LA LEZIONE DELLO STORICO ALESSANDRO BARBERO CHE TRA PUTIN E ZELENSKY NON SI SCHIERA -
DA DOMANI, DI SELVAGGIA LUCARELLI
Selvaggia Lucarelli - Domani
20 Maggio 2022
Dall’inizio della guerra in Ucraina lo storico Alessandro Barbero ha sempre rifiutato richieste di interviste e interventi televisivi. Lo hanno cercato tutti, ha sempre risposto che preferisce evitare di infilarsi nell’aspro dibattito sul tema.
Poi però succede che qualche giorno fa decida di concedere un’intervista a un liceo, il Torricelli di Somma Vesuviana. Che quel video, un po’ nascosto, venga caricato su youtube, passando pressoché inosservato. Ed è un peccato, perché ci sono inciampata per caso e racconta il suo punto di vista, come sempre lucido e per nulla scontato.
Lo storico
Alessandro Barbero non si era finora mai esposto pubblicamente sul
tema della guerra in Ucraina, ma la sua opinione strettamente
neutrale è emersa nel corso di un dibattito condotto insieme agli
studenti di un liceo di Somma Vesuviana. “Chi vuole comprendere la
realtà a mente aperta deve essere consapevole che siamo di fronte a
una realtà e a due modi di raccontarla in modo propagandistico”,
ha premesso.
Da un lato c’è la memoria selettiva dell’Ucraina.
“Un passato di oppressione da parte dai russi e su una faticosa
conquista della libertà” che esclude come “in certi momenti
della lotta per l’indipendenza gli ucraini abbiano sterminato gli
ebrei, siano stati anti-russi e antisemiti”. Dall’altro lato
quella della Russia, che ritiene che “Il filone minoritario
neo-nazista con reparti ucraini che si ispirano alla tradizione
nazista e eroi nazionali che hanno collaborato con i nazisti sia un
tema centrale, la caratteristica di fondo del Paese”.
Chi ha
dunque ragione tra Ucraina e Russia secondo Alessandro Barbero?
Nessuna delle due. “Entrambe le narrazioni sono false perché c’è
un passato filo-nazista presente, con cui l’Ucraina dovrebbe fare i
conti, ma anche la pura propaganda russa per cui l’Ucraina è tutta
nazista”, ha spiegato. Allo stesso modo lo storico ritene errata la
visione secondo cui ci sia un invasore e una vittima di invasione.
“Questa osservazione tradisce l’odierno clima collettivo: noi
oggi siamo trascinati da questa necessità di decidere chi ha ragione
e torto e per deciderlo ci sembra che ci sia un unico elemento,
ovvero quello di ricordare che un paese ha invaso l’altro”.
Sulle
ragioni per cui Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina il professore
parla dunque di numerosi motivi. “Uno dei problemi dell’Europa
orientale post sovietica è che ci vivono minoranze russe. I russi
sono stati la nazione imperiale che ha dominato tanti piccoli paesi.
Quando quei paesi sono diventati indipendenti, i russi rimasti lì
sono diventati minoranza guardata con antipatia e discriminata”. E
conclude sul tema dell’espansione della Nato: “Poi c’è la
paranoia russa. Nella cultura politica russa l’ossessione di essere
aggrediti è costante, risale ai tempi delle invasioni mongole.
L’Occidente aveva promesso a Gorbaciov di non allargarsi ad est e
invece ha progressivamente fatto entrare nella Nato tutti i paesi
dell’Europa orientale”.