mercoledì 13 luglio 2022

LIMITE

L'Espresso 3/7

Evelina Santangelo

Oggi viviamo nel tempo in cui "tutte le opinioni sono vere" per dirla con il sofista Protagora. La tecnologia con gli smartphone ha eliminato dalla nostra quotidianità la fatica dell'apprendimento. 
E in rete troviamo, almeno in potenza, tutto lo scibile umano. Peccato che averlo disposizione non significa affatto possederlo. 
E comunque quale migliore "illusione di sapere" che andare in giro con tutto lo scibile umano in tasca? Fine della mediazione culturale, dei maestri, della distinzione tra continua verifica e intrattenimento, tra ozioso scorrere  pagine digitali e ricerca a fini conoscitivi.
Sì, perché sapere o conoscere non coincidono con l'accumulo illimitato di informazioni come invita a fare la rete, da consultare rapsodicamente senza un metodo, un'ipotesi da verificare, un senso da ricercare.
Eppure viviamo in un'epoca in cui districarsi nel mondo, averne una concezione, oltretutto condivisa, è diventato impossibile.
O comunque necessita di un sapere non illimitato, ma vasto, aperto, fondato su sinergie di saperi, su comunità scientifiche che si verificano vicendevolmente, consapevoli dei limiti, dei margini di errore, della capacità mimetica dell'impostura tra le imperanti falsificazioni. Invece sperimentiamo un dilettantismo di massa che proprio perché fragile cerca alleati e credibilità nella ripetizione ossessiva come fosse un mantra.
Un surrogato di sapere che si avvale anche di una buona dose di violenza perché, non avendo senso del limite, si crede indiscutibile, assoluto, potente, garantito dalla quantità di fedeli.