Il teologo Josè Maria Castillo non ha certo voluto parlarci di un Gesù che moltiplica magicamente i pani e i pesci. Siamo lontani da questo Gesù miracolista e magico ma tutta la sua riflessione ha un senso ben concreti per la nostra vita cristiana quotidiana. Questo racconto simbolico ha fatto vedere come ci sarebbe del pane e companatico per tutti e tutte sulla terra , se imparassimo a condividere ciò che abbiamo, a praticare la condivisione in questa società dell'accumulo. Gesù di Nazareth ci indica qual'è la strada percorribile.
Franco Barbero
Quando si condivide, ce n’è per tutti
José María Castillo
La paura della scarsità e l’insicurezza di fronte a tante cose ci angosciano. Questo è qualcosa di così ovvio che non è né necessario né conveniente mettersi a riflettere su ciò che stiamo vedendo e sopportando. Per questo, riflettiamo brevemente a partire dalle nostre convinzioni più profonde.
Non sono un politico. O un economista. Chi mi conosce, sa che ho dedicato la mia lunga vita alla Teologia e alle credenze, che possono aiutarci a superare situazioni come quella che stiamo vivendo. Per questo, né più né meno, mi vengono spesso in mente racconti del Vangelo che sono, almeno per me, orizzonti di speranza.
Mi spiego. È un fatto che l’esperienza religiosa di molti di noi non è più attendibile (cf. Thomas Ruster, El Dios falsificado, p. 228). Per questo penso che possa essere pertinente dire che la cosa più importante nei vangeli non è la loro “storicità”, ma il loro “significato”. Non ho dubbi che siano libri che raccontano gli aspetti più importanti della vita di Gesù di Nazaret. Ma la cosa decisiva non è sapere cosa è accaduto in quella vita, ma cosa significa per noi quello che Gesù ha vissuto.
Ebbene, detto questo, a me – almeno – attira l’attenzione l’episodio della condivisione dei pani. E mi sono concentrato su questo episodio perché è il racconto che si ripete più volte nei vangeli. La stessa cosa si ripete fino a sei volte: una folla numerosa e bisognosa, priva dell’indispensabile per continuare a tirare avanti nella vita (Mc 6, 38-46; Mt 14, 18-23; Lc 9, 14-17; Gv 6, 1-15; Mc 8, 1-8; Mt 15, 31-39). Nel dare Gesù una soluzione che, oltre all’interpretazione eucaristica, che indubbiamente ha quest’episodio, è ovvia la parte più evidente della storia: quando quello che si ha si condivide, ce n’è per tutti e in abbondanza. E ripeto quanto ho detto prima: la cosa più importante che hanno i racconti evangelici è “cosa significano” per le nostre vite e per il nostro comportamento nella società.
Ebbene, noi che diciamo che il Vangelo deve essere il modello esemplare delle nostre vite, dobbiamo pensare molto seriamente che «metà della popolazione continua a rappresentare una parte insignificante del patrimonio totale dell’umanità, mentre il forte aumento della ricchezza privata è nelle mani del 10 per cento più ricco della popolazione…, il che implica che la quota corrispondente al resto degli abitanti del mondo è crollata”. E continuerà a sgretolarsi in modo sempre più inquietante di anno in anno (cf. Thomas Piketty, Capital e ideología, Barcelona, Planeta 2019, p. 822).
Naturalmente, ciò che ho preso dal professor Piketty ha bisogno di abbondanti spiegazioni e non meno di applicazioni alla tremenda situazione che stiamo vivendo. In ogni caso, mi sembra che ci siano due fatti evidenti: 1) La distanza dei più ricchi dai più poveri aumenta di giorno in giorno. Fin dove arriverà? 2) È una distanza che rappresenta un grido incessante che invoca umanità, giustizia e l’aspetto più elementare della bontà.
Certo, è evidente che questo grido, che sgorga da tutta la terra, non si risolve con elemosine. E ancora meno (indicibilmente meno), con violenze e guerre. Ci stiamo giocando l’essere o il non essere del mondo intero. Per questo insisto sul fatto che ora più che mai c’è la pressante urgenza, come un grido, di prendere il tutto sul serio e di mettersi all’opera, con la certezza che sarà il passo decisivo per un mondo semplicemente umano.
Articolo pubblicato il 5.7.2022 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI