- 16 -
«OPERAZIONE SINDONE» di FRANCO BARBERO (continua)
Un servizio di discernimento e di educazione evangelica non può, a mio avviso, non vigilare su tutte quelle espressioni religiose che rischiano di farci perdere di vista il centro dell'Evangelo, il nucleo della nostra fede, la centralità della parola di Dio e della lotta per la liberazione dei poveri. Siamo grati a tutte le voci che ci mettono in guardia da politicizzazioni riduttive della nostra fede o da altri eventuali limiti ed errori, ma è chiaro che se si fosse dato anche solo il minimo ascolto a tutta una parte del popolo di Dio, questa operazione Sindone o non sarebbe mai nata, o avrebbe ricevuto una impostazione diversa. Solo la vigilanza reciproca ci risparmia pericolose deviazioni.
Mentre molti nel popolo di Dio stanno educandosi ad una dimensione adulta della fede, a cogliere la presenza del Signore là dove egli ha voluto a noi rivelarsi, cioè nella testimonianza della sua Parola contenuta nella Bibbia e nella storia, la chiesa ufficiale incoraggia e tiene aperte queste strade devozionali che possono portare molto lontano dal centro della fede e che non hanno nulla in comune con la Parola di Dio e la storia concreta dei poveri, intesa come storia di liberazione.
Una chiesa cristiana che viva della sola grazia del Signore non può esistere ed «accadere» che là ove la Parola convoca per l'obbedienza all'unico Signore e invita, chiamandoci a conversione, a fare della nostra vita un servizio di liberazione. Questo ci preme: la Parola di Dio e l'amore storico dei fratelli. Non abbiamo altra consegna, né altri tesori. Una chiesa che incoraggi simili iniziative non rischia forse, anziché educarci a concentrare la nostra vita sull'Evangelo, di benedire lo squallido mercato del tempio o dissolvere la forza della profezia? Non si rischia forse, anche senza volerlo, di dare l'impressione, proprio ai più poveri, più acriticamente coinvolti in simili iniziative, che esse siano molto importanti per la loro fede?
Mi domando che cosa sarebbe della chiesa che è in Torino se tutte le energie convogliate e profuse per questa iniziativa fossero concentrate nella predicazione della Parola!
Senza contare - e non è certo cosa di poco conto - che simili gesti offendono profondamente la fede dei nostri fratelli delle altre chiese cristiane. In una città come Torino, in questa terra piemontese, ove le chiese cristiane hanno la grazia di potersi confrontare per crescere insieme verso l'unità in Cristo, questo «culto» delle reliquie suona come affermazione vistosa di ciò che divide. Più grave ancora sembra il fatto che non si è tenuto in alcun conto l'esperienza di tutti quegli uomini e quelle donne non-credenti che, impegnati per un mondo più giusto, in questi anni, avevano cercato di entrare in dialogo con i credenti, superando il facile slogan della «religione come oppio dei popoli». Non è certo l'ostensione della Sindone, operazione ad alta percentuale oppiacea, a far progredire il dialogo e la testimonianza cristiana!
Ma andiamo oltre. Se le impronte della Sindone fossero vere e, supponiamo, corrispondessero di fatto a quelle di Gesù Cristo - cosa assolutamente non dimostrata (e i problemi da risolvere sono ancora enormi) - lì si troverebbero il volto, i lineamenti e i segni di un uomo percosso, fatto fuori dai grandi del suo tempo, un profeta assassinato in cui noi nella fede riconosciamo il Signore.
Ebbene, chi andrà a rendergli omaggio? Tra i molti figli del popolo sfileranno certamente anche quei «poteri» che sono gli eredi di coloro che catturarono, giudicarono e uccisero Gesù di Nazareth. Quando vedremo i signori del capitale e i supremi responsabili dei mali di questa città davanti alla Sindone, ci ritorneranno alla mente le parole di Gesù nel Vangelo di Matteo:
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro son pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Così anche voi, di fuori apparite giusti alla gente; ma dentro siete pieni di ipocrisia e d'iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché edificate i sepolcri ai profeti, e adornate le tombe dei giusti e dite: Se fossimo stati ai giorni dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti! Talché voi testimoniate contro voi stessi, che siete figliuoli di coloro che uccisero i profeti. E voi colmate pure la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna? Perciò, ecco, io vi mando dei profeti e dei savi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché venga su voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l'altare. Io vi dico in verità che tutte queste cose verranno su questa generazione.
(Matteo 23:29-36)
Se chi ogni giorno collabora a costruire e compattare una società che fabbrica i poveri cristi andrà a commuoversi davanti alle impronte del Cristo crocifisso, la bestemmia sarà davvero consumata, completa. Mi auguro che non si arrivi a questi limiti di sfrontatezza blasfema. Se vedessimo sfilare in religiosa commozione davanti alla Sindone chi in questi anni ha schedato le avanguardie di lotta alla FIAT, chi ha costretto all'emigrazione e alla vita grama centinaia di migliaia di persone, chi ha gettato semi reali dell'attuale disgregazione e violenza, dovremmo concludere che abbiamo fatto di nuovo del tempio la spelonca dei ladri.
Le attuali autorità cittadine sapranno - pur nella mediazione che l'esercizio del potere comporta - conservare la necessaria dignità, un serio distacco, un comportamento che promuova una sana e crescente laicità? Molti lo sperano e molti ne dubitano: personalmente penso che non sia impresa facile.