domenica 14 agosto 2022

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(continua Tolmino Mazzinelli, "Dogma e sviluppo della teologia")

 

L'insegnamento della Chiesa su Maria si è evoluto attraverso i secoli con la proclamazione dei seguenti dogmi:

1. Maria madre di Dio (theotokos): 431 (concilio di Efeso).

2. Verginità di Maria: Papa Martino I .

3. Perpetua e perfetta verginità di Maria prima e dopo la nascita di Gesù: 649 (Concilio lateranense).

4. Immacolata Concezione: 1854 (Papa Pio IX).

5. Assunzione al cielo: 1950 (Papa Pio XII).

Lo sviluppo della mariologia in questa forma dipende dall'ipotesi della giustizia originale e del peccato originale. Senza di questi non ci sarebbe stato bisogno di un divino redentore, né di un atto di redenzione ontologicamente offerto da tale redentore a favore dell'intera umanità. La dottrina cattolica tradizionale della salvezza è intimamente correlata col suo insegnamento sulla condizione umana conseguente alla caduta dei suoi progenitori. È in conseguenza di questa caduta che Gesù è presentato come il necessario, unico e universale salvatore. Parallelamente, il coinvolgimento di Maria nella funzione salvifica di Gesù Cristo è legato a questa caduta.

I quattro Vangeli non parlano della giustizia originale e della caduta dell'umanità. Vi sono degli accenni negli scritti di Paolo, che poi furono sviluppati nell'insegnamento della Chiesa. Nei secoli successivi la Chiesa insegnò che l'umanità si trovava sotto la schiavitù di Satana a causa del peccato dei progenitori e che era necessario offrire a Dio una infinita riparazione per la redenzione dell'umanità, Gesù Cristo, definito "l'uomo-Dio", aveva la funzione di adempiere a questo compito redentivo mediante la sua incarnazione e morte.

Dal momento che Gesù, l'uomo-Dio, non potè mai essere sotto il dominio di Satana, fu argomentato che egli nacque da padre umano. Di qui si sviluppò l'opinione e quindi la dottrina che Gesù fu concepito nel seno di Maria mediante l'adombramento dello Spirito Santo. Sulla base dei racconti della nascita di Gesù secondo Matteo e Luca e nell'ipotesi della salvezza nel contesto del peccato originale, fu avanzato dal III secolo in poi l'insegnamento sulla verginità di Maria.

Il Concilio Vaticano II ha accolto questo insegnamento, dichiarando che Maria è collaboratrice nell'opera dell'umana salvezza, richiamandosi alle asserzioni dei Padri della Chiesa Ireneo, Epifanio, Gerolamo, Agostino, Cirillo di Gerusalemme, Giovanni Crisostomo, Giovanni  Damasceno. Non è bastato che Gesù fosse nato senza padre umano; fu  necessario che sua madre fosse senza peccato originale, altrimenti avrebbe trasmesso questo peccato a Gesù con la procreazione. Questa è stata l'evoluzione graduale della dottrina della concezione di Maria nel seno di sua madre Anna, senza la macchia del peccato originale. Cosa che fu poi  definita come dogma da Pio IX nel 1854. Conseguenza di ciò fu che Maria non ebbe tendenze o inclinazione al peccato e fu esente dalla concupiscenza. Essa fu tutta santa, più santa di ogni umana creatura, eccetto Gesù. La sua divina maternità fu fatta derivare dalla divinità di Gesù ed essa fu proclamata theotokos dal Concilio di Efeso nel 431.


(continua)