- 13 -
Oscurazione della dimensione sociale
Nella mariologia tradizionale è mancata una chiara e sistematica relazione con le trasformazioni sociali concernenti la giustizia tra le comunità e le nazioni e nei rapporti internazionali. Non c'è un'analisi delle condizioni della società che impediscono la realizzazione di una effettiva giustizia sociale, amore e pace... Al contrario, taluni aspetti delle devozioni mariane, almeno indirettamente, hanno portato al conformismo nei confronti del sistema sociale prevalente. Le virtù enfatizzate nella spiritualità mariana sono state la fede, l'amor di Dio, l'obbedienza, la docilità, l'umiltà, la contemplazione, mentre sono state trascurate le implicazioni sociali della giustizia e della partecipazione. Per quel che riguarda i problemi di giustizia, bisogna notare che i cristiani sono tra i peggiori sfruttatori e la devozione mariana li ha perfino distolti dalla considerazione delle loro responsabilità verso i poveri, i bisognosi, gli oppressi. In questo senso la mariologia tradizionale può essere stata dannosa per una genuina santità, la quale deve includere la giustizia e un amore effettivo.
Tutto questo vuol dire che la mariologia è stata mal concepita e pensata. E soprattutto non sono state considerate le grandi implicazioni del canto del "Magnificat". Questa dimensione della mariologia come socialmente liberatrice è emersa solo in tempi recenti con la crescita della consapevolezza universale della relazione tra giustizia sociale e santità. La santità, nella spiritualità mariana tradizionale, manca di questa dimensione, come testimonia la sua assenza in quasi tutte le congregazioni religiose che hanno avuto una spiritualità mariana. Esse hanno spesso esercitato servizi sociali e la carità verso il prossimo come uno dei loro scopi. Ma la giustizia sociale, che criticamente analizza le relazioni sociali e richiede una radicale trasformazione e consapevolezza delle strutture sociali, non fa parte della loro spiritualità.
Causa di questa omissione
Ciò è avvenuto perché l'interpretazione dei privilegi di Maria fu sempre in senso individualistico e ultramondano. I dogmi mariani furono spiegati e messi in relazione col potere di intercessione di Maria presso Dio per la santificazione personale e la salvezza eterna delle anime, ma non furono considerati e promossi come dimensione di trasformazione sociale.
Neanche nel Concilio Vaticano II fu messa in luce la dimensione sociale della mariologia. Nell'enciclica cattolica del 1967 questa dimensione non è trattata, perché non considerata importante.
Ci domandiamo perché la teologia e la spiritualità hanno accentuato questi dogmi cristologici e mariologici. Forse è perché essi erano molto importanti per le pretese della Chiesa, che considerava se stessa l'unico mezzo e veicolo di salvezza per tutta l'umanità. Inoltre questi dogmi aiutavano a stabilire e legittimare l'autorità del clero e dei teologi e non mettevano in questione l'establishment sociale e politico del tempo.
L'influenza della tradizione nella teologia e nella vita spirituale cattolica spiega la lunga e quasi esclusiva centralità di questi dogmi. La promozione di dipendenza e passività fu sia la conseguenza della interpretazione dei dogmi, sia una causa della loro continua dominante influenza nella vita e nel pensiero cattolico.
(continua)