50 anni studiano, leggono, si confrontano su questo tema e in Italia abbiamo la fortuna di editori che ci forniscono opere, traduzioni, riviste di altissima qualità. Per molti e molte di noi il Gesù ebreo è diventato in questi lunghi anni il profeta ebreo che illumina il nostro cammino davanti a Dio, alla ricerca della volontà di Dio.

 

Sconcertati/e

È davvero doloroso e doveroso constatare che la predicazione, la catechesi, la teologia ufficiale in larghissima misura, ed è tutto estranea a questa ricerca. Alcuni vaghi accenni sono addirittura fuorvianti. Nella formazione catechistica e nel campo della formazione non esiste mai un riferimento alle opere che documentano la ebraicità di Gesù di Nazareth, opere che puntualmente segnalo nel mio blog da parecchi anni. Si ha paura di coinvolgersi e la tradizione dogmatica ha spento le domande, anche le più fondamentali e basilari.

 

Fiduciosi

Nonostante tutto sento e vedo delle nostre esperienze comunitarie una passione che queste ricerche hanno suscitato.

Vedo aperte due strade per chi desidera fare cammino.

La lettura biblica assidua e rigorosa rompe lentamente l'accerchiamento del dogmatismo e il metodo storico critico porta a farsi le domande più coinvolgenti sul perché ci siamo separati dall'ebraismo.

Anche i nostri libri, dopo quelli dei grandi teologi che sono stati i nostri maestri, possono dire qualcosa al riguardo. Ho cercato di dare un piccolo contributo nei miei libri ("Il dono dello smarrimento", ed. Gabrielli; "Confessioni di fede di un eretico", ed. Mille e "Senza chiedere permesso", ed. Mille), segnalando opere e autori che trattano dei Gesù ebreo con metodo storico.

Su questa strada c'è tanto spazio e tanta gioia di liberazione.

Franco Barbero

La conversione di Gesù

"L'espressione «conversione» riferita a Gesù può causare sorpresa qualora per conversione si intenda un cessare di fare il male per fare il bene, un tornare al Dio che si è prima abbandonato, come tanto insistono i profeti di Israele. Senza dubbio, la conversione ha normalmente insiti in sé entrambi i momenti, non però necessariamente. La logica della seconda settimana degli Esercizi di S. Ignazio, per esempio, non si basa semplicemente sulla scelta tra il bene e il male, ma sulla scelta di quel bene concreto che Dio vuole. Seguendo il linguaggio metaforico del «volgersi a Dio», la conversione consiste nell'abbandonare il «proprio posto, ancorché buono, per incontrare Dio «là» dov'egli vuole essere incontrato.

In questo senso preciso non v'è dubbio che si possa e si debba parlare di una conversione di Gesù; il suo era infatti un Dio in movimento che lo obbligava a muoversi a sua volta. Quello che indicano i vangeli è appunto. che Gesù ha lasciato che Dio lo muovesse dal proprio posto. Per fare un semplice esempio, possiamo domandarci se la visione teologale di Gesù all'inizio della sua vita, com'è presentata dai

sinottici, sia la stessa che egli ha alla fine, o se sia sostanzialmente cambiata.

Abbiamo già visto che all'inizio della sua vita Gesù annunciava il regno di Dio e la sua vicinanza, operava numerosi segni al riguardo, chiamava i discepoli ad accompagnarlo in questa missione, fustigava il peccato degli oppressori esigeva dai poveri e dai peccatori una fede-speranza, la sua preghiera era di esultanza e di ringraziamento. In questa prima grande parte della sua vita Gesù, sia pure in un modo tutto suo, offri l'immagine di un ebreo erede delle migliori tradizioni religiose del suo popolo, tradizioni che volle riproporre in modo vivo nella speranza che avrebbero dato frutto. Egli manifesta certamente nell'esperienza di Dio qualcosa di specificamente suo, eppure vi si osserva ancora una relativa continuità con l'esperienza di Dio che si era avuta prima di lui.

Ciò nonostante, al termine della sua vita la sua visione teologale è molto diversa. Non parla della vicinanza del regno - pur seguitando nella cena ad aspettarne la venuta, senza più esplicitarne però il modo e i segni – né compie miracoli, anzi li proibisce. L'appello che rivolge ai discepoli di seguirlo non è per un invio entusiastico, ma per portare ognuno la propria croce. Il peccato non è più qualcosa unicamente da denunciare e fustigare, ma qualcosa da prendere su di sé. La sua preghiera non è di esultanza ma di abbandono totale alla volontà di Dio. Infine sulla croce, anziché parlare del regno di Dio, Gesù lancia un grido lacerante a Dio.

Non v'è dubbio dunque che la visione teologale che Gesù offre al termine della sua vita sia ben diversa da quella iniziale. Formalmente sono presenti in essa gli stessi elementi che vi si trovavano dall'inizio: Dio, la missione, il peccato la sequela, la preghiera; e però assai differente la loro «storicizzazione» La sua vita è ora dominata dal mistero di Dio e da ciò che in Dio v'è di mistero. La tematica teologale è la medesima, senonché Gesù l'ha concretizzata ln maniera non puramente concettuale ma storica. Gesù ha tentato di cambiare la storia secondo la volontà di Dio, la storia ha invece cambiato progressivamente lui nella sua relazione con Dio. In tale contesto la conversione di Gesù viene a significare la reale disponibilità a rispondere a Dio nella storia, ovunque egli lo conduca."

(tratto da Jon Sobrino, "Gesù Cristo liberatore", ed. Cittadella, 1965, pp. 257 e 258)

Siamo tutti/e nella "benedizione"

"In quel giorno ci sarà una strada dall'Egitto verso l'Assiria; l'Assiria andrà in Egitto e l'Egitto in Assiria e gli Egiziani renderanno culto con gli Assiri. In quel giorno Israele sarà il terzo con l'Egitto e l'Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore, l'Altissimo, dicendo: "Benedetto sia l'Egiziano mio popolo, benedetto l'Assiro opera delle mie mani e benedetto Israele mia eredità" (Isaia 19,23-25)".

Isaia scrive in un tempo (740-701 a.C.) in cui le tre realtà nazionali citate erano nemici irriducibili. Eppure la "benedizione di Dio" abbatte i muri, le lotte, le incomprensioni e apre una strada e la tiene aperta.

Il vigore dell'immagine è evidente. Quando si diventa consapevoli che tutti/e siamo nella benedizione e che nessuno è l'unico destinatario e tanto meno nessuno la possiede in esclusiva, allora la strada dell'amicizia e del dialogo si può allargare di giorno in giorno.

A questa riflessione biblica aggiungo alcune righe profetiche del rabbino Jonathan Sacks:

"Ora è giunto il tempo per gli ebrei, i cristiani e i musulmani di dire ciò che non hanno detto nel passato: Siamo tutti figli di Abramo. E sia che siamo Isacco o Ismaele, Giacobbe o Esaù, Lea o Rachele, Giuseppe o i suoi fratelli siamo tutti preziosi agli occhi di Dio. Siamo benedetti. E per essere benedetti non è necessario che qualcuno sia maledetto. L'amore di Dio non funziona in questo modo. Oggi Dio ci chiama, ebrei, cristiani e musulmani, a liberarci dall'odio e dalla sua predicazione, e a vivere, finalmente, come fratelli e sorelle, fedeli alla nostra fede e ad essere una benedizione per gli altri a prescindere dalla loro fede, rendendo onore al nome di Dio onorando la sua immagine, l'umanità" (da Jonathan Sacks, "Non nel nome di Dio", Giuntina, pag. 280)

Aggiungo la riflessione della teologa musulmana Kahina Bahloul:

"Oggi l'Islam nella sua realtà è soprattutto una spiritualità, una saggezza che alimenta la fede di milioni di persone nel mondo alla ricerca di una sola cosa: trovare la pace tra di loro e vederla realizzarsi in tutto il mondo" (da Kahina Bahloul, "Mon Islam, ma liberté", pag. 61)

Franco Barbero

La presenza di Dio

All'alba la pioggia cessò e cominciò a nevicare la prima neve dell'inverno. A Oriente si erano raccolte le nuvole, ma allo spuntar del sole il cielo diventò rosa e giallo. La fiamma dell'aurora sfiorò il bordo di una nube e balenò una saetta infuocata. Yasha si alzò, e scrollò via lo sfinimento e i dubbi della notte. Un giorno aveva letto della struttura dei fiocchi di neve, e ora poteva verificare quanto aveva appreso. Ogni fiocco caduto sul davanzale della finestrella era esagonale, dotato di steli e corni, di forme e appendici, opera di una mano invisibile ma presente ovunque: in terra e nelle nuvole, nell'oro e nelle carogne, nella stella più lontana e nel cuore degli uomini. Come si può chiamare questa forza, se non Dio? Si chiese Yasha. E che differenza fa se la si chiama natura? Ripensò al versetto dei Salmi: «Colui che ha fatto l'orecchio forse non ode? Colui che ha formato l'occhio forse non vede?». Aveva cercato un segno, eppure ogni minuto, ogni secondo, dentro e fuori di lui Dio gli aveva mostrato la Sua presenza.

(tratto da Isaac Bashevis Singer, "Il mago di Lublino", Adelphi, Milano 2020, p. 222)

Guerra e pace nella Bibbia

Anticipo una considerazione: chi vive nella traiettoria dell'età tra gli 80 e i 90 anni, come il sottoscritto, quando parla di guerra e di pace ha qualche vibrazione particolare: si tratta infatti di un discorso che rimanda ad un vissuto infantile che ha lasciato tracce nella mia vita fino al giorno d'oggi.

Nel breve spazio che è consentito in un semplice articolo come questo, inizio con alcune osservazioni generali.

La realtà della guerra e il linguaggio che ne esprime le sue modalità occupano nella Bibbia uno spazio davvero straordinariamente ampio.  Mi limiterò certamente a brevi accenni. Ma le narrazioni delle guerre attraversano in lungo e in largo la Bibbia ebraica e non sono estranee al Testamento Cristiano.

Chi si accostasse alla Bibbia, come succede spesso ancora nelle chiese, come ad un libro spirituale ed edificante o passato al "vaglio di Marcione", dovrebbe acquisire la consapevolezza che si tratta di un territorio storico, mitico, letterario estremamente vasto e diverso nei tempi e nei linguaggi. La guerra riempie continuamente il racconto nella testualità biblica, ma in modalità molto diverse.

La lettura a spezzatino edificante, come spesso facciamo nelle liturgie domenicali e nelle diffuse "lectio divina", non ci aiuta a fare i conti con la Bibbia nella sua complessità. Credo che vada  preso atto che il linguaggio guerriero nelle sue varie dimensioni (guerre di conquista, il Dio  guerriero, la geenna, lo sterminio delle nazioni... l'ira di Dio, la vendetta...) abbia costituito uno scoglio o addirittura uno scandalo insostenibile per molti credenti non attrezzati a livello di strumenti storici e critici: la testimonianza biblica, ricca di posizioni contrastanti e di contraddizioni interne "è lo scontro tra diversi punti di vista e diverse prassi che emerge ad uno sguardo spassionato, non velato da preoccupazioni apologetiche o giustificazioniste" (Giuseppe Barbaglio, "Dio Violento", ed. Cittadella).

Ciò significa che, se nella Bibbia Ebraica, la giri e la rigiri, trovi tutto, come insegnavano i saggi di Israele. Ovviamente ciò comporta che non si può leggere il libro di Giosuè o di Samuele come si leggono i profeti o i libri sapienziali o i Salmi.

Consapevoli della necessità dell'utilizzo di generi letterari diversi, come egregiamente documenta Piero Stefani nel suo "Guerra e pace nel nome di Dio" (ed. Morcelliana), la lettura della Bibbia diventa la testimonianza di uomini e di donne che ci spingono a guardare in faccia tutta la vita, anche la realtà della guerra, anche le nostre perversioni o le nostre inadeguatezze nel parlare di Dio.

Se c'è una caratteristica che mi innamora dell'ebraismo è questa sua crudezza, questa "narrazione" contaminata con tutte le versioni del bene e del male che la storia di ieri e di oggi ci presenta.

Un altro particolare estremamente importante: molti Autori hanno continuato ostinatamente a ripetere che la Bibbia ebraica (quella che scorrettamente viene chiamata Antico Testamento) sia la Bibbia del Dio violento mentre il Testamento Cristiano sarebbe la presentazione del Dio buono, come superamento dell'ebraismo.

Le scienze bibliche progressivamente stanno smentendo queste semplificazioni, senza per altro livellare testi nati in tempi e in contesti con linguaggi e simbologie diverse. Se nella Bibbia ebraica troviamo picchi di violenza "Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra" ( Salmo 137), nel Testamento Cristiano troviamo lo sterminio delle nazioni pagane  in Apocalisse , la Geenna e l'inappellabile giudizio di Matteo 25 e tanti altri passi altrettanto violenti sui quali qui non ho la possibilità di soffermarmi.

Alcuni ricercatori parlano addirittura di un "dio bifronte", sia nella Bibbia ebraica che nel Testamento cristiano... Ma questa letteratura che ci restituisce maldestramente un dio bifronte non è affatto, per quanto riguarda la guerra e la pace, una originalità dell'Antico Israele dal momento che si tratta di un'ideologia diffusa allora in quell'area geografica e culturale, come hanno ben dimostrato gli studi accurati a proposito del mondo assiro. Fattore decisivo è sempre stato l'intervento della divinità a scatenare la guerra e a deciderne la vittoria. Nella Bibbia ebraica si parla di guerre di Yahwé allo stesso modo che in Mesopotamia dove le guerre venivano definite guerre di Ishtar oppure guerre di Assur. Si tratta di una comune ideologia, diffusa anche in altre regioni dell'Antico-Medio Oriente che hanno lo stesso linguaggio dello sterminio e del dio guerriero. La Bibbia ebraica non presenta, al riguardo, un pizzico di novità. La lettura storica - critica ha demolito certe presunzioni. Come abbiamo scoperto nella ricerca storica che l'amore per i nemici non è una originalità cristiana, ma trova alcuni paralleli nelle culture antiche (Gerd Theissen, "Come cambia la fede", ed. Claudiana, p.153), così tutta la cultura della guerra, con annessi e connessi, dallo sterminio delle nazioni, al dio guerriero, fino alla distruzione del nemico, non costituisce affatto una originalità nella Bibbia ebraica. Si leggano al riguardo le chiare pagine di Giuseppe Barbaglio nel suo libro "Dio violento?" (ed. Cittadella. pp.70-100).

Con buona pace di Marcione, possiamo continuare a leggere tutta la Bibbia, non come parola di Dio, ma come testimonianza.

Anche se abbiamo "sporcato" il nome di Dio in mille modi e lo abbiamo spesso coinvolto in tutte le nostre imprese più sanguinarie, il messaggio biblico continuamente emergente può essere sintetizzato così: "La guerra fa piangere addirittura Dio, perché è l'opposto della creazione... La guerra, in effetti, scatena quello che c'è di peggio nel nostro universo e nell'animo umano" (Piero Stefani, Guerra e pace in nome di Dio, ed Morcelliana, p.93).

Dunque, "Beati coloro che lavorano per la pace perché saranno chiamati e chiamate figli e figlie di Dio" (Matteo 5,9).

Franco Barbero (Pinerolo 20 marzo 2022)

Sono cristiano

Sono cristiano. Sono discepolo di Gesù. Perché? Perché quando guardo la vita di Gesù, quella vita che mi è stata restituita attraverso le scritture e la tradizione, vedo una persona che era così pienamente viva che percepisco in lui la fonte infinita della vita.

Vedo una persona che ama così totalmente così prodigalmente che percepisco in lui la fonte infinita dell'amore. Questo è il Dio da cui sono attratto e che che venero. Questo è il Cristo che mi indica la pienezza di Dio. Questa è la fede che cerco di condividere con il mondo. Abbracciare la vita, incrementare l'amore, avere il coraggio di essere: queste per me sono le porte attraverso le quali cammino nel mistero di Dio. Questo Dio è per me reale e Gesù è ancora la mia porta di accesso a questa realtà.

In questo Gesù, il futuro del cristianesimo diventa nuovamente visibile. Cammino con entusiasmo in questa esperienza di Dio, centrata sulla vita. Accolgo calorosamente il cristianesimo a cui questa visione mi invita.

(tratto da John Spong, "Incredibile Mimesis", p.309)

Perché

Molti si domandano perché tra i preti e i teologi ufficiali si giri tanto attorno a Gesù e a tutto il castello dogmatico che a Nicea, il concilio del 325 che divinizzò Gesù, ma poi non si affrontino le questioni decisive. Crollerebbe non la fede, ma il castello.

Se Gesù non era Dio - come ormai le scienze storiche e bibliche hanno documentato - la svolta di Nicea ha cambiato tutto il senso sulla ricerca di Gesù, profeta ebreo.

Esiste una tragica paura di inoltrarsi su questi terreni e fra pochi giorni, a Pasqua riascolteremo il solito ritornello liturgico di Gesù che è il Dio crocifisso morto per espiare i nostri peccati.

Un vero tradimento della storia e una vera disgrazia per la fede che avrebbe una forte spinta al rinnovamento se ritornassimo al Gesù ebreo, totalmente uomo, e alla sua testimonianza di fede in Dio.

Franco Barbero

Non per seppellirla

Non abbiamo ricevuto la fede per tenerla nascosta al sicuro, sepolta nel cimitero del passato ma perché dia frutto.

Oggi ciò significa immetterla nella cultura della modernità così che questa cultura possa diventare una forma provvisoria del regno di Dio.

A tale scopo la buona novella va tradotta nel linguaggio della modernità. 

Poiché diversamente dobbiamo temere che essa non rimarrà molto più a lungo buona novella nemmeno per noi.

Roger Lenaers

 

DALLA NOSTRA COMUNITA'

Questa comunità

  • Abbiamo compiuto un bel passo comunitario sulla strada del "Gesù ebreo per sempre" con i due incontri di fine marzo con la teologa Elena Lea Bartolini. Per alcuni di noi ha costituito la possibilità di arricchire una ricerca che dura da più di 50 anni e per altri un serio e liberante contributo per il superamento della dogmatica cristologica ufficiale.
  • Il "giovedì santo" 14 aprile, dalle ore 18 alle ore 19, faremo un'ora di silenzio e preghiera in modalità "mista" (in presenza e in rete).
  • La celebrazione della Pasqua di quest'anno ci regala la novità della condivisione comunitaria tra la nostra comunità di via Città di Gap e la comunità di Piossasco. Ci troveremo insieme in presenza Sabato 16 aprile dalle ore 17:30 alle ore 18:30, in via Pinerolo, 102 a Piossasco all'aperto. Un gruppo intercomunitario si incontrerà mercoledì 6 aprile alle ore 16:30, presso la sede della comunità di via Città di Gap, 13, per la preparazione.
  • Dopo Pasqua, in base alla situazione sanitaria, valuteremo se riprendere le celebrazioni e i gruppi biblici in presenza.
  • Ho sentito e salutato telefonicamente Elvio e Anna Maria. Sono in lenta ripresa come anche don Armando. Beppe e Germana stanno bene e ci salutano.
  • La proposta fatta al professor Grietti ha ottenuto immediata risposta: nel mese di maggio avremo quindi l'opportunità di una serata di confronto sulla presenza reale, il culto eucaristico, il valore sacrificale con un liturgista e teologo del cattolicesimo ufficiale.
  • Il 17 marzo abbiamo consegnato in curia il plico contenente i nostri "contributi" al Sinodo. Per ora non abbiamo notizia di un'assemblea diocesana in cui ci si possa confrontare con i contributi di altre realtà comunitarie. La sinodalità è prima di tutto conoscenza reciproca. Sarà forse necessario che i vari contributi della nostra comunità non restino nel cassetto e sarà utile farli conoscere attraverso il blog. Non abbiamo voluto comporre un documento ufficiale della nostra comunità oltre a quello elaborato da Cesare in cui ci siamo riconosciuti.

Franco Barbero

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